Economia

C'era una volta la globalizzazione: «Si va verso alleanze a blocchi»

Conferenza a Lugano sulle tendenze dell'interdipendenza mondiale che sta assumendo nuove forme – Ranci: «Il rischio di razionamento dell'energia rimane» – Amighini: «Relazioni internazionali sempre più basate sulla forza»
Roberto Giannetti
25.11.2022 06:00

Una volta c’era la globalizzazione. E oggi cosa c’è? I termini si sprecano: slowbalisation, reshoring, friendshoring, reglobalisation. Il tutto in un cambiamento rapido e anche confuso dove probabilmente si andrà verso alleanze a blocchi, su vari livelli, ossia commerciali o politici, per le quali i vari Paesi dovranno scegliere con molta attenzione al «Club» al quale appartenere, a seconda delle proprie necessità e dei propri interessi. Il tutto anche alla luce dei difficili approvvigionamenti energetici. È stato questo una delle tendenze emerse ieri nel corso della conferenza intitolata «Sempre meno globali? Nuove dinamiche dell’offerta», organizzata dall’Università della Svizzera italiana a Lugano.

Dopo i saluti del prorettore Vicario Lorenzo Cantoni, del consigliere di Stato Christian Vitta e della direttrice dell’IRE Barbara Antonioli Mantegazzini, è stata la volta dei due Keynote speakers. Il professor Pippo Ranci, già professore di politica economica alla Cattolica di Milano ha parlato delle difficili prospettive a livello energetico in Europa. Il prezzo del gas, ha spiegato, è passato fino a 300 euro al KWH, ossia 15 volte il suo livello «normale», antecedente alla guerra in Ucraina.

Inutile il tetto all’energia

«La proposta di tetto del prezzo dell’Unione europea - ha affermato - è così debole e il tetto così alto, che era meglio non fare nessuna proposta». Inoltre, ora non riusciamo a vedere bene la reale situazione del mercato, dato che il recente calmieramento del prezzo del gas è dovuto all’eccezionale mitezza dell’autunno. «Tuttavia - h a aggiunto - non abbiamo garanzie delle tenuta di questi prezzi bassi. Infatti le riserve ammontano a due mesi, e l’inverno dura più di due mesi. Inoltre, oggi stiamo ancora usando il gas russo, portato da noi o attraverso i gasdotti, oppure con il GNL (gas naturale liquido, ndr), che comunque è riconducibile al fornitore russo. Le nostre disponibilità future sono praticamente già assorbite, e basta che qualcosa non vada per il verso giusto che sarà necessario razionale il gas. Questa eventualità non è poi così remota».

Razionamento intelligente

Ci sono dei metodi per farlo in modo intelligente, per esempio abbassando al potenza dell’erogazione di energia. Ma, si chiede Ranci, abbiamo la strumentazione per farlo? E disponiamo anche la capacità di organizzazione, per esempio fra i vari livelli amministrativi? Finora, per giunta, le misure per calmierare i prezzi dell’energia ha abbassato la propensione a risparmiare delle aziende e della popolazione. Insomma, la situazione non è delle più facili.

In seguito, Alessia Amighini, professoressa dell’Università del Piemonte Orientale, ha sottolineato come il tema della transizione energetica sia in realtà molto difficile da affrontare, visto che necessita di investimenti ingentissimi, proprio in un momento in cui gli Stati sono indebitati e si moltiplicano le discussioni sul fatto che i sistemi formativo e previdenziale sono troppo costosi.

Ma anche a livello di globalizzazione la questione è diventata complicata. Infatti tutto sta cambiando, anche sotto la spinta del forte aumento dei costi di produzione dei Paesi di nuova industrializzazione. «I giovani di Pechino - ha sottolineato Alessi Amighini - guadagnano il doppio di quelli di Milano. Il rientro della manifattura è un fenomeno iniziato già anni fa».

«A mio avviso - ha proseguito - non ci sarà una globalizzazione uguale per tutti. Dipende dai settori: le alleanze saranno diverse nel settore della auto rispetto a quello della chimica. Insomma, ci sarà una globalizzazione a Club, con alleanze commerciali e militari. Ora la Cina sta creando il suo Club, mentre gli Stati Uniti stanno ridefinendo le loro alleanze».

Finanza e digitalizzazione

«Ora la Cina ha messo assieme l’aspetto finanziario e quello digitale. Infatti i cinesi possono già pagare in valuta cinese in 57 Paesi esteri. Se estenderanno questa rete, praticamente le sanzioni contro Pechino perderanno la loro efficacia. In prospettiva vedo un ritorno della categoria del potere, della forza, per regolare le relazioni internazionali. Una dimensione che avevamo cercato di evitare dalla Seconda guerra mondiale. Per tutti i Paesi ora sarà sarà importante scegliersi bene il Club al quale appartenere».