Trasporto aereo

Caos in cielo, e anche in terra

Le testimonianze dei ticinesi costretti a vere e proprie odissee per tornare a casa dalle vacanze estive – Gli operatori del settore concordi: «Mai vista una cosa simile» – In crisi l’organizzazione interna degli aeroporti e lo smistamento dei bagagli
Dario Campione
30.06.2022 06:00

L’ultima, cattiva notizia, è planata sulle teste dei viaggiatori l’altroieri: Swiss ha deciso di cancellare 676 voli tra luglio e settembre, senza peraltro specificare quali rotte saranno sforbiciate e quali no. «Il complesso sistema dell’aviazione in Europa e a livello mondiale è oggi operativamente ai limiti», ha detto il presidente della direzione di Swiss, Dieter Vranckx. Volare è ormai una scommessa. Perché il caos si è impadronito della scena: migliaia di voli cancellati, ore e ore di attesa in aeroporto, una disorganizzazione con i bagagli senza precedenti.

Le storie di ordinario scompiglio sono ormai tantissime, e piovono in redazione con lettere, telefonate e mail. Sabato scorso, una famiglia del Luganese che da Catania sarebbe dovuta atterrare a Milano, si è vista annullare il volo senza preavviso ed è stata dirottata a Parigi, da dove è poi salita su un treno per tornare fino a casa. Per un’altra famiglia ticinese, in vacanza ad Amsterdam, volo di ritorno annullato e “dirottamento” sulla ferrovia: 17 ore di viaggio, al posto delle 3 previste. C’è poi il caso del gruppo in partenza dalla Tunisia, sempre per Milano via Monaco di Baviera: una volta giunto in Germania, coincidenza saltata e rinvio del volo al giorno successivo.

Ma si potrebbe parlare dell’aeroporto di Düsseldorf, che durante il fine settimana è stato praticamente fermo, con migliaia di persone rimaste a terra dopo aver fatto magari 5 ore di coda al check-in; o, come scritto dalla Kölnische Rundschau, dell’aereo Condor decollato per l’isola greca di Kos senza bagagli. Il motivo: mancanza di personale e sistema di smistamento difettoso.

Ovunque domina il disagio

Vittime di questa situazione fuori controllo sono un po’ tutti, persino gli operatori del settore. Sandro Fabretto, manager di Gateway Tours, risponde dalle Canarie, dove è atterrato - senza valigie - dopo un viaggio di 13 ore invece delle 4 normalmente necessarie.

«Non ho mai visto una cosa simile - dice Fabretto al CdT - ormai non c’è quasi più una compagnia in orario, gli slot saltano, i voli sono tagliati anche sotto data, gli aeroporti sono sovraccarichi».

Ovunque domina il disagio, «ed è facile prevedere che tutto continui così ancora per mesi, probabilmente per l’intera estate. Manca troppo personale e non sembra esserci la capacità di cambiare le cose a breve termine».

I problemi strutturali, continua Fabretto, «sono poi aggravati dagli scioperi dei dipendenti delle compagnie low cost che, a differenza delle compagnie di linea, non sono in grado di “riproteggere” i passeggeri. È chiaro che la protesta sindacale è più efficace quando il traffico è maggiore, ma per gli utenti è l’inferno: a Bergamo - racconta il manager luganese di Gateway Tours - dopo sei ore di coda per chiedere assistenza, alcuni viaggiatori si sono sentiti fare la proposta indecente di una partenza dopo 5 giorni».

Anche Giancarlo Leonardi, responsabile vendite di Kuoni Ticino, ammette di non aver «mai visto una situazione del genere. Purtroppo - aggiunge - non sappiamo nemmeno quando potrà finire: rispetto al passato, i problemi sembrano essere molti di più». Ogni caso ha la sua storia, generalizzare è impossibile, spiega Leonardi, soprattutto perché «è difficile prevedere quali compagnie saranno interessate: se nell’ultimo fine settimana è toccato alle low cost, magari in futuro saranno coinvolte le compagnie di bandiera».

Per chi viaggia, però, tutto si complica. E all’improvviso. Anche per questo, appoggiarsi a un’agenzia può diventare determinante. Un solo esempio: chi acquista un pacchetto vacanze è garantito, in Svizzera, dalla legge federale del 1993 sui viaggi tutto compreso. «Ci sono poi le norme europee sui diritti del passeggero, con rimborsi che vanno da 250 a 600 euro, a determinate condizioni», spiega Leonardi. Ma è chiaro che un risarcimento, per quanto importante, non bilancia mai del tutto una vacanza andata in malora.

Che cosa fare

«Il consiglio - dice ancora il responsabile vendite di Kuoni Ticino - è tenersi costantemente informati, monitorare la situazione, controllare che il volo non sia stato cancellato, presentarsi in aeroporto con largo anticipo per i controlli e il check-in e fare le carte d’imbarco online per evitare le code. I disagi, d’estate, ci sono sempre stati, ma in questa misura mai, è quindi necessario cambiare abitudini».

«Siamo davanti a situazioni imprevedibili», sintetizza Davide Nettuno, portavoce di Hotelplan Lugano. Certo è che, in queste dimensioni e «in questa forma», è la prima volta che il trasporto aereo sfiora di continuo il collasso.

«Gli scioperi non sono una novità, ma mai in passato hanno interessato tanti Paesi contemporaneamente: Italia, Spagna, Francia, le nazioni mediterranee che, più di altre, d’estate sono meta del turismo delle vacanze». Anche e soprattutto dei ticinesi. «I quali - dice Nettuno - dopo due anni di pandemia hanno scelto in prevalenza il mare». L’alternativa è su quattro ruote. Con destinazioni non troppo lontane. «Ci aspettiamo che le vacanze in auto siano più popolari che mai quest’estate», ha detto qualche giorno fa in un’intervista alla SonntagsZeitung il direttore generale del TCS. Dritti nell’inferno del Gottardo.

 

 

Piloti e assistenti di volo, la protesta ormai è diventata europea

Per la prima volta il personale che fa base nelle diverse nazioni ha deciso di coordinare le richieste contrattuali - In Spagna e in Italia proclamati lunghi scioperi

 

Come si spiega quanto sta succedendo negli aeroporti di tutta Europa (e non solo)? Perché salire su un aereo, rispettando l’orario di decollo, è diventato ormai poco più di un ricordo? Le ragioni del caos internazionale dei voli sono note. E, forse, anche risolvibili. Se non fosse in gioco un insieme complesso di interessi finanziari e gestionali.

In un comunicato di alcuni giorni fa, la compagnia low cost inglese EasyJet, nel tentativo di scrollarsi di dosso le critiche feroci di migliaia di passeggeri rimasti a terra, ha spiegato che «l’industria aeronautica sta sperimentando problemi operativi con cause simili a quelle provocate alle catene di fornitura dopo il Covid»: ritardi nel controllo del traffico, carenza di personale nell’assistenza a terra e negli aeroporti, aumento conseguente dei tempi di consegna degli aerei, dei bagagli e delle partenze produrrebbero «effetti a catena» tali da mettere in ginocchio il comparto.

Mobilitazione unitaria

Una situazione «già oltre il limite», sostiene EasyJet che non può, tuttavia, essere accollata soltanto alle società di gestione degli scali.

Gli enormi disagi vissuti nelle ultime settimane da chi ha scelto di volare sono infatti figli di ritardi e cancellazioni causati anche dalle moltissime proteste messe in atto proprio del personale delle compagnie low cost o di società come CrewLink, che si occupa dell’assunzione e della formazione degli assistenti di volo di molte delle principali compagnie continentali.

La grande novità sta nel fatto che la mobilitazione dei lavoratori, stavolta, è coordinata a livello europeo. I dipendenti italiani di Ryanair, Malta Air, Easyjet o Volotea scioperano allo stesso modo dei colleghi olandesi, spagnoli o inglesi. Tutti chiedono l’apertura di tavoli di confronto tra aziende e sindacati, sin qui sempre negati, e la firma di contratti che garantiscano salari più alti e condizioni di impiego meno stressanti.

Critiche al modello aziendale

La tesi sostenuta dai sindacati nei diversi Paesi è che il modello imposto in questi anni da molti operatori del trasporto aereo, e in particolare dalle compagnie low cost, non sia più sostenibile né sicuro. E una cosa appare chiara: le proteste di piloti, assistenti di volo e personale di terra sono destinate a durare per tutta l’estate, o quantomeno finché le aziende non accetteranno di iniziare a trattare.

Dopo lo sciopero del 25 giugno, in Italia CGIL e UIL hanno già proclamato altri due giorni di protesta a luglio contro Ryanair: «rivendichiamo acqua e cibo per gli equipaggi, spesso impossibilitati a scendere dall’aereo anche per 14 ore consecutive, oltre alla cancellazione dei tagli ai salari introdotti per fronteggiare un periodo di crisi non più attuale», hanno scritto in un comunicato le due organizzazioni sindacali. Che nella loro vertenza, come detto, non sono sole. Anche in Spagna, infatti,  i piloti e gli assistenti di volo di Ryanair hanno deciso di incrociare le braccia per tre giorni consecutivi, da oggi e fino al 2 luglio, con disagi facilmente prevedibili, soprattutto in un territorio a fortissima vocazione turistica qual è appunto il Paese iberico.