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Chi è Michael Klein, il veterano di Wall Street di cui UBS vuole liberarsi

Il 9 febbraio 2023, Credit Suisse annunciava l'acquisizione di The Klein Group LLC (MK&C) per 175 milioni di dollari e nominava il dealmaker veterano di Wall Street amministratore delegato designato di CS First Boston
© KEYSTONE / MICHAEL BUHOLZER
Red. Online
22.03.2023 19:22

Sembra che UBS non voglia accettare il contratto tra Credit Suisse (CS) e Michael Klein e intenda rescinderlo. Lo ha riferito, nella serata di ieri, il Financial Times (FT) citando una fonte interna. Klein, un dealmaker veterano di Wall Street, stava fondendo la sua omonima boutique di consulenza con le operazioni di investment banking del Credit Suisse, per creare CS First Boston come attività autonoma che avrebbe guidato da New York. UBS ha ora dato mandato a un team legale per esaminare come invalidare il contratto che Credit Suisse ha firmato con Klein nel modo più economico possibile, secondo il rapporto del FT. «Riteniamo che lui (Klein) stia facendo un cherry picking. L'accordo è stato concluso quando la banca venditrice aveva una pistola puntata alla testa e noi non siamo più in quella posizione», ha detto una persona vicina a UBS.

Parte del cambiamento

Era il 27 ottobre 2022. Credit Suisse annunciava una trasformazione radicale del settore dell’Investment Banking (con la partenza del numero uno della divisione Christian Meissner), all’origine di pesanti perdite, e un vasto piano di ristrutturazione con (tra le altre cose) una riduzione del 5% dei dipendenti nel trimestre successivo e il taglio di 9.000 impieghi entro il 2025. Il 9 gennaio 2023 Bloomberg anticipava l'avvicinarsi dell'accordo per l'acquisizione della boutique di consulenza dell'ex dirigente di Citigroup Michael Klein, che alla fine di ottobre si era dimesso dal CdA di Credit Suisse per lavorare alla divisione di investment banking che sarebbe stata scorporata e ribattezzata, quale nuova unità, CS First Boston. Un mese dopo, il 9 febbraio 2023, Credit Suisse annunciava l'acquisizione di The Klein Group LLC (MK&C) per 175 milioni di dollari da pagare (parzialmente) sotto forma di obbligazioni convertibili in azioni. E nominava Michael Klein come amministratore delegato del settore bancario e delle Americhe, nonché amministratore delegato designato di CS First Boston, «un'unità indipendente basata sui mercati dei capitali e sulla consulenza competitiva, con sede negli Stati Uniti, con capacità globali e una partnership a lungo termine privilegiata con Credit Suisse Group». MK&C, si leggeva nel comunicato stampa, «ha sede a New York e impiega circa 40 persone, ha fornito consulenza su transazioni per un valore di 1,5 trilioni di dollari dalla sua nascita nel 2010. L'attività è "costantemente redditizia"». Come conseguenza dell'acquisizione, i dipendenti della società statunitense sarebbero entrati a far parte di CS First Boston. Il CEO Ulrich Körner ha definito l'operazione «un'opportunità eccezionale» per il gruppo bancario di Zurigo e una «decisione strategica per creare valore per gli azionisti». Il signor Klein, ha aggiunto, «è un banchiere eccezionale e un negoziatore di provata efficacia», prevedendo un nuovo «impulso alle attività di CS First Boston» nelle mani dell'uomo d'affari americano.

Un personaggio «controverso»

L'Handelszeitung, dal canto suo, proprio in quei giorni di inizio febbraio dedicava un articolo a Michael Klein. Il titolo? «Ecco perché questo banchiere rappresenta un rischio per Credit Suisse». Citando un «importante banchiere statunitense», ex collega di Klein, l'articolo accennava a una sua «cattiva reputazione». A lui veniva attribuita l'idea di «riesumare» First Boston e scorporare l'attività statunitense in una nuova entità di Credit Suisse, con la volontà di mettersi in gioco come capo della nuova unità. Ma pare che i «conflitti di interesse» siano stati a lungo un problema con cui si è confrontato il CdA della banca, proprio perché la sua boutique di consulenza MK&C rappresentava de facto un concorrente di CS nell'investment banking. Nell'ambiente aveva quindi fatto storcere il naso la cifra di 175 milioni di dollari per l'acquisizione di The Klein Group LLC, perché – citiamo – «non è possibile valutare correttamente un'azienda senza sostanza che vive solo dei contatti del suo fondatore e impiega 40 persone». Ma a Klein, nell'articolo, veniva soprattutto rimproverato di essersi arricchito (dopo l'esperienza in Citigroup) con le SPAC (Special Purpose Acquisition Company). In breve, società mantello il cui scopo aziendale è quello di identificare e acquisire una società precedentemente sconosciuta e non quotata sul mercato e di renderla negoziabile pubblicamente attraverso l’acquisizione. «Per esprimerlo con una metafora, una SPAC è simile a un portafoglio riempito con un collocamento in borsa (Initial Public Offering, IPO) che viene quotato in borsa da uno sponsor qualificato» (dal sito di Credit Suisse, ndr.). Ma proprio una delle operazioni SPAC di Klein (con la società Multiplan) fu un flop con epilogo in cause legali. «La domanda è quanto tempo avrà CS per sostenere il suo spin-off statunitense con finanziamenti e assumersi i rischi corrispondenti – concludeva l'articolo –. Qualunque sia il risultato, Klein probabilmente emergerà come il vincitore, almeno finanziariamente. D'altro canto, è meno certo se ciò si applichi anche a CS e ai suoi azionisti». Ma tutto si è fermato sul nascere.

Tutto fermo?

Ieri, come detto, l'anticipazione del Financial Times: UBS sembrerebbe non gradire l'intesa sottoscritta da Credit Suisse con il suo ex consigliere d'amministrazione Michael Klein, che avrebbe dovuto dirigere la nuova entità First Boston, e starebbe cercando di rescindere il contratto. La stessa UBS vuole inoltre ricomprare debito appena emesso: la banca ha proposto oggi di riacquistare obbligazioni subordinate - cosiddette bail in, quelle che vengono convertite in capitale proprio quando un istituto ha problemi - emesse la settimana scorsa, nella giornata di venerdì. Si tratta di titoli per 1,5 miliardi di euro al tasso fisso di 4,625% con scadenza nel 2028 e per 1,25 miliardi di euro al 4,750% con scadenza nel 2032. L'istituto propone ora di tornare in possesso dei valori in questione, pagando rispettivamente il 99,932% (prima obbligazione) e il 99,518% (seconda).

Dopo l'annuncio del 9 febbraio, non è chiaro se l'accordo tra Credit Suisse e The Klein Group LLC sia stato effettivamente completato. UBS e Credit Suisse, scriveva ieri il Financial Times, hanno rifiutato di commentare, e non è stato possibile raggiungere Klein per un commento. Michael Klein che, secondo alcuni, sarebbe stato uno dei promotori dell'entrata della Saudi National Bank quale principale azionista di Credit Suisse, a fine ottobre, con l'acquisizione di una partecipazione del 9,9% (grazie ai contatti sviluppati nel Golfo Persico mentre era in Citigroup). Inside Paradeplatz aveva allora commentato che Credit Suisse aveva «venduto la propria anima» a Mohammed bin Salman, principe ereditario dell’Arabia Saudita dal giugno 2017 e primo ministro dal settembre del 2022, descritto a più riprese come «repressore brutale di tutti quelli in grado di minacciare il suo potere». Ed è stato proprio Ammar Al Khudairy, presidente della Saudi National Bank, a scatenare il caos, una settimana fa. Con poche, chiare e semplici parole: «I don't think they will need extra money». Tradotto: la banca saudita, tramite il suo dirigente, escludeva ulteriori aiuti all’istituto elvetico. Il titolo in Borsa è crollato. E la cronaca degli ultimi sette giorni è ormai storia.

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