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Il Ministero della Sanità palestinese gestito da Hamas ha affermato che almeno 21 persone sono morte e altre 155 sono rimaste ferite – L'Australia torna a finanziare l'UNRWA – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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21:24
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Casa Bianca: «Vogliamo vedere il piano di Israele per Rafah»
La Casa Bianca vuole vedere il piano di Israele per l'operazione a Rafah. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale John Kirby.
20:43
20:43
«Sta agli israeliani decidere se ci saranno nuove elezioni»
«Sta agli israeliani decidere» se ci saranno nuove elezioni: «continueremo a sostenere Israele». Lo afferma il portavoce del Consiglio della Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, rispondendo a chi gli chiedeva se Joe Biden volesse nuove elezioni a Israele come chiesto dal leader dei democratici in Senato Chuck Schumer. Biden ha definito l'intervento di Schumer «un buon discorso».
19:29
19:29
«Sulla folla a Gaza spari palestinesi»
Il portavoce militare israeliano ha diffuso immagini che mostrano uomini armati palestinesi impegnati ieri a sparare su una folla di abitanti di Gaza nel rione Zeitun «un'ora prima dell'ingresso di un convoglio umanitario». Con queste immagini Israele intende confutare le accuse di Hamas su una responsabilità israeliana nell'incidente in cui sono morte diverse persone.
«Ribadiamo - ha aggiunto il portavoce militare - che nessun membro delle forze armate israeliane ha aperto il fuoco sul convoglio umanitario in Piazza Kuwait». L'Idf assicura che l'incidente non indebolirà la sua determinazione a distribuire aiuti.
18:09
18:09
«Arrivata a Gaza la prima nave di aiuti del corridoio via mare»
La prima spedizione di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza attraverso un corridoio marittimo aperto da Cipro è arrivata sulla costa dell'enclave palestinese, dove sono iniziate le operazioni di scarico di 200 tonnellate di cibo.
Lo ha detto all'Afp il portavoce dell'ong responsabile dell'operazione, World Central Kitchen. L'organizzazione sta «scaricando la chiatta che ora è collegata al molo temporaneo» costruito a sud-ovest di Gaza City, ha detto Linda Roth.
Intanto, Loay Harb, un infermiere di Medici Senza Frontiere (Msf), denuncia che «nel nord di Gaza non ci sono abbastanza letti per curare i feriti e alcune persone non riescono nemmeno a raggiungere gli ospedali perché le strade sono distrutte. Dopo che per mesi il nord della Striscia è rimasto tagliato fuori dagli aiuti umanitari, le persone non hanno altra scelta se non provare a sopravvivere con minime quantità di cibo, acqua e forniture mediche. Harb continua a lavorare come può nel nord di Gaza per offrire cure mediche alla popolazione.
Su base volontaria - riferisce una nota dell'organizzazione umanitaria - lui e un altro infermiere si recano quotidianamente all'ospedale Al-Shifa e nella clinica dove lavoravano i team di Msf per occuparsi del cambio delle medicazioni dei feriti.
Gli Stati Uniti non hanno ancora visto un piano »chiaro e attuabile« per proteggere i civili nel caso di un'offensiva israeliana a Rafah, ha detto dal canto suo il segretario di Stato americano Antony Blinken parlando con la stampa in Austria.
Intanto il ministro della difesa israeliano Yaov Gallant, nella riunione del Gabinetto politico dove si discutevano le alternative alla fine del conflitto nell'enclave palestinese, ha dichiarato che »Il meno peggio« per Israele nel dopoguerra a Gaza sarebbe un governo di funzionari locali collegato all'Autorità nazionale palestinese (Anp).
Un governo locale dell'Anp è da sempre la posizione degli Usa. Gallant - citato dai media - ha parlato di quattro possibilità tutte negative, inclusa quella da lui indicata come »la meno peggio«. Le altre 3 riguardano: un governo tenuto da Hamas, la più negativa; un comando israeliano che costerebbe la vita dei soldati e sottrarrebbe forze alla Cisgiordania e al confine con il Libano e il »caos« che porterebbe al coinvolgimento israeliano nella Striscia. Gallant è stato attaccato - secondo la stessa fonte - dai ministri Miri Regev e Yariv Levin.
Nel frattempo, vi sono nuovi dettagli sulle nuove proposte inoltrate da Hamas per uno scambio di prigionieri sono riferite da Ynet che cita al Jazeera. Hamas - spiega Ynet - propone un accordo in tre fasi, ciascuna delle quali della durata di 42 giorni. Per ogni soldatessa che fosse liberata viva, Hamas esige il rilascio di 50 prigionieri palestinesi, di cui 30 condannati all'ergastolo.
Inoltre Hamas richiede un ritiro delle forze israeliane da due importanti arterie che attraversano la Striscia di Gaza nella sua lunghezza: la al-Rashid (la strada costiera) e la Sallah a-Din, che corre all'interno. Questo ritiro dovrebbe agevolare il transito di aiuti umanitari per la popolazione.
All'inizio della seconda fase, inoltre, dovrebbe entrare in vigore un cessate il fuoco permanente, che sarebbe seguito dalla liberazione degli ostaggi israeliani giudicati da Hamas in età militare.
17:24
17:24
«La nomina di Mustafa è un atto unilaterale»
Hamas ha attaccato la decisione del presidente palestinese Abu Mazen di incaricare Mohammed Mustafa come premier per formare un nuovo governo palestinese, definendola «unilaterale».
«Si tratta - ha detto la fazione su Telegram - di un rafforzamento della politica di esclusione e di un approfondimento della divisione, in un momento storico cruciale, in cui il nostro popolo e la sua causa nazionale hanno un disperato bisogno di consenso e unità». Hamas ha poi invocato «elezioni democratiche con la partecipazione di tutte le componenti del popolo palestinese».
Hamas ha poi detto di «rigettare» la decisione di Abu Mazen che «indica la profondità della crisi all'interno della leadership dell'Autorità, il suo distacco dalla realtà, e l'ampio divario tra questa e il nostro popolo, le sue preoccupazioni e aspirazioni, il che è confermato dalle opinioni della stragrande maggioranza del nostro popolo che ha espresso il proprio parere perdita di fiducia in queste politiche e tendenze».
Secondo la fazione islamica «la massima priorità nazionale ora è affrontare la barbara aggressione sionista e la guerra di sterminio e di fame che l'occupazione sta conducendo contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza, e affrontare i crimini dei suoi coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme occupata».
Stando al ministero della Sanità di Hamas, quasi 31'500 palestinesi sono morti dall'inizio della guerra, aggiornando a 31'490 le vittime e a 74'439 i feriti.
Intanto, la presidenza di Abu Mazen ha fatto appello all'amministrazione Biden e alla comunità internazionale ad «intervenire rapidamente per prevenire» l'operazione israeliana a Rafah nel sud della Striscia. «Un'aggressione pericolosa - ha fatto sapere l'agenzia Wafa - che raddoppia le sofferenze del nostro popolo nella Striscia di Gaza».
La presidenza palestinese ha poi definito «una linea rossa» lo spostamento della popolazione civile, chiedendo «la fine dell'aggressione, il ritiro dell'esercito di occupazione da Gaza e di obbligare Israele ad attuare le risoluzioni di legittimità internazionale».
Nel frattempo, Joe Biden ha definito «un buon discorso» le dichiarazioni del leader della maggioranza democratica Chuck Schumer sulla necessità di nuove elezioni in Israele.
«Ha fatto un bel discorso e penso che abbia espresso una seria preoccupazione condivisa non solo da lui, ma da molti americani», ha detto Biden parlando con i giornalisti al seguito a proposito delle dichiarazioni di Schumer
Dal canto suo, su X, l'ambasciatore dello Stato ebraico negli Stati Uniti Michael Herzog, ha scritto che «Israele è una democrazia sovrana. È inutile - tanto più che Israele è in guerra contro l'organizzazione terroristica genocida Hamas - commentare la scena politica interna di un alleato democratico. È controproducente per i nostri obiettivi comuni». L'ambasciatore si è espresso, dopo che il leader della maggioranza dem al Senato Chuck Schumer ha descritto il premier israeliano Benyamin Netanyahu «un ostacolo alla pace».
Intanto, decine di attivisti egiziani, membri dell'Alleanza Nazionale per l'Azione di Sviluppo Civile, un'organizzazione che porta aiuti alla Striscia di Gaza, stanno protestando davanti al valico di Rafah in solidarietà con i palestinesi denunciando «l'assedio israeliano della Palestina» e dichiarando il loro «sostegno ai fratelli della Striscia di Gaza». Lo riportano vari media e social egiziani.
Il picchetto di protesta - riferisce il segretario generale della Mezzaluna Rossa egiziana nel Nord Sinai Raed Abdel Nasser - è stato organizzato davanti al valico di Rafah, sul lato egiziano, durante la consegna dei camion di aiuti forniti dall'Alleanza civile egiziana a Gaza. Al valico sono intanto arrivati oltre 100 nuovi camion pronti per la consegna.
15:05
15:05
Razzi dal Libano sulla Galilea, Israele reagisce
Lanci di razzi provenienti dal Libano sono stati segnalati oggi in Galilea, in prossimità dei villaggi di Margaliot, Malkya e Shtula dove sono esplosi senza provocare vittime. Lo riferiscono i media locali.
Il portavoce militare ha aggiunto che in seguito a questi attacchi l'artiglieria israeliana è entrata in azione e ha diretto il fuoco verso le zone da dove erano partiti quegli attacchi.
Inoltre, ha aggiunto il portavoce, la aviazione israeliana ha colpito obiettivi militari degli Hezbollah ad Ayta a-Shaab, a Aalma el-Chaeb e a Labbouneh, nel Libano meridionale.
12:12
12:12
Israele: «Sono stati i palestinesi a sparare sulla folla»
«Palestinesi armati hanno aperto il fuoco mentre civili di Gaza erano in attesa dell'arrivo del convoglio di aiuto». Lo ha fatto sapere il portavoce militare al termine delle sue indagini sui fatti accaduti ieri nel nord della Striscia, la cui responsabilità Hamas ha addossato all'esercito israeliano.
Appena il convoglio di 31 camion è entrato nella Striscia - ha continuato -«i palestinesi armati hanno continuato a sparare quando la folla di residenti di Gaza ha cominciato a saccheggiare i camion». Le Forze di difesa israeliane (Idf) ha denunciato che «i terroristi di Hamas continuano a danneggiare i civili che cercano cibo e incolpa Israele».
11:03
11:03
Nave colpita da un missile Houthi al largo dello Yemen
Una nave mercantile è stata colpita da un missile al largo delle coste dello Yemen nelle prime ore del mattino, dove i miliziani Houthi sostenuti dall'Iran stanno intensificando gli attacchi alla navigazione commerciale, ha riferito l'Agenzia britannica per la sicurezza marittima (Ukmto).
«La nave ha subito alcuni danni. L'equipaggio non è rimasto ferito e l'imbarcazione ha continuato il suo viaggio», hanno dichiarato la United Kingdom Marine Trade Operations della Marina britannica e la società di sicurezza Ambrey. La nave è stata attaccata a ovest del porto di Hodeida, controllato dagli Houthi.
Un'altra nave - aggiunge la Efe - sarebbe stata attaccata ieri sera al largo di Hodeida, secondo la Marina britannica, ma senza subire danni. Entrambi gli attacchi sono avvenuti tra ieri sera e questa mattina.
Nel primo attacco, due missili hanno sorvolato una nave e si sono udite due forti esplosioni a distanza, senza causare vittime o danni, ha detto la Marina. Successivamente, una nave mercantile è stata colpita da un missile provocando «alcuni danni», ha aggiunto.
Nonostante l'attacco, «l'equipaggio è al sicuro e la nave sta procedendo verso il prossimo porto di scalo», ha detto la marina sulla piattaforma di social media X, senza identificare le navi prese di mira.
Sebbene nessun gruppo abbia rivendicato la responsabilità degli ultimi attacchi, si sa che i militanti Houthi con sede nello Yemen stanno portando avanti una ritorsione per l'offensiva di Israele nella Striscia di Gaza.
Ieri il massimo leader Houthi, Abdelmalek al-Houthi, ha minacciato di attaccare le navi legate a Israele che prendevano la rotta più lunga attraverso il Capo di Buona Speranza del Sud Africa per evitare i ribelli in viaggio verso la loro destinazione. In un discorso televisivo, Al-Houthi ha affermato che gli attacchi avevano lo scopo di impedire alle navi legate a Israele di attraversare non solo il Mar Arabico, il Mar Rosso e il Golfo di Aden, ma anche l'Oceano Indiano e il Capo di Buona Speranza.
07:10
07:10
Consiglio di sicurezza ONU, dagli USA la bozza di risoluzione per un cessate il fuoco
Gli Usa hanno finalizzato la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla guerra tra Israele e Hamas, solitamente il passo finale prima di chiedere un voto sul testo che sosterrebbe gli sforzi internazionali per mediare un cessate il fuoco immediato come parte di un accordo sulla liberazione degli ostaggi. Lo scrive la Reuters sul suo sito. La bozza finale «sostiene inequivocabilmente gli sforzi diplomatici internazionali per stabilire un cessate il fuoco immediato e duraturo come parte di un accordo che rilasci gli ostaggi e che getti le basi per una pace più duratura per alleviare le sofferenze umanitarie». Non è ancora chiaro quando o se gli Stati Uniti chiederanno al Consiglio, composto da 15 membri, di votare il testo negoziato nell'ultimo mese. Per essere approvata, una risoluzione ha bisogno di almeno nove voti e nessun veto da parte di Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Russia o Cina. Gli Stati Uniti potrebbero ancora apportare ulteriori modifiche alla bozza.
Hamas ha presentato intanto ai mediatori Egitto e Qatar, nell'ambito dei negoziati con Israele, «una visione globale basta su principi che considera necessari per l'accordo» sullo scambio di prigionieri. Lo riferisce la stessa fazione palestinese su Telegram, ribadendo le sue condizioni «per fermare l'aggressione contro il nostro popolo a Gaza e fornire loro soccorso e aiuto», tra cui «il ritorno degli sfollati ai loro luoghi di residenza e il ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia di Gaza». Il piano prevede una prima fase di rilascio di donne, bambini, anziani e malati israeliani tenuti in ostaggio in cambio del rilascio di 700-1000 prigionieri palestinesi, secondo quanto riporta Reuters sul suo sito. La proposta comprenderebbe il rilascio di 100 detenuti palestinesi che scontano l'ergastolo nelle carceri israeliane e quello di soldatesse israeliane.
Hamas ha detto nella proposta che avrebbe concordato una data per un cessate il fuoco permanente dopo lo scambio iniziale di ostaggi e prigionieri. «Hamas continua ad avanzare richieste irrealistiche», ha fatto sapere l'ufficio del premier israeliano Benyamin Netanyahu in una nota, riferendosi senza citarla alla proposta consegnata da Hamas. «Un aggiornamento su questo tema - ha aggiunto la nota - sarà sottoposto» al gabinetto di guerra e al gabinetto di sicurezza.
06:34
06:34
Il punto alle 06.00
Il portavoce in lingua araba delle Forze di difesa israeliane (IDF), Avichay Adraee, nega le notizie apparse sui media arabi e palestinesi secondo cui le truppe dello Stato ebraico avrebbero ieri sera aperto il fuoco sulle persone in attesa di aiuti nella città di Gaza uccidendo almeno 21 persone. «Le ultime notizie secondo cui le IDF hanno preso di mira decine di residenti di Gaza giovedì sera in un punto di distribuzione di aiuti umanitari non sono corrette», afferma Adraee in una dichiarazione pubblicata sul suo account X. «Mentre le IDF esaminano i dettagli dell'incidente con la necessaria accuratezza, chiediamo ai media di agire allo stesso modo e di fare affidamento su informazioni affidabili in merito alla questione», aggiunge il portavoce militare israeliano. Il Ministero della Sanità palestinese gestito da Hamas ha affermato che almeno 21 persone sono morte e altre 155 sono rimaste ferite in nuova strage di civili in attesa di aiuti che sarebbe avvenuta per mano delle forze dello Stato ebraico vicino alla rotonda del Kuwait, nella città principale della Striscia.
La ministra degli Esteri australiana Penny Wong ha annunciato che il suo Paese ripristinerà i finanziamenti all'Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA). Lo riportano i media arabi e australiani. La Wong ha detto che un nuovo accordo in tal senso è in fase di finalizzazione e che l'Australia ripristinerà i 6 milioni di dollari di finanziamenti che erano stati sospesi a gennaio in seguito alle accuse di Israele secondo cui il personale dell'UNRWA avrebbe partecipato ai massacri di Hamas del 7 ottobre. «La natura di queste accuse giustificava una risposta immediata e appropriata. Il miglior parere attualmente disponibile da parte delle agenzie e degli avvocati del governo australiano è che l'UNRWA non è un'organizzazione terroristica e che le garanzie aggiuntive esistenti proteggono sufficientemente i finanziamenti dei contribuenti australiani», ha affermato la ministra. Diversi paesi hanno ripristinato i finanziamenti all'agenzia Onu: Canada, Svezia e Spagna, così come la Commissione europea. I fondi dell'Italia per l'UNRWA restano invece sospesi «finché non ci sarà un chiarimento e non sarà esclusa qualsiasi partecipazione ad attività terroristiche dei suoi dipendenti», ha detto quattro giorni fa il ministro degli Esteri Antonio Tajani in conferenza stampa alla Farnesina.
Le forze statunitensi hanno distrutto nove missili antinave e due droni nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi, afferma il Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom). «È stato stabilito che queste armi rappresentavano una minaccia imminente per le navi mercantili e per quelle della marina americana nella regione», ha affermato il Centcom in un comunicato pubblicato su X aggiungendo che all'inizio della giornata i ribelli sostenuti dall'Iran avevano lanciato due missili balistici antinave dalle aree verso il Golfo di Aden e altri due missili verso il Mar Rosso senza causare vittime o danni.