Alimentazione

Che cos’è questa storia della «carne di rettile» nell’Unione Europea?

Se di grilli, farine di insetti e larve essiccate avete probabilmente già sentito parlare, forse però non vi siete ancora imbattuti in questo caso di disinformazione
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Facta.News
02.02.2023 15:31

Dopo il via libera dell'Unione europea sulla commercializzazione di prodotti a base di insetti, tra gli argomenti più chiacchierati degli ultimi giorni c’è il futuro della nostra alimentazione (in Svizzera il via libera è già arrivato nel 2017).

Se di grilli, farine di insetti e larve essiccate avete probabilmente già sentito parlare, forse però non vi siete ancora imbattuti in un caso di disinformazione che riguarda la carne di rettili e la (falsa) notizia secondo cui l’Unione europea vorrebbe «sostituirla» alle carni fino ad ora commercializzate.

Le ultime novità in Europa

Prima di tutto, un po’ di contesto: nelle ultime settimane l’Unione europea ha dato il proprio via libera per l’immissione in commercio di prodotti alimentari a base di farina parzialmente sgrassata di Acheta domesticus, il grillo domestico.

Pochi giorni dopo, a partire dal 26 gennaio 2023, è entrato in vigore un regolamento europeo che ha autorizzato anche la commercializzazione delle larve di Alphitobius diaperinus (o verme della farina minore) in diverse forme: essiccate, in polvere, congelate e in pasta.

Non si tratta di due casi unici. In passato l’Unione europea aveva già autorizzato l’ingresso nel mercato alimentare, ad esempio, di grilli in polvere, locuste migratorie e della larva gialla della farina. Non solo: attualmente la lista degli insetti «in attesa» di essere messi (potenzialmente) in commercio conta almeno otto candidati.

E i rettili?

Negli ultimi giorni, però, non si è parlato solo di insetti, ma anche di rettili. 

Alla redazione di Facta.news è stato chiesto di verificare un presunto documento stilato dal ministero della Salute italiano, dal titolo «Scambi intra-Ue e importazioni di carni di rettili di allevamento». 

Stando a quanto riportato da alcuni utenti dei social network, l’Unione europea avrebbe autorizzato la sostituzione delle attuali carni commercializzate negli Stati membri con carne di rettile.

Il documento è reale...

Il documento a cui si fa riferimento è reale e si tratta di una nota pubblicata dal ministero della Salute italiano a novembre 2021. All’interno si richiama il regolamento 2021/405 della Commissione europea in cui veniva riportato l’elenco dei Paesi dai quali era concesso importare alimenti destinati al consumo umano, tra cui la carne di rettile (cioè quanto di commestibile c’è negli animali che rientrano in questa categoria). 

In breve, prima dell’introduzione della normativa europea 2021/405, gli Stati membri regolavano indipendentemente le politiche di importazione, dando vita a differenze tra un Paese e l’altro. 

In Italia, ad esempio, l’importazione e la commercializzazione di carne di rettile era consentita fino al 2008. Da quell’anno era stata vietata per tutelare la salute pubblica: secondo l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) le inadeguate condizioni di importazione potevano causare salmonella e trichinella. Per questo motivo il ministero della Salute aveva optato per la sospensione dal momento che i prodotti non potevano «essere considerati sicuri».

Dal 2021, seguendo le normative europee, la carne di rettile può essere importata e commercializzata nell’Ue solo se proviene da uno dei Paesi (o delle regioni) presenti nella lista e, quindi, approvati dalla Commissione. Per tutti i prodotti importati resta comunque obbligatoria anche la presenza di un certificato sanitario che ne attesti la qualità.

In Italia, dunque, l’importazione è ricominciata a partire del 2021. Oggi ad esempio è possibile consumare carne di coccodrillo in alcuni ristoranti italiani. 

…ma la notizia no

Il documento non fa alcun riferimento alla volontà di «sostituire» le altre carni con quella di rettile. La finalità della nota era regolare soltanto l’importazione e assicurare il rispetto delle norme per quanto riguarda i luoghi di provenienza degli alimenti che già oggi vengono consumati.

Prima del regolamento europeo, le regole per l’importazione erano gestite singolarmente dai singoli Stati e ciò poteva creare differenze tra un Paese e l’altro.

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