«Da piccola disegnavo cartine, ma oggi padroneggio i geodati»

Una matita e una cartina della Vallemaggia su cui, da bambina, amava disegnare le passeggiate fatte con il padre. Inizia da qui il percorso di vita che ha portato Eleonora Pedrini-Pedroli, tenente della Protezione civile di Locarno e Vallemaggia, a distinguersi con il suo contributo sul campo - proprio grazie alle conoscenze in cartografia - dopo la tragica alluvione che un anno fa sconvolse questo territorio. Una missione che le è valsa di recente l’onorificenza di «Milite dell’anno». Un premio assegnato a livello nazionale che, per la prima volta, è andato ad una donna. Ma riavvolgiamo il nastro e raccontiamo questa storia dal principio.


Un lungo percorso
La passione di Eleonora Pedrini-Pedroli per le carte geografiche nasce, appunto, già quando era molto giovane: «È da lì che ho iniziato e l’ho sempre portata avanti negli anni successivi», spiega. «Alla fine dei miei studi di scienze sociali, 15 anni fa, ho iniziato a lavorare come collaboratrice scientifica per la Polizia cantonale. Recentemente ho conseguito un secondo Master in Scienza dei dati a Lucerna. Materia molto utile per il mio lavoro: più si va avanti e più i dati aumentano, bisogna saperli interpretare e rappresentare. E questo vale anche per la Protezione civile». Un corpo nel quale è entrata nel 2007 su consiglio del padre, Pierre Pedroli che ne faceva parte come istruttore. La passione per la cartografia insieme alla formazione in analisi dei dati, l’ha portata a fornire un supporto decisivo durante gli interventi successivi all’alluvione in Alta Vallemaggia. E questo grazie a un potenziamento del sistema di lettura virtuale dei geodati che è stato fondamentale. «Sono stata chiamata per intervenire insieme ai miei militi, ma la situazione era molto difficile: non c’era modo di comunicare, la valle era isolata e non funzionavano le linee telefoniche». Un problema, spiega, perché si doveva capire immediatamente cosa fosse successo per poter agire nel modo più efficace possibile. «Opero nella sezione di aiuto alla condotta, uno dei nostri ruoli è quello di rappresentare la situazione per lo Stato Maggiore. Quella era anche la mia prima missione come tenente, è stato un vero battesimo di fuoco e, per di più, nella mia valle. È stato un impatto molto forte».
«Eravamo ciechi»
«In quei momenti eravamo ciechi, il territorio come lo conoscevamo non esisteva più, non era possibile raccogliere informazioni. Eravamo bloccati. Ma era necessario capire quanti dispersi c’erano e anche come far muovere i servizi di primo intervento senza metterli in pericolo». Ed è qui che il software implementato da Pedrini-Pedroli ha avuto un ruolo chiave. «La cartografia è fondamentale in caso di eventi maggiori, poiché serve una rappresentazione attuale della zona». Ad essere “gli occhi” dei militi sul campo è stato il software QGIS, necessario per creare le cartine. «Ma soprattutto è stato richiesto per la prima volta il sistema di “Rapid Mapping” della Confederazione e che fino all’anno scorso era ancora poco conosciuto da noi». Questo servizio fornito da Swisstopo permette di disporre di immagini dall’alto in tempo reale del territorio, raccolte da elicotteri e aerei con un equipaggiamento speciale: «Ci hanno così fornito, già nelle prime 24 ore, delle ortofoto simili a quelle fatte dai satelliti che ci hanno permesso di avere un’immagine dettagliata di quanto successo, riuscendo ad elaborarla a livello informatico. Abbiamo individuato le aree invase da detriti, le vie di trasporto interrotte e altri pericoli, aiutando le forze in campo nella presa di decisioni».
Lavoro di gruppo
Quello attuato in occasione del disastro in Vallemaggia, evidenzia la milite, è stato un lavoro di gruppo: «Tante persone si sono messe a disposizione e hanno dato il massimo per aiutarci». In generale, rileva, «questo è il lato più bello della Protezione civile: veniamo tutti da contesti differenti, facciamo professioni diverse e ognuno porta un pezzo del suo sapere e della sua esperienza, che risultano utilissimi per svolgere al meglio il lavoro di squadra». Lavoro, intuizione e leadership che sono appunto valsi a Eleonora Pedrini-Pedroli, il riconoscimento. «È stata un’esperienza molto bella ed emozionante anche se, in un primo momento ero un po’ titubante nell’accettare che la mia regione inviasse la mia candidatura, visto che comunque consideravo quanto fatto un lavoro di gruppo e non solo individuale. Ma poi ho pensato che potesse essere un bel messaggio anche per le ragazze e le donne che non conoscono il mondo della Protezione civile e non sanno che possono farne parte anche loro. Visto poi che anche il Ticino non aveva mai ottenuto il premio, ho deciso di partecipare e, in un colpo solo, siamo riusciti a mettere in luce due minoranze».