Calcio

Col Portogallo l’ultima spiaggia, per evitare delle tristi vacanze

Per sperare di salvare il proprio posto nella Lega A, la Svizzera è chiamata a sbloccarsi contro i lusitani – La selezione di Yakin proverà a ripartire dalla reazione mostrata contro la Spagna, cercando di effettuare ulteriori progressi
Nicola Martinetti
11.06.2022 10:30

Le melodie del fado, la tradizionale musica popolare portoghese, hanno pervaso Ginevra. No, non ci riferiamo alle sfumature tristi e drammatiche tipiche del genere, di questi tempi facilmente accostabili alla Svizzera e al suo fin qui deludente cammino in Nations League. Non ancora, quantomeno. Bensì alla marea di tifosi lusitani che già bazzicano la città di Calvino, e che domani, allo Stade de Gèneve, faranno sentire il loro calore a CR7 e compagni. Per loro e per la selezione di Fernando Santos, convincente leader del gruppo 2, la trasferta in Romandia rappresenta più che altro l’occasione per salutarsi prima delle agognate vacanze estive, suggellando un percorso fin qui molto positivo. Per la Nazionale di Murat Yakin, invece, l’immediata rivincita della terribile notte di Lisbona costituisce di fatto l’ultima spiaggia per poter continuare a sperare di salvare il posto nella Lega A.

Mettere pressione ai cechi

I numeri del resto, impietosi, non mentono. Ancorata al fondo della classifica e senza punti dopo i primi tre incontri, la «Nati», al giro di boa di questa edizione, si trova in una posizione più che precaria. Aggravata dalla sconfitta patita a Praga nel match d’esordio, l’inciampo più doloroso dei tre fin qui accumulati. Sì, perché la sorprendente Repubblica Ceca, galvanizzata dal successo ottenuto contro i rossocrociati, ha in seguito strappato un punto anche alla Spagna di Luis Enrique. E, al momento, annovera quattro lunghezze di vantaggio su Xhaka e compagni. Un divario importante. Difficile da neutralizzare in appena tre partite. Ma non insormontabile. Soprattutto alla luce dello scontro diretto che il prossimo 27 settembre, al kybunpark di San Gallo, metterà nuovamente di fronte le due compagini, chiudendo la fase a gironi.

L’attacco deve sbloccarsi

Per evitare che tale sfida si riveli però inutile, per non dire dolorosa, la Svizzera dovrà quantomeno presentarsi al calcio d’inizio con la concreta possibilità di raddrizzare la situazione in extremis. Di qui l’importanza del match di domani, l’ultimo di questa finestra internazionale. Incassare un’ulteriore sconfitta, va da sé, nel migliore dei casi ridurrebbe al lumicino le speranze elvetiche di rientrare in corsa per la permanenza nella Lega A. Nel peggiore invece, ovvero qualora la Cechia dovesse rivelarsi corsara a Malaga, significherebbe di fatto retrocessione.

Consci della posta in palio, Yakin e i suoi uomini, dopo la sconfitta con gli iberici, hanno volutamente mantenuto il focus sul presente. Ponendo l’accento sulla reazione mostrata nel secondo tempo di giovedì sera. Una piccola iniezione di fiducia dalla quale ripartire. Ma che di fatto, concretamente, non ha ancora portato a una vera e propria inversione di tendenza. Di reti, per dire, i rossocrociati non ne hanno segnate. E l’attacco, in grande difficoltà in questo 2022, non è ancora riuscito a sbloccarsi. In cinque partite, infatti, la Nazionale ha messo a segno la miseria di tre gol. A fronte dei dieci fin qui incassati. A riprova che anche la solidità difensiva, punto di forza nella cavalcata autunnale verso il Qatar, è stata di colpo smarrita con l’avvento del nuovo anno. Al netto del timido passo avanti palesato contro la Spagna, dunque, determinati dubbi e incertezze permangono. E la sensazione è che parte di essi derivino da alcune scelte fin qui intraprese dallo stesso ct elvetico.

Non è più tempo di esperimenti

Anche a Ginevra, infatti, Murat Yakin ha deciso di puntare su un nuovo modulo. Il terzo, nelle ultime tre uscite. Mescolando una volta di più le carte. Sperimentando, anche. Ad immagine di uno Xherdan Shaqiri spostato all’ala, per favorire un centrocampo a tre. Un cambio radicale rispetto alla staticità e la linearità tipiche dell’era Petkovic, il quale raramente metteva mano al suo undici di base, se non era costretto a farlo. Un’inversione di rotta, quella promossa da Yakin, in parte richiesta dal frenetico ritmo di questa finestra internazionale, e in parte probabilmente atta a effettuare alcuni test in vista dei Mondiali. Ma che, risultati alla mano, fin qui ha finito con l’arrecare più danni che benefici agli attori in campo. E, di riflesso, alle chance di successo degli elvetici. I novanta minuti contro il Portogallo, in questo senso, non garantiranno un immediato ritorno alla stabilità. Ma potrebbero, questo sì, permettere di muovere un passo nella giusta direzione, con un occhio già puntato verso l’autunno. A patto però che anche i giocatori, coloro che in campo sono chiamati a dare seguito ai dettami dell’allenatore, elevino ulteriormente il loro livello. Il secondo tempo contro la Spagna ha confermato che il margine per poterlo fare c’è tutto, al netto delle attenuanti derivanti da una lunga ed estenuante stagione. Ora non resta che dare seguito al moto d’orgoglio palesato con gli iberici. Per evitare di trascorrere delle tristi vacanze con l’amaro in bocca.