Mondiali di hockey

È una Svizzera imperfetta, ma imbattibile

I rossocrociati hanno chiuso il loro girone al primo posto e giovedì affronteranno gli USA nei quarti di finale – Lars Weibel: «Siamo contenti, ma c’è margine per crescere ancora» – Patrick Fischer: «Spirito di gruppo eccezionale» – L’infortunato Tristan Scherwey spinge i compagni: «Il mio cuore è con voi»
Fernando Lavezzo
24.05.2022 17:13

Sette partite, sette vittorie e Svizzera al settimo cielo in vista del quarto di finale di giovedì con gli Stati Uniti. Contro la bestia nera tedesca bastava un punto per assicurarsi il primo posto nel girone ed evitare avversari oggettivamente più forti quali Finlandia, Svezia e Cechia. Di punti ne sono arrivati due, ai rigori.

Per la settima volta in questo Mondiale, i rossocrociati hanno potuto allinearsi a centro pista e abbracciarsi sulle note del salmo svizzero. Lo staff tecnico ha fatto altrettanto in panchina. In tribuna, dirigenti e giocatori in sovrannumero non si sono sottratti al rituale. C’era anche Tristan Scherwey, con le sue stampelle. L’attaccante romando ha voluto rimanere un altro giorno a Helsinki con la squadra. Domani farà ritorno a Berna, dove la sua caviglia rotta verrà operata a fine settimana. «Il mio cuore soffre, mi sarebbe piaciuto restare qui con i ragazzi, ma devo ascoltare il mio corpo. Il dolore al piede aumenta, non voglio rinviare l’intervento».

Durante la gara con la Germania, la maglia numero 60 di Scherwey è rimasta appesa di fianco alla panchina rossocrociata. «Un gesto che mi ha toccato», afferma Tristan trattenendo le lacrime. «So che contro gli USA i miei compagni saranno pronti. Hanno i mezzi per andare fino in fondo».

La svolta dopo Pechino

Imbattibile, irriducibile, ma imperfetta. È questa la Svizzera vista nella fase preliminare. Anche ieri. Passata subito in vantaggio, la squadra elvetica si è presto smarrita in un brutto primo tempo, chiuso sotto 1 a 2. Si è poi ritrovata, andando sul 3-2 al 40’. Nel terzo periodo è arrivato il pareggio tedesco. Niente di grave. Ma in un girone senza la Russia e con un Canada balbettante, non bisogna cedere a facili entusiasmi. Lo sa benissimo Lars Weibel, responsabile delle selezioni rossocrociate: «In ogni partita sono emersi alcuni aspetti da correggere, ma la base c’è e siamo contenti. Abbiamo migliorato tante cose dalle Olimpiadi di Pechino e dai Mondiali di Riga. Volevamo giocare in modo più duro, andando nella stessa direzione dell’hockey internazionale. La strada è quella giusta e la squadra ha recepito il messaggio. C’è stata trasparenza, ognuno conosce il suo ruolo. Si vede l’unità di intenti tra dirigenza, staff tecnico e giocatori. Nelle partite più difficili abbiamo sempre saputo reagire e questo ci dà fiducia. Non molliamo mai e restiamo calmi nelle situazioni critiche. Significa che abbiamo fatto progressi anche a livello mentale. Allo stesso tempo, vogliamo crescere ancora e vogliamo farlo in fretta. Ad esempio, non ci è piaciuto inseguire il punteggio dopo i primi tempi con Francia e Germania».

Una squadra affamata

Grazie al primo posto, la Svizzera giocherà il suo quarto a Helsinki, senza trasferimenti. Saranno gli americani a dover lasciare Tampere, dove poi si disputeranno le semifinali e le finali per le medaglie. «Qui ci troviamo bene e poter passare una vigilia tranquilla, senza il viaggio, è un piccolo vantaggio», spiega Patrick Fischer.

L’allenatore è molto contento di quanto fatto fin qui dalla sua selezione: «Lo spirito di gruppo è stato fantastico sin dal primo giorno di preparazione. La squadra è viva, è felice. E ha tanta fame. Abbiamo lavorato duramente e ora stiamo raccogliendo i primi frutti. Giochiamo in modo più intenso e aggressivo rispetto al passato. Abbiamo segnato tanto perché abbiamo creato più traffico davanti alla porta. Non è stato tutto impeccabile, in alcune partite abbiamo incontrato delle difficoltà, ma abbiamo sempre trovato il modo di reagire. Questo ci dà fiducia. Il primo posto è meritato: abbiamo ottimi special team, portieri bravissimi, una difesa solida e il miglior attacco del Gruppo A. Giovedì, però, tutto questo non avrà più importanza. Ricominciamo da zero e io non vedo l’ora. Gli USA sono forti, fisici, veloci. Ma noi a Tampere ci vogliamo andare».

 

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