Da Putin a Kadyrov, ecco la black list svizzera

Il documento non è certo pubblicato sulla prima pagina del sito della Confederazione. Ma dopo qualche click sulla pagina della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), è possibile scaricare comodamente il file di 147 pagine in cui sono elencate le 677 personalità sanzionate dalla Confederazione e dall’UE poiché ritenute, in un modo o nell’altro, complici dell’attuale situazione in Ucraina.
I vertici
Al primo posto della lista, ovviamente, troviamo «ПУ́ТИН Влади́мир Влади́мирович», da noi conosciuto come «Putin, Vladimir Vladimirovich», nato il 7 ottobre 1952 a San Pietroburgo. Alla voce «giustificazione», viene spiegato: «Vladimir Putin è il presidente della Federazione Russa. Il 22 febbraio 2022 ha firmato un decreto che riconosce «l’indipendenza e la sovranità» delle aree non controllate dal governo degli oblast di Donetsk e Luhansk in Ucraina e ha ordinato alle forze armate russe di entrare in quelle zone. Il 24 febbraio 2022 ha ordinato un’operazione militare in Ucraina e le forze armate russe hanno iniziato un attacco all’Ucraina. L’attacco è una palese violazione dell’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina. Vladimir Putin è responsabile nel sostenere attivamente azioni che minano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina, nonché la stabilità e la sicurezza in Ucraina». Dopo Putin, sul «podio» troviamo: Mikhail Vladimirovich Mishustin (primo ministro) e Sergey Viktorovich Lavrov (ministro degli Esteri).
Informazione e disinformazione
Ma le cose iniziano a farsi interessanti man mano che si scorrono le 147 pagine del documento. A pagina 144, ad esempio, tra le imprese sanzionate, troviamo la «Internet Research Agency», fondata nel 2013 a San Pietroburgo. Un’azienda inclusa nella lista poiché, leggiamo nel documento, «è una società russa impegnata in operazioni online» il cui «obiettivo finale è quello di manipolare l’opinione pubblica». Inoltre, «la società conduce campagne di disinformazione mirate» per influenzare «la percezione dell’annessione della Crimea o del conflitto nel Donbas». Ma le sanzioni colpiscono pure le personalità attive nel mondo della propaganda. Nella lista figura ad esempio la caporedattrice del network Russia Today Margarita Simonyan, considerata dall’UE una delle «figure centrali della propaganda governativa» russa. Ma c’è pure la portavoce del Ministero russo degli affari esteri, Maria Zakharova, anch’essa descritta come una delle figure centrali nella propaganda di regime. E anche il presentatore dei canali tv Russia-1 e Russia 24 Vladimir Solovyev. Senza dimenticare Konstantin Knyrik, che gestisce il portale online di propaganda filorussa MediaGroup News Front Ltd.
Milizie e mercenari
Nel documento, sono poi presenti diverse personalità legate a gruppi paramilitari oggi attivi nel conflitto, come il Gruppo Wagner. Tra questi, ad esempio, troviamo Dimitriy Valerievich Utkin, classe 1970, «un ex ufficiale dell’intelligence militare russa (GRU)», nonché «fondatore del Gruppo Wagner e responsabile del coordinamento e della pianificazione delle operazioni per il dispiegamento di mercenari del Gruppo Wagner in Ucraina». Anche l’attuale proprietario dei Wagner, Evgenij Prigožin, figura sulla lista insieme alla moglie. Tra le entità vengono poi citate diverse altre organizzazioni paramilitari. Tra queste troviamo: la comunità russa «Sobol» (Organizzazione paramilitare radicale, incaricata di sostenere apertamente l’utilizzo forza per porre fine al controllo dell’Ucraina sulla Crimea); la «Army of the Southeast» (Gruppo separatista armato, considerato uno dei più importanti nell’Ucraina orientale); la «Milizia popolare del Donbas»; la «Vostok Brigade»; la «Luhansk Guard».
Le aziende
Tra le varie aziende sanzionate troviamo poi pure la «Dobrolet», la «filiale di una compagnia aerea statale russa» che ha «operato esclusivamente voli tra Mosca e Simferopoli» e quindi «ha quindi facilitato l’integrazione» illegale della «Repubblica di Crimea nella Federazione Russa», così come le fabbriche di armi Kalashnikov e Tula.
Uomini d’affari e politici
La lista, però, come detto è lunghissima e comprende pure uomini di affari, come il magnate Arkadij Rotenbergm, considerato uno stretto confidente di Putin, e pure Kirill Shamalov, il più giovane miliardario della Russia ed ex genero dello stesso presidente russo, nonché direttore dell’azienda petrolchimica Sibur. Tra le personalità politiche troviamo Razman Kadyrov, presidente della Cecenia e delfino di Putin che, in occasione dell’annessione della Crimea, nel 2014, si era detto disponibile ad inviare 74 mila volontari a combattere. Senza dimenticare che oggi, nel 2022, uno squadrone ceceno starebbe effettivamente operando in Ucraina a supporto delle forze russe. Insieme a lui c’è pure Miroslav Vladimirovich Rudenko, esponente dell’autoproclamata “Milizia popolare del Donbass”, ma soprattutto Denis Aleksandrovich Bortnikov, ossia il direttore dell’FSB, il servizio di intelligence della Federazione russa (ex KGB).