«Con questa maturità e questo cuore anche in finale»

Siamo in finale. Per il secondo Mondiale di fila e per la quarta volta in dodici anni. Che splendida abitudine, cara Svizzera. Ora, però, tutti vogliono un epilogo diverso. Non più l’argento al collo e gli occhi impregnati di tristezza e rimpianti. L’unico obiettivo è una medaglia d’oro. Bagnata da lacrime di gioia e spumante. Dopo tre finali perse in un clima ostile, con quasi tutto il pubblico contro, domani sera sarà un’altra storia. Alle 20.20 la Avicii Arena di Stoccolma si tingerà di rosso. Il muro giallo della Svezia è stato abbattuto dagli USA. Contro gli americani, alla loro prima finale dal trionfo del 1960, può essere la volta buona. «Ogni anno si pensa che possa essere quello giusto, ma non lo si dice, perché bisogna concentrarsi sul presente, senza guardare troppo in là», afferma Michael Fora al termine di una semifinale travolgente. Ancora una volta, la squadra di Patrick Fischer ha mostrato grande maturità nell’interpretare il ruolo di favorita. Dopo l’Austria, è toccato alla Danimarca subire la legge dei rossocrociati. Niederreiter e compagni si sono imposti 7-0, gestendo il match con nervi saldi, concretezza e autorità. Genoni ha festeggiato il suo quarto «shutout» nel torneo, al quale va sommato quello di Charlin con la Norvegia.
La Svizzera ha subito solo 2 reti negli ultimi 7 incontri. La solidità difensiva è la base su cui sta costruendo i suoi successi. Compreso quello con gli USA, nella terza giornata della fase a gironi. Un 3-0 quasi perfetto. Ma in finale servirà di più, perché nel frattempo la selezione a stelle e strisce, interamente «Made in NHL», ha alzato il livello. Finlandia e Svezia ne sanno qualcosa. «Sarà una partita diversa», conferma Fora. «Tutte le squadre sono cresciute rispetto a due settimane fa. Lo hanno fatto gli americani e lo abbiamo fatto anche noi. Ora si tratta di portare la maturità e il cuore che ci hanno contraddistinti fin qui anche in finale».
La Svizzera ha più esperienza degli statunitensi nelle finali mondiali: «Dobbiamo essere bravi a sfruttare questo fattore», dice il ticinese. «La nostra squadra ha uno zoccolo duro che gioca insieme da molti anni. Ne abbiamo passate tante a livello emotivo e mentale. Inoltre, ci sono meccanismi rodati che funzionano. E gli elementi nuovi si sono integrati in fretta». La Svizzera ha conosciuto un inizio di Mondiale impegnativo, ma nelle ultime cinque partite ha affrontato avversari di livello chiaramente inferiore. Le vittorie sono arrivate senza dover attingere a tutto il serbatoio. Rispetto alle esperienze passate, a questa finale i rossocrociati arrivano dunque con più energia. Fora lo conferma: «I quarti e la semifinale sono stati sicuramente meno intensi dell’anno scorso, quando avevamo battuto Germania e Canada. Anche a livello emotivo abbiamo speso meno. Dovremo sfruttare anche questo fattore per poter giocare il nostro sistema con grande energia e fisicità. La compattezza raggiunta ci permette di affrontare qualsiasi sfida. L’anno scorso a Praga, in una delle arene più calde che io abbia mai visto, abbiamo dimostrato di poter contrastare una grande Nazionale in casa sua. Stavolta sarebbe bello avere tanti tifosi sugli spalti». Per inseguire un oro, sì. E per salutare Andres Ambühl, alla sua ultima partita in carriera. Sarà un finale perfetto?