Ticino

Caso Caruso, parlano gli studenti: «Ci sentiamo presi in giro»

Il collettivo Scintilla Studentesca ricostruisce la cronologia degli eventi dell'ultimo anno: «La visibilità mediatica è una conseguenza della mancata risposta del Consiglio di Stato, non la sua causa»
©CdT/Chiara Zocchetti
Red. Online
20.12.2025 11:00

Una «battaglia» iniziata nel giugno del 2024, di cui non si vede ancora la fine. Il Caso Caruso continua a far discutere. Ma soprattutto, come emerge da uno scritto di studenti ed ex studenti del Centro Professionale Tecnico di Mendrisio, riuniti nel collettivo Scintilla Studentesca, restano ancora alcuni punti da chiarire.

«Dopo oltre un anno di mobilitazione e richieste formali, il dialogo tra studenti e istituzioni si è tradotto in una risposta tardiva e automatica», dichiarano gli studenti in una nota. «Dal giugno 2024 ci battiamo apertamente nel caso del professor Roberto Caruso e, più in generale, per una scuola pubblica che sappia davvero ascoltare, rispettare e valorizzare gli studenti». Il collettivo sottolinea di aver espresso, nel corso di questi mesi, la propria indignazione e le proprie preoccupazioni, in modo coerente e documentato. In più occasioni: pubblicamente già nell'ottobre del 2024, durante una conferenza stampa, ma anche direttamente alle istituzioni durante l’incontro con la Consigliera di Stato e direttrice del DECS del 13 settembre 2024. E ancora, attraverso lettere e prese di posizione formali, nonché sul piano mediatico, grazie alla copertura da parte di giornali, radio e televisioni. 

«Non si tratta, quindi, di una reazione improvvisa, ma dell'esito di un percorso lungo, trasparente e verificabile», evidenziano gli ex studenti, ricostruendo la cronologia di un episodio specifico, avvenuto nel 2025, che si inserisce in un percorso di mobilitazione iniziato nel 2024 e che spiega per quale motivo, oggi, il collettivo si senta «preso in giro». 

La cronologia dei fatti

Secondo quanto si legge nello scritto di Scintilla Studentesca, tutto inizia il 26 agosto del 2025. Data in cui gli ex studenti inviano una e-mail formale al Consiglio di Stato, sollevando «interrogativi legittimi sul licenziamento del docente» e sul modo in cui la scuola e le istituzioni rispondono alle voci degli studenti. Una lettera sulla quale non ricevono «alcun riscontro». 

Poche settimane più tardi, il 17 settembre 2025, «solo a seguito del protrarsi del silenzio istituzionale», il collettivo decide di rendere pubblica la sua posizione, rivolgendosi ai media. «La visibilità mediatica è una conseguenza della mancata risposta, non la sua causa», viene sottolineato nella nota. 

Arriva, quindi, il 15 ottobre 2025. Data in cui due deputati depositano l’interrogazione parlamentare n. 196.25, chiedendo esplicitamente se e come il Governo intenda rispondere agli studenti del CPT di Mendrisio. Salto in avanti al 17 dicembre 2025: tre giorni fa il Consiglio di Stato ha evaso l'interrogazione parlamentare. Nella risposta, allegata tra i documenti forniti da Scintilla Studentesca, afferma di «aver risposto alla lettera menzionata», sostenendo che la comunicazione degli ex studenti sarebbe stata inviata ai media prima ancora che all’interlocutore istituzionale. Solo il giorno successivo, il 18 dicembre, dopo la chiusura della sessione invernale del Gran Consiglio, il collettivo riceve una comunicazione dal Governo. Si tratta, però di «un messaggio automatico, non replicabile, che allega una lettera di rigetto».

Da qui, dunque, nasce il sentimento di «presa in giro». «Al momento in cui il Consiglio di Stato dichiarava di aver risposto alla nostra lettera, noi studenti non avevamo ancora ricevuto alcuna risposta. La comunicazione è arrivata prima al Parlamento e solo successivamente a noi, dopo oltre tre mesi ed esclusivamente a seguito di una pressione mediatica e politica», viene sottolineato nella nota. «Ci sentiamo inoltre presi in giro perché, nella risposta all’interrogazione parlamentare n. 196.25 del 15 ottobre 2025, il Consiglio di Stato afferma che la nostra lettera sarebbe stata inviata ai media prima ancora che all’interlocutore istituzionale». Un'affermazione che, secondo Scintilla Studentesca «non corrisponde ai fatti». Al contrario, il collettivo sottolinea di aver inviato la lettera, formalmente, al Consiglio di Stato il 26 agosto 2025 e ribadisce di essersi rivolto ai media solo «in seguito al protrarsi del silenzio istituzionale». Motivo per cui, la scelta di rendere pubblica la propria posizione è stata «una conseguenza della mancata risposta, non la sua causa».

«A nostro avviso, lo scritto di evasione non risponde alle domande poste, ma si difende, sposta il piano e chiude il caso senza un reale confronto. Un modus operandi che, nel corso di questa vicenda, abbiamo già sperimentato più volte», dichiarano i membri di Scintilla Studentesca. «Non siamo indignati per il contenuto di un «no», ma per il metodo. Dopo oltre un anno di impegno, richieste formali e disponibilità al confronto, il cosiddetto «dialogo» con gli studenti si è concretizzato in una risposta tardiva, automatica, scorretta e priva di qualsiasi confronto reale». E ancora: «Riteniamo tutto ciò una mancanza di rispetto non solo verso di noi, ma verso l’idea stessa di scuola pubblica e di educazione alla cittadinanza attiva. Continueremo a far sentire la nostra voce, per una scuola pubblica degna di questo nome e per il professor Caruso».