Il caso

Ci sono le Olimpiadi e il cielo si fa blu

Lo smog e l’inquinamento sembrano spariti, merito delle politiche puntuali di Pechino: ma la transizione vera arriverà?
© AP/Ng Han Guan
Marcello Pelizzari
09.02.2022 06:00

Il cielo si fa blu, volendo citare Blanco in Blu Celeste. O quasi. Per la Cina, e di riflesso per Pechino, è una notizia. Come se qualcuno, con un colpo di mano, avesse cancellato lo smog e il grigio. Proprio in occasione delle Olimpiadi invernali. Si tratta, va da sé, di una svolta epocale, soprattutto pensando ai livelli di inquinamento registrati fino a una decina di anni fa. Quando, per intenderci, si parlava di «Airpocalypse» e i turisti preferivano rimanere alla larga.

La qualità dell’aria pechinese è migliorata. E continua a migliorare. Quantomeno, riferiscono i media, i giorni in cui era impossibile vedere gli edifici dall’altra parte della strada e le persone indossavano mascherine per proteggersi dalle polveri fini, beh, sono alle spalle. L’aria disastrata di Pechino, nel 2016, fece notizia e scalpore grazie a Mark Zuckerberg: il CEO di Facebook (ora Meta) pubblicò un selfie in Piazza Tienanmen mentre faceva jogging nella foschia. Molti, allora, si concentrarono sul significato di quello scatto: e se Zuckerberg volesse ingraziarsi le autorità cinesi? Ma a colpire, appunto, fu anche l’inquinamento.

La qualità, dicevamo, è migliorata a tal punto che, alle Olimpiadi, gli atleti possono finalmente vedere le montagne che circondano la città. Cosa c’è dietro questa repentina trasformazione?

Che cosa è cambiato?
L’anno da tenere a mente è il 2013. Quello della svolta, per la Cina, complici livelli di inquinamento dell’aria da Codice penale. Il Dragone, per rimediare, lanciò un piano ambizioso. Di più, i vertici del Partito vararono la politica del «pugno di ferro». Consapevoli che, senza un cenno di miglioramento, mai e poi mai avrebbero ricevuto in dono le Olimpiadi dal Comitato olimpico internazionale.

A proposito di Giochi, gli sforzi furono simili per Pechino 2008. A questo giro, però, l’impegno si è sviluppato su larga scala. Citiamo standard di emissioni più severi per le centrali a carbone, meno auto sulle strade, obiettivi ambientali assegnati ai funzionari locali, sostituzione delle caldaie a carbone con stufe a gas o elettriche nelle case.

Jia Pei, trent’anni, amante dell’esercizio all’aperto, ha legato il suo buonumore al miglioramento della qualità dell’aria a Pechino e dintorni. «In passato, quando c’era lo smog, sentivo che stavo inalando polvere nella mia bocca», ha detto all’Associated Press.

Ma quanto è pulita l’aria?
Nonostante gli sforzi di Pechino, apprezzati anche all’estero, l’inquinamento medio dell’aria sull’arco di un anno si mantiene ancora a livelli altissimi. Per la precisione, dati alla mano, sei volte di più rispetto al limite accettato dall’Organizzazione mondiale della sanità.

D’altronde, la città ad oggi è ancora circondata da industrie ed è quindi suscettibile a giornate di – chiamiamola così – aria cattiva. Il quando (e quanto) dipende anche dal traffico e dall’assenza di vento.

Ciononostante, ribadiamo, le autorità cinesi lodano gli sforzi profusi. E ne hanno ben donde, in fondo. L’anno scorso, ci sono stati 288 giorni di aria buona rispetto ai 176 del 2013.

© AP/Matt Slocum
© AP/Matt Slocum

Quali sono i rischi per la salute?
Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sono molteplici. Includono difficoltà respiratorie e irritazione degli occhi. Non è raro, passeggiando per Pechino, sentire le persone tossire. Proprio a causa della pessima qualità dell’aria. A patire maggiormente sono i bambini, gli anziani e le persone con l’asma. Le particelle molto fini che compongono l’inquinamento atmosferico possono penetrare in profondità nei polmoni. Fra le altre cose, sono state collegate a problemi come il battito cardiaco irregolare e la ridotta funzionalità polmonare.

A subire sono anche le fasce più povere della popolazione, impossibilitate a procurarsi dei depuratori d’aria e – magari – costrette a lavorare all’aperto.

La Cina continuerà su questa strada?
L’obiettivo, dichiarato, del Dragone è sempre uno: raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. Sebbene il Paese si appoggi ancora molto sul carbone per l’elettricità, ha compiuto progressi significativi nella riduzione delle emissioni. Di più, sta puntando su fonti pulite come l’eolico e il solare. Ergo, a detta degli esperti la transizione avverrà. Sta già avvenendo, a conti fatti.

Il processo, ad ogni modo, è lungo. Per questo motivo, è stato sottolineato come il governo, nel breve, possa adottare misure rapide e puntuali. Una su tutte: la chiusura temporanea delle fabbriche. Anche così, insomma, è possibile regalare a queste Olimpiadi un cielo pulito. Un biglietto da visita rassicurante, considerando che parliamo dell’evento sportivo è il più seguito e mediatizzato al mondo.

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