Ticino

«Destagionalizzare sì, ma ci serve anche la neve artificiale»

Denis Vanbianchi, presidente della società «Inverno in tasca», è d'accordo con Martin Hofer, direttore commerciale della filiale elvetica di Technoalpin: «L'innevamento con i cannoni è la soluzione, anche a basse quote»
© Denis Vanbianchi
Jenny Covelli
06.01.2023 18:04

A Lugano, oggi, il cielo era grigio e c'era la nebbia. A Campo Blenio brillava il sole. La neve è poca, ma la gente non manca. Quando abbiamo raggiunto telefonicamente Denis Vanbianchi, direttore degli impianti nonché presidente della società «Inverno in tasca», c'erano «almeno 500 persone». Lo abbiamo chiamato per avere un suo parare sulle dichiarazioni di Martin Hofer, direttore commerciale della filiale elvetica di Technoalpin, leader mondiale nella produzione di impianti dell'innevamento artificiale, secondo cui la Svizzera è in ritardo su questo fronte e anche le stazioni sciistiche di bassa altitudine, con sistemi più efficienti, potrebbero tenere aperte le piste pure qualora il numero di giorni freddi dovesse diminuire a causa dei cambiamenti climatici. «Sono pienamente d'accordo», esordisce Vanbianchi. «Se vogliamo mantenere vive le regioni di montagna che hanno impianti sciistici, dobbiamo pensare all’innevamento programmato. Altrimenti sarà difficile sopravvivere». Campo Blenio ha acquistato un impianto nel 1997, inizialmente solo per piccoli «rappezzi». Poi, nel 2010, è stato potenziato. «Senza di quello avremmo già chiuso».

Tanta acqua ed energia

Ma come funziona un impianto per l'innevamento artificiale (o comunemente detto «cannone»)? L’acqua viene polverizzata ad alta pressione in modo da formare minuscole gocce d’acqua. Lungo il loro percorso verso il suolo, le goccioline d’acqua si raffreddano, si congelano e si trasformano in piccoli granelli di ghiaccio. Ecco perché, fa notare ancora Hofer, è necessario un sufficiente approvvigionamento idrico. «Attualmente la prendiamo dalla parte in eccesso dell’acquedotto comunale. Finisce nel laghetto e poi la usiamo per innevare», spiega Vanbianchi. Il problema è che non sempre c'è acqua. E bisogna trovare altre tecniche per fare in modo che sia disponibile quando serve. Oltre all'acquisto del "cannone", bisogna realizzare linee d'acqua sotterranee e piccoli pozzi che consentano di pompare l'acqua con la giusta pressione. 

Serve un investimento, insomma. L'esperto lo ha stimato in un milione di franchi per ogni chilometro di pista. «È vero che la neve programmata costa. Ma è una spesa che porta i suoi frutti a lungo termine. Nella piccola Campo Blenio per l'energia elettrica spendiamo tra i 20.000 e i 40.000 franchi», fa notare il gestore. Che sostiene «a tutto tondo» le parole del direttore commerciale di Technoalpin. «Qui, senza neve, gli impianti rimangono chiusi. Gli appartamenti restano vuoti. I negozi non lavorano. È una catena. E un milione di franchi investito ne genera sei di introito. Questa è la verità». In questi giorni, in cui le scuole sono chiuse per le vacanze natalizie, nonostante gli impianti siano aperti solo parzialmente e la superficie per sciare sia ridotta, «c'è un discreto afflusso di persone. I bambini si divertono, i corsi di sci funzionano, i genitori bevono il caffè».

Un investimento a lungo termine

«"Noi" degli impianti abbiamo un costo, non bisogna girarci intorno». Denis Vanbianchi, a tal proposito, cita i risultati dello studio commissionato dal Cantone nel 2014 a Rütter Soceco sull'importanza economica e turistica degli impianti di risalita sussidiati: «Per ogni franco concesso alle stazioni sciistiche come sussidio cantonale viene generata (in Ticino) una produzione lorda (diretta e indiretta) di 16 franchi. La maggior parte di produzione lorda ricade nel settore degli impianti, inclusi i ristoranti associati e le scuole di sci, ma le stazioni sciistiche risultano essere molto importanti anche per altri settori economici, come quello legato a ristorazione e alberghi, l'edilizia, l'immobiliare. E generano occupazione». Ecco perché Campo Blenio ha intenzione di potenziare il suo impianto per l'innevamento artificiale: «Se fosse già stato più performante, in questo momento avremmo potuto sparare la neve anche nella parte alta, e aumentare l’offerta per gli ospiti. La neve programmata, quella dei cannoni, è molto più consistente e si scioglie meno. È più compatta. Consente di sfruttare le "finestre di freddo" e produrre tanta neve in poco tempo, imbiancare le piste risparmiando energia, perché "sfruttando il momento giusto" è possibile produrne in quantità maggiori quando le condizioni sono favorevoli».

Il direttore del comprensorio di Campo Blenio, nonché presidente della società «Inverno in tasca», solo qualche giorno fa ci aveva parlato di destagionalizzare di fronte a stagioni invernali sempre più dal carattere autunnale (se non primaverile). «Certo, stiamo portando avanti il progetto CAMPO 365 che ci consentirà di proporre offerte tutto l'anno. Ma non abbiamo intenzione di rinunciare alla neve - precisa -. Per farle un esempio, il 17 aprile dello scorso anno ho sciato sulle Dolomiti fino a 900 metri. Era Pasqua. È vero, con il cambiamento climatico e le alte temperature ci saranno anni difficoltosi, ma le possibilità per sciare a basse quote ci sono e ci saranno. Sì alla destagionalizzazione, ma ci serve pure la neve. Altrimenti rischiamo di morire. Ha ragione Martin Hofer: l'innevamento artificiale è la soluzione».

Correlati