Dopo l'Euro-sbronza, a Basilea continuano a festeggiare

l day after è come una domenica da adolescenti: dopo la «sbronza» di Eurovision, protrattasi fino a notte fonda, Basilea si sveglia un po’ frastornata e già si prepara a festeggiare di nuovo, oggi pomeriggio, per la vittoria in campionato. È la fotografia di un momento d’oro per la città renana, che passa da una festa all’altra ed è quanto mai «piena di energia vibrante» per usare le parole del presidente del Consiglio di Stato Conradin Cramer.
Mentre alla St. Jakobshalle si sbaracca, dunque, e la Città stila il bilancio per i giornalisti - con tre agenti di polizia rimasti feriti sabato sera durante una manifestazione non autorizzata contro la partecipazione di Israele - l’antistante St.Jakob-Park si prepara ad accogliere la marea rosso-blu che festeggia Shaqiri e compagni.
Non è finita: a giugno arrivano i 4mila artisti di Art Basel, con il suo indotto di eventi e installazioni che nella «capitale svizzera della cultura» non mancano mai e e infatti si sono viste già durante l’Eurovision (dalla Fondazione Beyeler di Riehen alla scultura gonfiabile realizzata da Claudia Comte in Messeplatz). Insomma la festa continua.
Un palcoscenico accogliente
«È vero che la città è più che mai vitale e nell’aria si respira un grande entusiasmo» conferma la cantante Kim Bollag, cresciuta a Gordola e trapiantata a Basilea per seguire la sua carriera musicale (un rap dai toni riflessivi, il prossimo album «Weg Gah» è in uscita in autunno). Competizione canora a parte - «un evento che ha sprigionato energie, la città è piena di eventi e dibattiti collaterali» - la scena musicale basilese è vivace tutto l’anno e «decisamente accogliente e aperta anche a voci diverse all’insegna del multiculturalismo» racconta Bollag per esperienza personale. Resta il fatto che «vivere di sola musica» come in altre parti della Svizzera «è comunque difficile per via delle dimensioni ridotte del mercato e del bacino di pubblico» senza contare il carovita.
Sono le due facce del successo cittadino. Crocevia di lingue e snodo di primissimo piano «almeno fin dal Rinascimento» Basilea è la città più europea della Svizzera «anzitutto per vocazione geografica e per la sua lunga storia di incontro e contaminazione tra cultura francese, tedesca e svizzera» ricorda Angela Ferrari, ordinaria di linguistica presso l’Istituto di italianistica dell’Università di Basilea. «A queste componenti va aggiunta poi la cultura italiana, molto vivace, espressione di una comunità italofona tra le più grandi del paese».
Calamita di talenti
La città universitaria - UniBasel è l’ateneo più antico della Svizzera, fondato nel 1460 da Papa Pio II - cresce grazie alle sinergie internazionali con le vicine Mulhouse e Friburgo in Brisgovia: è dai tempi di Erasmo da Rotterdam, sottolinea Ferrari, che le connessioni «sono la forza di questa città e i grandi eventi internazionali le catalizzano». Vale anche per un appuntamento «pop» come Eurovision, a cui il mondo accademico non si è sottratto: tra gli altri momenti di riflessione, da segnalare una conferenza su «uomini e donne nella canzone leggera italiana degli anni Settanta» organizzata proprio dall’Istituto di Italianistica settimana scorsa in collaborazione con l’Associazione per i rapporti culturali tra Svizzera e Italia.
In una città che attira talenti non solo in ambito culturale, trainata dal settore farmaceutico - in doppia veste di mecenate e datore di lavoro - il costo della vita è «certamente un tasto dolente e pesa sulle esperienze ad esempio anche di studenti e ricercatori» registra Ferrari. È l’altra faccia della medaglia di una città-cantone che cresce non solo in termini di turismo (di qualità) ma anche di reddito: il Pil pro capite è il più alto del paese (209mila franchi nel 2022, ultimo dato) seguito da Zugo e quasi il doppio che a Zurigo, in crescita ininterrotta da un ventennio.
La Champions dell’arte
Il merito è soprattutto delle eccellenze industriali - a cui si aggiungerà il quartier generale del neonato colosso Helvetia-Baloise, a fusione completata - ma anche il soft-power della cultura ha un peso crescente. La perdita del palcoscenico orologiero a favore di Ginevra - con il passaggio di consegne da Baselworld a Watches and Wonders, nel 2023 - sembra in questo senso segnare il passo: la Messeplatz è dominata ora da ArtBasel, che torna dal 19 al 22 giugno con il suo diffuso «Parcours» (un Fuorisalone renano) di istallazioni sparse per la città. Il primato di rilevanza internazionale, qui, è indiscusso e sempre più solido: per fare una metafora calcistica (d’attualità) è «un po’ la Champions League dell’arte contemporanea» esemplifica Carlo Repetto della Repetto Gallery di Lugano. «È il luogo dove tutti sognano di essere». Trasferitasi da Londra al Ceresio nel 2022, quest’anno la galleria ticinese parteciperà alla kermesse per la prima volta (con una maxi-scultura dell’artista Arcangelo Sassolino, padiglione Unlimited) ed è una sorta di consacrazione. Dall’esperienza del visionario Ernst Beyeler («è da lui che è nato tutto») si è sviluppato un ecosistema che «tra l’evento in sé e il suo corollario rappresenta un volano enorme per la città e non solo» sottolinea Repetto. Basilea è l’epicentro esclusivo di un mercato che - secondo il rapporto annuale pubblicato proprio da Art Basel e UBS, la bibbia del settore - nel 2023 ha registrato vendite per 65 miliardi di dollari. Più del fatturato generato dal calcio mondiale, per farsi un’idea. In attesa della vera Champions League - con i migliori auguri a Shaqiri e compagni - è già una bella consolazione.