Disagio e benessere nella Scuola, il DECS traccia priorità e interventi

È innegabile: il momento ha un suo valore simbolico oltre che politico. E così, con il più classico dei conti alla rovescia in vista della campanella d’inizio prevista per lunedì 2 settembre, il Dipartimento dell’educazione della cultura e dello sport (DECS) ha fatto il punto sui temi che saranno al centro del dibattito parlamentare nei prossimi anni. Per la sua direttrice, Marina Carobbio Guscetti, è stata quindi l’occasione per ribadire alcuni principi della sua conduzione: «L’insegnamento è il perno dell’attività dei docenti. Sempre più, però, questi, accanto all’insegnamento delle loro materie, sono chiamati a rispondere alle crescenti espressioni di disagio degli allievi». Un chiaro riconoscimento del grido d’allarme lanciato (ancora recentemente) dal corpo insegnante, ma anche la premessa per una conclusione altrettanto forte: «Senza le adeguate risorse in termini di personale, di sostegno e di strutture, le crescenti espressioni di disagio rischiano di mettere a rischio valori fondamentali come l’equità, l’accessibilità, le pari opportunità e la qualità della scuola». Una dichiarazione da leggersi in relazione alla situazione critica in cui versano le finanze cantonali, in vista del Preventivo 2025: «In Parlamento, durante il precedente dibattito, ho affermato che ridurre la spesa per l’educazione può avere conseguenze gravi sulla qualità della scuola e sulla presa a carico dei giovani in difficoltà», ha ribadito la consigliera di Stato. Insomma, per garantire una scuola di qualità è essenziale fornire ai docenti i mezzi necessari per realizzarla: «Si tratta di riconoscere le priorità. La scuola non è l’unica, ma sicuramente lo è per il futuro dei giovani e del nostro cantone. Una serie di studi recenti mostrano infatti che la spesa per l’educazione in Ticino è inferiore rispetto al resto della Svizzera. Vogliamo davvero risparmiare sulla scuola? Vogliamo avere meno figure per la presa a carico dei giovani e per l’insegnamento? Non credo che sia questo ciò che chiedono i ticinesi», ha aggiunto Carobbio Guscetti.
Il benessere della scuola, quindi, resta al centro dell’azione politica del DECS, con un orecchio rivolto al dialogo, perché «un sistema educativo può crescere solo se è in grado di coinvolgere le sue componenti nei processi di cambiamento». Chiaro il riferimento (anche) alla decisione di ritirare il messaggio sulla legge della scuola dell’obbligo, in ragione di una precedente mancata consultazione allargata. Insomma, il Dipartimento dice di voler puntare sul dialogo e sul confronto. Ma con quali limiti per i docenti? Sul caso del professore della Spai di Mendrisio, sospeso dalla direzione scolastica a giugno, il DECS non ha voluto entrare nel merito. In generale, però, ha assicurato di volere stare al fianco di docenti, direzione e allievi. In quest’ottica s’inseriscono anche alcuni servizi specialistici a sostegno di direzione, docenti, allievi e famiglie. Tra questi il (nuovo) servizio di accompagnamento e monitoraggio per gli istituti scolastici, pensato per gestire conflitti e tensioni negli istituti.
«Quindici segnalazioni»
Non solo. Per tutelare il benessere degli allievi, il Dipartimento ha annunciato l’intenzione di estendere le direttive sui comportamenti inadeguati, introdotte nel 2023 nelle scuole cantonali, anche nelle scuole comunali. «Sono in corso le valutazioni e gli approfondimenti necessari per estendere e adattare queste direttive alle scuole comunali», ha spiegato Emanuele Berger, direttore della Divisione della scuola. Il bilancio della misura, a un anno dalla sua introduzione, è positivo: «Grazie a questo obbligo di segnalazione, rivolto ai quadri scolastici, nel 2023 sono emerse 15 situazioni che hanno richiesto approfondimenti». La direttiva - ricordiamo - era stata voluta dal DECS dopo l’episodio di abusi che aveva coinvolto l’ex direttore di una scuola media del Luganese. «In quel caso, la direzione del DECS non venne informata di una serie di cose che stavano succedendo nell’istituto. Dopo quel caso, venne quindi istituito l’obbligo, per chi fa parte delle direzioni scolastiche, di discutere e segnalare queste questioni».
Corsi A e B
Spazio nella conferenza anche al tema del superamento dei livelli, la cui fase di sperimentazione, da settembre, entrerà nel secondo anno. «La valutazione di massima da parte degli attori coinvolti (allievi, genitori, docenti e direzioni scolastiche delle sedi interessate) è positiva», ha osservato Berger. In particolare, la codocenza ha riscosso grande apprezzamento da parte dei docenti che l’hanno sperimentata. I punti di maggiore criticità, invece, riguardano la valutazione dell’allievo: «Passare da un sistema che per decenni ha suddiviso gli allievi in livelli, a uno che sperimenta l’insegnamento e la valutazione in classi eterogenee non è semplice», ha detto Berger. «Comunque, c’è grande interesse ed entusiasmo nel portare avanti questa riforma. Dai primi dati, che ancora non sono stati pubblicati, emerge un apprezzamento generale». Il documento conclusivo sulla sperimentazione è atteso entro settembre 2025: «Le indagini svolte dall’Alta scuola pedagogica dei Grigioni permetteranno al gruppo di accompagnamento chiamato a seguire la sperimentazione di formulare, entro settembre 2025, una valutazione articolata del processo di innovazione all’indirizzo del Dipartimento e del Parlamento». Come richiesto dal Gran Consiglio, questo rapporto permetterà poi al Consiglio di Stato di fare i passi necessari per la modifica della base legislativa, con l’obiettivo (riservato all’accordo del Parlamento) di superare l’attuale sistema a partire dall’anno scolastico 2026/27. Le premesse, comunque, sono buone: «Dalle testimonianze dei docenti riscontriamo una maggiore motivazione sia da parte degli allievi più deboli, sia da quelli più forti». In totale la sperimentazione coinvolgerà 379 ragazze e ragazzi di terza media (21 classi) e 372 di quarta (20 classi) ripartiti su sei istituti: Ambrì, Acquarossa, Bellinzona 2, Massagno, Caslano, Chiasso.
Campagna di collocamento
Per quanto concerne invece la formazione professionale, saranno circa 12 mila le persone che tra pochi giorni inizieranno o proseguiranno il loro percorso in uno dei 22 centri professionali del cantone. Per quanto riguarda la campagna di collocamento a tirocinio, che si concluderà solo a fine ottobre, Oscar Gonzalez, aggiunto al direttore della Divisione della formazione professionale, ha precisato che «allo stato attuale sono stati sottoscritti 1.892 nuovi contratti di apprendistato». L’evoluzione dei nuovi contratti è positiva e ricalca la tendenza dello scorso anno, ma la sfida di riuscire a collocare tutte e tutti i giovani che intendono iniziare un apprendistato è ancora aperta. Saranno infatti circa 3.600 le ragazze e i ragazzi che entreranno per la prima volta in un percorso di formazione professionale, 1.100 dei quali in una scuola a tempo pieno e 2.500 con un apprendistato di tipo duale scuola-azienda». A sostegno dei giovani minorenni alla ricerca di un posto di apprendistato, il DECS ha attivato nelle scorse settimane il Gruppo operativo per il collocamento a tirocinio. Quest’anno si sono annunciati 188 giovani (167 nel 2023).