Clima, anche il Ticino è a forte rischio
«Il clima sta cambiando. Anche in Svizzera. Anche in Ticino». Per due volte, introducendo i lavori del convegno organizzato ieri a Locarno per riflettere sugli effetti dell’innalzamento delle temperature, Peter Binder - direttore dell’Ufficio federale di meteorologia e climatologia (MeteoSvizzera) - ha messo da parte il tedesco e si è rivolto alla platea in italiano, con il chiaro obiettivo di richiamare l’attenzione dell’uditorio. La prima volta per insistere sul dato fondamentale, il punto di partenza: l’emergenza climatica è un problema che riguarda tutti. La seconda, qualche minuto dopo, per ribadire quanto sia importante e decisivo ogni singolo comportamento: «Ciascuno di noi deve fare la sua parte, l’impegno di ognuno sarà il successo di tutti».
Su un piano formale, quello andato in scena ieri al Palacinema era un «evento informativo», voluto dal Dipartimento del territorio, da Meteosvizzera e da TicinoEnergia in collaborazione con altri enti e istituzioni. Nella sostanza, si è rivelato un interessante approccio sistemico alla questione del clima.
Una sorta di percorso che, facendo leva sulle cifre e sui dati di realtà, ha messo i presenti (e tutti coloro i quali erano collegati online) di fronte a questioni non più rinviabili, offrendo nel contempo modelli di comportamento e suggerendo non poche buone pratiche: dalla ristrutturazione eco-compatibile delle abitazioni alla creazione e gestione di quartieri energeticamente intelligenti, dall’uso dell’idrogeno «verde» allo sfruttamento dei batteri per realizzare materiali di costruzione leggeri e resistenti, alternativi ad esempio al molto più dispendioso (ambientalmente) calcestruzzo. Ma anche, la sostenibilità degli investimenti finanziari, bancari e assicurativi, su cui si è soffermato brevemente Fabrizio Cieslakiewicz, presidente della Direzione generale di BancaStato.
La scomparsa della neve
«L’inverno appena trascorso è stato, sul versante sud-alpino, eccezionale. La combinazione di scarsità di precipitazioni e di elevate temperature è stata unica, mai osservata negli oltre 150 anni di misurazioni meteorologiche sistematiche in Svizzera - ha detto ancora Binder in apertura -. L’ultimo inverno ci ricorda quanto siamo vulnerabili. La nostra società, pur altamente tecnologica, è comunque sempre e ancora influenzata dalle condizioni atmosferiche. Se esse cambiano e si allontanano troppo dalla norma, le conseguenze sull’ambiente, sulla società e su di noi iniziano rapidamente a manifestarsi». Così, è stato facile per Marco Gaia, responsabile del Centro regionale Sud di MeteoSvizzera, ricordare che il 2021 probabilmente non è stato un anno straordinario: «Abbiamo già constatato come l’isoterma a 0 °C sia già salito d’inverno da 400 a 800 metri e come a metà secolo potrebbe arrivare a 1.500 metri: forse l’inverno vissuto oggi è un’eccezione. Ma in futuro potrebbe essere una regola». Mentre Luca Mercalli, volto noto della climatologia italiana e divulgatore infaticabile, in collegamento dalla sua casa in Bassa Val di Susa, ha ricordato che fino a pochi anni fa, «a 2.850 metri di altitudine, si potevano normalmente trovare a fine maggio tra i 2 e 4 metri di neve. Oggi la neve è scomparsa, un dato che non ha eguali negli ultimi 30 anni». Le riduzioni «disastrose» dei ghiacciai, ma anche il riscaldamento degli oceani oltre i 700 metri di profondità, suonano terribilmente sinistri: «Se non facciamo qualcosa - ha scandito Mercalli - a fine secolo potrebbero esserci 5 gradi in più e sarebbe catastrofico. Nel 2100 le temperature medie di Locarno potrebbero essere simili a quelle odierne del Pakistan. E in Svizzera l’aumento della mortalità causata dal calore potrebbe essere del 20-25%».
Quattro concetti
Il cambiamento climatico non è più un’ipotesi, «sta già avvenendo - ha detto Giovanni Pellegri, responsabile dell’Ideatorio USI e moderatore del convegno di Locarno -. Dobbiamo quindi fare i conti subito almeno con 4 concetti riassunti da altrettante parole: contenimento dell’innalzamento della temperatura, adattamento alle nuove circostanze, mitigazione per un futuro più percorribile e lungimiranza, ovvero guardare lontano, puntare a qualcosa sulla base dei dati scientifici» e non delle convinzioni dei singoli.
In questo senso, nel suo breve saluto, il presidente del Governo Claudio Zali ha mescolato concretezza e visioni utopiche. L’obiettivo è «procedere verso una società ideale, al 100% rinnovabile - ha detto il direttore del DT - e far capire ai cittadini la necessità di agire in tal senso. Con i fondi per il sostegno alle politiche ambientali, dal 2011 abbiamo dato seguito a 8.600 richieste ed erogato contributi per interventi di risanamento energetico per oltre 130 milioni. In futuro, sicuramente non imporremo divieti o tasse punitive. Lavoreremo piuttosto su progetti mirati e su nuovi incentivi che, grazie a una maggiore liquidità, siano in grado di accelerare ulteriormente il processo di decarbonizzazione. Ad esempio, favorendo la sostituzione degli impianti di riscaldamento o la posa di pannelli fotovoltaici».