La statistica

Disabili e a rischio povertà, aumenta l’esclusione sociale

Preoccupa in Svizzera la situazione precaria delle persone con problemi fisici o psichici in difficoltà econimiche – Inclusione andicap Ticino: «Il riconoscimento di una rendita d’invalidità è un processo lungo e a volte complicato» – Danilo Forini: «In pericolo la possibilità di integrarsi nella società»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Jenny Covelli
01.12.2023 06:00

Nel 2021, una persona disabile su sei in Svizzera era a rischio povertà. È quanto emerge dagli indicatori delle pari opportunità che l’Ufficio federale di statistica (UST) ha pubblicato in vista della Giornata internazionale delle persone con disabilità, che ricorre il 3 dicembre. Nella fascia tra i 16 e i 64 anni, il 16% vive in un’economia domestica con reddito inferiore del 60% rispetto a quello mediano svizzero. La povertà, in questo contesto, è considerata come una forma di disuguaglianza. Una situazione che implica un elevato rischio di esclusione sociale, soprattutto se si considera che il 73% delle persone con disabilità prese in considerazione dalla statistica è professionalmente attivo.

«Sono dati che non mi sorprendono», commenta Marzio Proietti, direttore di inclusione andicap Ticino. «L’assicurazione invalidità (AI) non è un sostitutivo completo del mancato guadagno. L’intervento della prestazione complementare, poi, è previsto quando le rendite e gli altri redditi non riescono a coprire il fabbisogno vitale».

La battaglia legale

Le persone con disabilità, anche nel 2021, hanno beneficiato più spesso di prestazioni del sistema di sicurezza sociale - come fa notare ancora l’UST - cui, è bene precisare, non sempre è facile accedere. «Il riconoscimento di una rendita d’invalidità è un processo lungo e a volte complicato», precisa Proietti. «Lo scorso anno, il servizio giuridico di inclusione andicap Ticino ha ricevuto ben 700 richieste di assistenza. Molti contestano la prima decisione dei servizi cantonali che non entra nel merito di una rendita (l’incapacità lavorativa dev’essere almeno del 40%), oppure quest’ultima è inferiore a quella riconosciuta dal medico». Anche il servizio giuridico dell’associazione Procap è molto sollecitato, così come conferma il suo presidente, l’avvocato Marco Probst: «Mi sono occupato per 17 anni di queste casistiche. Nel catalogo delle prestazioni, l’AI è ingessata dalle varie ordinanze. Spesso la scienza medica è un passo in avanti rispetto alle disposizioni legali».

Dall’AI all’assistenza

Il direttore di Pro Infirmis Ticino, Danilo Forini, accende i riflettori proprio sul problema della burocrazia. Perché per accedere all’AI «occorre attendere mesi». Senza dimenticare il fenomeno del «non ricorso» alle prestazioni sociali per mancanza d’informazione o per la semplice vergogna.

«Un altro dato interessante è che l’8% delle persone con disabilità dichiara di ricevere prestazioni assistenziali, mentre per il resto della popolazione l’UST parla del 3%. Dati che a livello ticinese sono sicuramente sottostimati». L’organizzazione interviene annualmente con quasi 1 milione di franchi in aiuto di persone che non riescono a sostenere «costi imprevisti».

Difficoltà di integrazione

Ci sono poi casi di persone alle quali viene riconosciuta una capacità di guadagno. «Ma non sono ritenute idonee al collocamento, vengono escluse dai programmi occupazionali e di formazione», aggiunge il direttore di Pro Infirmis. «E per un datore di lavoro non è facile assume un dipendente che ha difficoltà o per il quale, ad esempio, il medico certifica necessità di movimento ogni 30 minuti o problemi di concentrazione». Un circolo vizioso: il rischio di povertà limita la possibilità di integrarsi nella società e, di fatto, implica l’esclusione. «Bisogna sbarcare il lunario in questo limbo», conclude l’avvocato Probst.

«La condizione di disabilità non deve tradursi nell’impossibilità di autodeterminazione», conclude Forini .