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Chi è Salman Rushdie, lo scrittore aggredito a New York?

Nel settembre del 1988 pubblica I versi satanici – Il 14 febbraio 1989 l’ayatollah dell’Iran Ruhollah Khomeini pronuncia una fatwa nei suoi confronti, una condanna a morte che lo costringe a vivere sotto protezione
Jenny Covelli
14.08.2022 11:06

Venerdì 12 agosto, Chautauqua Institution, New York. Lo scrittore Salman Rushdie, poco prima di prendere la parola durante un convegno letterario, viene aggredito da un uomo che lo ferisce con un'arma da taglio: tre coltellate sul lato destro della parte anteriore del collo, quattro allo stomaco, una all'occhio destro, una al petto e una sulla coscia destra. Dieci coltellate in tutto. Seguono ore di apprensione. La scorsa notte lo scrittore è stato staccato dal ventilatore e riesce a parlare, ma le sue condizioni risultano sempre critiche. 

I fatti

Un uomo è salito sul palco sul quale si trovava lo scrittore e lo ha aggredito con un coltello, prima di essere fermato probabilmente da altri spettatori. Si tratta di Hadi Mata, un 24.ennne nato in California da genitori libanesi e residente in New Jersey, che sembra vicino all'estremismo sciita e ai pasdaran iraniani. Il giovane è stato rinchiuso nel carcere locale ed è accusato di tentato omicidio di secondo grado. Da un'analisi dei social media dell'aggressore, emerge una vicinanza alla Guardia rivoluzionaria islamica iraniana, nella lista nera USA delle organizzazioni terroristiche. In un'app di messaggi sul suo telefono sono state trovate quattro foto di Qassem Solemani, il generale iraniano a capo delle forze speciali Al Quds, braccio armato dei pasdaran, ucciso da un drone americano in Iraq nel gennaio 2020. E sul suo account Facebook figurano una foto dell'ayatollah Khomeini, autore della fatwa contro Rushdie, e dell'ayatollah Khamenei. E nelle ultime ore cominciano a montare le polemiche sulla mancanza di protezione per un uomo che vive da oltre 30 anni sotto la minaccia dell'estremismo islamico. Molti dei presenti hanno denunciato come all'ingresso non ci fossero né metal detector né controlli delle borse. È emerso inoltre che in sala ci fossero solo due agenti della sicurezza, uno dei quali alla fine è riuscito ad arrestare Matar.

Chi è Salman Rushdie?

Ma chi è Salman Rushdie? Nato a Bombay nel 1947 da una famiglia benestante di colti musulmani originari del Kashmir, studia a Cambridge e fin da piccolo si appassiona alla scrittura. Nel 1981 pubblica in Gran Bretagna I figli della mezzanotte, il suo secondo libro che lo rivela al grande pubblico e alla critica anche grazie alla vittoria del prestigioso Booker Prize. Il successo è immediato e travolgente: oltre un milione di copie vendute solo nel Regno Unito, decine di edizioni in più lingue, riconoscimenti letterari di altissimo livello. Il libro racconta la caotica, tragica transizione dell’India da colonia a nazione indipendente e la catastrofe della Partizione del 15 agosto 1947 (fine dell'Impero coloniale britannico, quando l'area fu suddivisa in due stati indipendenti: l'India, a maggiornanza Indù, e il Pakistan, a maggioranza musulmana). 

Nel giro di pochi anni scrive La vergogna (che per certi versi racconta la stessa vicenda ma dal punto di vista pakistano) e Il sorriso del giaguaro, una sorta di diario di un viaggio in Nicaragua. Nel settembre del 1988, quindi, pubblica I versi satanici, una storia fantastica ma allusiva della vita di Maometto. Se da una parte le recensioni sono ottime, dall'altra, però, alcuni esponenti islamici bollano il romanzo di blasfemia. Ai loro occhi molte delle sue pagine contengono gravi offese alla religione e al profeta.

Il romanzo

I versi satanici. Oltre 600 pagine, un romanzo onirico e magico. È il racconto della vita di due emigrati indiani in Inghilterra, due attori indiani di origine musulmana. Uno ha un grande successo a Bollywood, l’altro lavora come doppiatore nel Regno Unito. All’inizio del libro sopravvivono in modo soprannaturale a un attentato che distrugge l’aereo su cui stanno viaggiando. I due cominciano a trasformarsi: un angelo e un demone. Ma con l’avanzare del racconto la trasformazione del primo si rivela una sorta di schizofrenia, mentre il secondo sembra riuscire a redimersi. Alla fine il doppiatore si riconcilia con le sue radici indiane, la star di Bollywood si suicida. La parte più controversa (che occupa una settantina di pagine) è la descrizione di un lungo sogno di uno dei protagonisti in cui Rushdie rielabora un episodio della tradizione islamica (l’episodio dei versi satanici, appunto), che racconta un momento di debolezza di Maometto. Il profeta dell’Islam viene ingannato dal diavolo che lo spinge ad annunciare ai suoi concittadini che le tre figlie di Allah sono degne di essere venerate. Per questo viene criticato e accusato di essere un uomo dissoluto, un ubriacone e un imbroglione. E, come forma di disprezzo, alcune prostitute assumono i nomi delle mogli del profeta.

La fatwa

Alla fine del mese di novembre del 1988 quasi tutti i paesi a maggioranza musulmana, insieme a Sudafrica e Thailandia, hanno vietato la vendita del libro. L'editore viene subissato da migliaia di lettere di protesta. A dicembre, a Bolton (Regno Unito), 7 mila musulmani si riuniscono nella zona di Manchester per bruciare in piazza alcune copie del libro. Il mese seguente una folla ancora più grande organizza un altro rogo, mentre le associazioni musulmane chiedono al governo britannico di bloccare la stampa e la vendita del libro. In poco più di tre mesi la controversia è sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Il 12 febbraio , a Islamabad, in Pakistan, 10 mila persone si riuniscono per protestare. Durante la manifestazione un gruppo di loro cerca di assaltare il Centro culturale americano, la polizia spara sulla folla. 

Il 14 febbraio 1989 l’ayatollah dell’Iran Ruhollah Khomeini (che poi morirà nel giugno del 1989) pronuncia una fatwa nei suoi confronti, una condanna a morte che costringe lo scrittore a vivere sotto protezione. Alla radio di stato iraniana l'ayatollah dichiara: «Informo tutti i buoni musulmani del mondo che l’autore dei Versi satanici, un testo scritto e pubblicato contro la religione islamica, contro il profeta dell’Islam e contro il Corano, insieme a tutti gli editori e coloro che hanno partecipato con consapevolezza alla sua pubblicazione, sono condannati a morte. Chiedo a tutti i coraggiosi musulmani, ovunque si trovino, di ucciderli immediatamente, cosicché nessuno osi mai più insultare la sacra fede dei musulmani. Chiunque sarà ucciso per questa causa sarà un martire per il volere di Allah». Il governo iraniano si incarica formalmente di eseguire la fatwa e promette una taglia di 21.500 dollari per chi uccida lo scrittore. Manifestazioni violente contro Rushdie scoppiano in tutto il mondo islamico.   

Nel luglio del 1991 il traduttore italiano, Ettore Capriolo, viene gravemente ferito a casa sua a Milano, poi il traduttore giapponese, Hitoshi Igarash, viene ucciso a coltellate nei dintorni di Tokyo. L’11 ottobre 1993, l’editore norvegese del libro, William Nygaard, viene ferito con tre colpi di pistola fuori dalla sua casa ad Oslo. Altri terribili episodi di violenza, anche in Turchia, colpiscono persone legate alla pubblicazione de I versi satanici.

La fatwa viene ribadita dall’ayatollah Ali Khamenei nel 2005 (e poi ancora nel 2017 e nel 2019 via Twitter). Rushdie racconta che ogni anno, il 14 febbraio, riceve un particolare biglietto di San Valentino dall’Iran, dove gli viene ricordato che la condanna non è ancora venuta meno. Sulla sua testa c'è anche una taglia di 3,3 milioni di dollari da parte di una fondazione religiosa iraniana.

Una vita sotto scorta

«Stare sotto la fatwa è una prigione, ma penso che uno dei problemi principali sia che dall’esterno sembra affascinante». Così si esprime Rushdie, nel 2012, al Daily Mail. Anno in cui pubblica anche un romanzo biografico: Joseph Anton, in cui racconta gli anni sotto copertura e con falso nome. Tra le altre cose, spiega che venne a sapere della sua condanna a morte da una giornalista della BBC. Poco dopo venne contattato dal governo britannico ed entrò in un programma di protezione. 

Salman Rushdie ha vissuto quasi la metà della sua vita sotto scorta. Nel 1999 è stato nominato Comandante dell’Ordine delle arti e delle lettere francesi, nel 2007 il Regno Unito lo ha nominato cavaliere per il suo impegno letterario. Ha ricevuto numerose onorificenze anche negli Stati Uniti, dove vive dal 2000. «Il mio primo pensiero quando ho saputo che era stato accoltellato non è stato simile a quello di molti altri amici che hanno dannato la scelta di Salman di non avere scorta, perché se fosse stato protetto non sarebbe accaduto - ha scritto Roberto Saviano sul Corriere della Sera -. Ma, al contrario, ho pensato al suo coraggio di vivere la vita pienamente e la ferita di questa lama è il dolore di qualche momento a fronte di anni di vita che è riuscito a sottrarre dalla condanna del fanatismo e dalle minacce dei bigotti religiosi».

Hadi Matar, l'attentatore. © KEYSTONE (Gene J. Puskar)
Hadi Matar, l'attentatore. © KEYSTONE (Gene J. Puskar)

L'attentatore

 Hadi Matar è di origine libanese ma - ha voluto precisare a L'Orient le Jour il sindaco di Yarou, il villaggio da dove proviene la sua famiglia nel sud del Paese -  «non ha mai messo piede in Libano». «I genitori di Hadi Martar sono divorziati e risiedono negli Stati Uniti da 30 anni, ormai non hanno più parenti in Libano». 

Il principale quotidiano ultraconservatore iraniano, Kayhan, pare si sia «congratulato» con il 24.enne Hadi Matar per il ferimento di Rushdie. «Congratulazioni a quest'uomo coraggioso e consapevole del dovere che ha attaccato l'apostata e vizioso Salman Rushdie», scrive il giornale, il cui direttore è nominato dalla guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei. «Baciamo la mano di colui che con un coltello lacerò il collo del nemico di Dio». Le autorità iraniane finora non hanno commentato ufficialmente il tentato omicidio ma l'agenzia Fars pubblica un editoriale, augurandosi che Rushdie «tiri le cuoia»: nel commento si legge, tra le altre cose, che «anche se finora non c'è nessuna notizia sulla sua morte, ci auguriamo che tiri le cuoia e con la morte di questo autore satanico il cuore ferito dei musulmani possa guarire dopo tutti questi anni». Il quotidiano statale Iran ha scritto che «il collo del diavolo» è stato «colpito da un rasoio». In un tweet, Mohammad Marandi, consigliere della squadra di negoziatori sul fascicolo nucleare, ha scritto: «Non verserò lacrime per uno scrittore che attacca con odio e disprezzo infinito i musulmani e l'Islam», definendo Rushdie una «pedina dell'impero che si atteggia a romanziere postcoloniale».

Le (altre) reazioni

«Siamo vicini a te Salman e ai tuoi cari dopo questo terribile evento», ha twtittato nell'immediato dell'attacco la governatrice di New York, Kathy Hochul. PEN America, l'organizzazione no profit che lavora per difendere e celebrare la libera espressione, ha condannato l'aggressione a Rushdie, definendola «brutale e premeditato». «Non possiamo pensare a nessun incidente paragonabile a questo violento attacco pubblico contro uno scrittore sul suolo americano», si legge in una nota dell'organizzazione. Rushdie si è sempre impegnato con «un'energia instancabile» per assistere altri come lui minacciati, scrive l'amministratore delegato, Suzanne Nossel, la quale afferma che Rushdie le aveva inviato un'e-mail poche ore prima dell'aggressione offrendo aiuto per gli scrittori ucraini. «Speriamo e crediamo fermamente che la sua voce essenziale non possa e non sarà messa a tacere», aggiunge.

«Sono sconvolto dal fatto che Sir Salman Rushdie sia stato accoltellato mentre esercitava un diritto che non dovremmo mai smettere di difendere», ha twittato Johnson. «In questo momento i miei pensieri sono rivolti ai suoi cari. Speriamo tutti che stia bene». La lotta di Rushdie «è nostra» e «siamo al suo fianco» ha scritto il presidente francese Emmanuel Macron su Twitter. «Gli Stati Uniti e il mondo hanno assistito a un attacco orribile contro lo scrittore Salman Rushdie. Questo atto di violenza è spaventoso», scrive il Consigliere per la sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan, in una nota. «Tutti noi nell'amministrazione Biden-Harris preghiamo per la sua pronta guarigione». «Jill e io siamo rimasti scioccati e rattristati nell'apprendere del feroce attacco a Salman Rushdie. Noi, insieme a tutti gli americani e alle persone in tutto il mondo, preghiamo per la sua salute e guarigione. Sono grato ai soccorritori e alle persone coraggiose che sono entrate in azione per aiutare Rushdie e fermare l'aggressore», scrive in una nota il presidente americano Joe Biden. «Che atto spregevole! I migliori auguri di pronta guarigione a Salman Rushdie», ha scritto su Twitter il cancelliere tedesco Olaf Scholz . «Il mondo ha bisogno di persone come lei che non si lasciano intimidire dall'odio e si battono senza paura per la libertà di espressione». 

La casa editrice di Salman Rushdie, la Penguin Random House, si è unita alla condanna dell'attacco, descrivendolo come un «assalto violento». «Siamo profondamente scioccati e sconvolti nell'apprendere dell'attacco a Salman Rushdie alla Chautauqua Institution. Condanniamo questo assalto violento, i nostri pensieri sono con Salman e la sua famiglia in questo momento angosciante», si legge in una nota dell'amministratore delegato Markus Dohle. 

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