Tragedia in Vallese

«E poi c’è l’imponderabile»

Un grave incidente sul Grand Combin, a 3.400 metri, ha causato la morte di due alpinisti e il ferimento di altri nove – La fatalità è stata causata dalla caduta di alcuni seracchi – Stefano Doninelli (SAS): «Zona attrattiva, per esperti, ma anche molto spaccata»
Paolo Galli
27.05.2022 21:34

«Senti la paura e ti chiedi: perché ho paura? Ho paura perché sopra la mia testa ho questi seracchi che possono venire giù da un momento all’altro». Il grande Simone Moro, forse l’alpinista più noto della sua generazione, in questa intervista del 2019 ci parlava di paura, accennando anche al concetto di rischio: «L’accettazione del rischio ti permette la realizzazione di qualcosa di eccezionale, di qualcosa che vada oltre il limite delle tue capacità». Paura e percezione del rischio, elementi virtuosi, in montagna. A volte però c’è anche da considerare l’imponderabile. Perché i seracchi di cui parlava Moro possono davvero venire giù da un momento all’altro. È quanto è avvenuto ieri mattina in Vallese, sul Grand Combin. E diciassette alpinisti ne hanno pagato le conseguenze. Due di loro - una 40.enne francese e un 65.enne spagnolo - sono morti, nove i feriti (due gravi).

Quaranta soccorritori

Uno degli incidenti più importanti dell’ultimo decennio, sulle montagne svizzere, anche in quanto a mezzi dispiegati dalle compagnie di salvataggio coinvolte. Compagnie che hanno ricevuto le prime chiamate d’allarme alle 6.20 e che, subito, hanno reagito. Sette gli elicotteri impegnati da parte di Air Glaciers, Air Zermatt e REGA. Quaranta i soccorritori corsi sul posto. «Quaranta soccorritori: sì, è un numero fuori dal comune, per un incidente fuori dal comune». A parlare è Stefano Doninelli, capo soccorso della Stazione di Lugano del SAS (Soccorso alpino svizzero). «Va considerato come un incidente importante per numero di persone coinvolte, per la posizione in cui è avvenuto e per i soccorsi chiamati in causa. Un’operazione, quella di soccorso, resa subito complicata dalle incognite relative alle condizioni delle persone colpite, oltre che dal luogo, a 3.400 metri d’altezza, con il pericolo di un’ulteriore evoluzione della situazione, tra ghiaccio e neve, possibili nuove valanghe». Le stesse autorità - che hanno avviato un’indagine - hanno in effetti raccomandato di non recarsi nella zona, definita come ancora molto pericolosa.

Che cosa causa il distacco

La tragedia sul Gran Combin - gli alpinisti lo stavano salendo lungo la Voie du Gardien, e in quel momento erano giunti in una zona chiamata Plateau du Déjeuner - è stata causata dalla caduta di alcuni seracchi. Doninelli spiega: «Parliamo di muri di neve e di ghiaccio, di dimensioni variabili, che possono originarsi durante il movimento di un ghiacciaio a seguito dell’apertura di crepacci. Sono muri sempre in movimento. E quindi il pericolo è costante. Il seracco e il crepaccio rappresentano i due principali pericoli in un’ascensione alpinistica». A favorire il movimento dei seracchi e dei distacchi di neve vi sono le alte temperature, come sottolinea sempre l’esperto soccorritore. Per questo, probabilmente, il gruppo in questione si era mosso di primissima mattina, proprio per evitare, o scongiurare, il rischio. Molti ieri hanno evidenziato proprio le alte temperature del periodo. «Uno dei tanti fattori che, sommati uno all’altro, possono determinare il distacco di un seracco, o comunque un incidente. Per questo, quando si decide di affrontare un’ascesa del genere, ci si confronta con le guide alpine locali. Loro, meglio di chiunque altro, possono valutare l’evoluzione dei giorni precedenti. È vero che le temperature, in questo inverno, sono state mediamente più alte. In quella zona non posso dire quanto abbia nevicato, ma in generale la quantità di neve caduta è risultata in calo».

«E poi...». Doninelli si interrompe, riflette. «E poi c’è comunque l’imponderabile. Nonostante tutti i possibili elementi noti, rimane difficile in montagna fare una valutazione precisa». Il rischio rimane un elemento costante, durante un’ascesa, specie in zone così pericolose.

Temperature basse a quell’ora

In questo caso il pericolo - al netto dell’imponderabile - è una questione anche legata al grado d’esperienza. Ed è vero che difficilmente si arriva sino a quel Plateau da principianti. «È un’ascesa per esperti», da qui non si scappa. «Il Grand Combin è una zona molto attrattiva per alpinisti di un certo livello, perché offre diverse vie impegnative. Di principio quindi garantisce una certa selezione naturale. Al di là delle capacità di chi le affronta, sono zone, quelle in questione, molto spaccate, con diversi seracchi». L’indagine è in corso, «ma difficilmente si possono attribuire negligenze in queste situazioni. Lo stesso orario in cui si è verificato l’incidente è piuttosto anomalo: era normale, come detto, affrontare questa ascesa a quell’ora, quando le temperature sono ancora basse. Per questo forse la percezione del pericolo è inferiore, rispetto ad altri orari». Ma si torna lì, a ciò che non possiamo calcolare, a un movimento del ghiacchio, chissà, nulla che abbia a che fare con il grado d’esperienza degli alpinisti. Né con la paura. Il rischio, quello sì, quello rimane sempre esposto, anche e soprattutto all’imponderabile.

 

Il luogo in cui è avvenuto l'incidente. 
Il luogo in cui è avvenuto l'incidente. 
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