La posta di Carlo Silini

Disoccupazione: gli inganni della statistica

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Carlo Silini
21.07.2022 06:00

Buongiorno Carlo. È noto che se io mangio due mele e tu digiuni, per le statistiche ce ne pappiamo una a testa. Spesso si esulta per la disoccupazione ai minimi storici e il Ticino in linea con tale miglioramento. Ma scherziamo? Se perdo il diritto alla disoccupazione e trasloco nell’assistenza sociale, un tasso percentuale sorride, l’altro si aggrava. È meglio o peggio? I media dovrebbero pesare le notizie, analizzare, interpretarle, e poi spiegare l’inganno, che spesso le statistiche portano… SECO. Se no si continua ad applaudire tre morti di Covid, perché fanno diminuire il numero degli ospedalizzati… Va bene studiare i fenomeni in base ai metodi matematici, ma occorrerebbe sempre attribuire ai dati il giusto valore. Cordialmente,

Roberto Genazzini

Gandria

Caro Roberto Genazzini, bello l’esempio delle mele! Personalmente mi rallegro sempre del calo del tasso di disoccupazione, è una delle poche cose al ribasso che apprezzo. Ma so bene, che – come ogni dato statistico – anche questo va letto e bene intepretato, quindi tendo a gioire in modo contenuto. In effetti è vero che se da una parte, secondo la statistica SECO, i disoccupati iscritti calano di mese in mese, è altrettanto vero che molti ex disoccupati, dal momento in cui esauriscono il diritto alle indennità, non entrano affatto nel mercato del lavoro, ma «spariscono» andando incontro a un destino peggiore. Insomma, escono dalla statistica a tasche vuote e finiscono in assistenza o a carico delle famiglie. Non solo. Le statistiche non considerano neppure quei disoccupati iscritti presso gli Uffici regionali di collocamento che vengono definiti «non immediatamente disponibili». In realtà sono dei disoccupati che beneficiano di un programma occupazionale o di riqualificazione professionale a tempo determinato, percependo un salario che in genere non raggiunge neppure il livello delle indennità (70% o 80% del precedente salario). Aggiungiamo pure i giovani che non figurano nelle statistiche perché cercano fortuna all’estero. A conti fatti, quindi, il dato sui disoccupati ci dice solo una parte della verità e tace su diverse altre. A mio modo di vedere bisognerebbe quindi publicare contemporaneamente le statistiche sui disoccupati e quelle sulle persone in assistenza così come dei disoccupati non immediatamente disponibili per il mercato del lavoro. Confrontando i tre dati uscirebbe un quadro più completo della situazione. Si potrebbe capire, per esempio, se alla diminuzione dei disoccupati corrisponde un aumento degli occupati o, al contrario, delle persone costrette ad andare in assistenza. In conclusione, non demonizzerei la statistica in sé, che offre solo dei dati numerici neutri. Se vuole prendersela con i media che non analizzano a sufficienza i dati faccia pure, ma secondo me i politici hanno responsabilità molto maggiori perché quasi sempre utilizzano solo i dati statistici parziali che rafforzano le loro posizioni e ignorano tutti gli altri.