Clima

E se fossero le balene la cura contro il CO2?

Secondo una ricerca, l’ecosistema creato dai cetacei è in grado di assorbire anidride carbonica come 4 foreste amazzoniche - La soluzione? Salvaguardare questi animali marini
©EPA
Red. Online
28.09.2019 13:34

Se lo scenario dipinto dall’Ipcc (Comitato scientifico sul clima dell’Onu) per quanto riguarda gli oceani è a dire poco allarmante, le stesse distese d’acqua potrebbero nascondere al loro interno la «cura» per ridurre drasticamente le emissioni di CO2. Le balene e il loro ecosistema rappresenterebbero infatti un tassello di cruciale importanza nel meccanismo che porta all’assorbimento del 40% di tutto il CO2 prodotto nel mondo, ossia 37 miliardi di tonnellate. Sarebbe questa la recente scoperta dei biologi marini contenuta in una ricerca pubblicata sul sito del Fmi (Fondo monetario internazionale) e ripresa quest’oggi da «Repubblica». Secondo lo studio l’ecosistema degli enormi cetacei sarebbe in grado di assorbire anidride carbonica quanto 1.700 miliardi di alberi, ossia l’equivalente di 4 foreste amazzoniche, grazie alla formazione del fitoplancton, cioè gli organismi autotrofi fotosintetizzanti responsabili attualmente della produzione del 50% dell’ossigeno presente nell’atmosfera. La balena stessa, nell’arco dei sui circa 60 anni di vita, assorbe in media 33 tonnellate di CO2 (un albero circa 22 kg all’anno) e quando muore la sua carcassa porta con sé il CO2 sul fondo dell’oceano, dove resta per secoli. L’elemento più importante è però l’ecosistema dell’animale marino, legato alla sua digestione e allo spostamento negli oceani. Gli escrementi della balena sono infatti ricchi di ferro e azoto, elementi fondamentali allo sviluppo del fitoplancton, e con gli spostamenti acquatici del cetaceo questi minerali possono arrivare in superficie ed essere disseminati per i mari (la ricerca parla di balene come «pompe» e «nastri trasportatori»). Le enormi concentrazioni di fitoplancton che vengono a crearsi in questo modo rappresentano il più efficiente «risucchiatore» di anidride carbonica, e questi organismi - secondo gli scienziati - tendono ad aumentare insieme al numero di balene. Per i biologi, dunque, con più balene ci sarebbe più fitoplancton e di conseguenza meno anidride carbonica. Tradotto: riduzione dell’effetto serra grazie a quella che la ricerca definisce una strategia «no-tech». Secondo lo studio bisognerebbe impedire alle navi di operare nelle aree in cui vivono le balene, e vietarne la caccia, dato che anche solo un incremento dell’1% di fitoplancton nei mari significa assorbire centinaia di milioni di tonnellate di CO2 in più all’anno. Il numero di balene attualmente stimato è di circa 1, 3 milioni di esemplari, meno di un quarto di quante popolavano gli oceani prima dell’industrializzazione.