«Ecco perché vogliamo investire 10 milioni per la sanità a Locarno»

«Demoliremo questo edificio vetusto, oggi adibito ad ospitare alcuni uffici dell’amministrazione», spiega al Corriere del Ticino il direttore Christian Camponovo indicando il palazzo, sempre di proprietà del Gruppo ospedaliero Moncucco, di fronte all’ingresso della Clinica Santa Chiara a Locarno, «e realizzeremo un nuovo stabile. Abbiamo appena presentato la domanda di costruzione». In tutto, duemila metri quadrati di spazi, per un investimento di dieci milioni, che serviranno a concentrare le attività ambulatoriali. Il cantiere, che sarà aperto il prima possibile, dovrebbe chiudersi rapidamente «Forse già entro la fine dell’anno prossimo, iter amministrativo permettendo».


Una sorpresa positiva
Il settore della sanità privata, dunque, scommette sulla Città. Una scelta dettata dal successo, che ha colto di sorpresa i vertici dell’azienda. «A breve saranno visibili sul terreno i profili che mostreranno il volume in arrivo. Abbiamo fatto il possibile per rispettare tutti i criteri e le prescrizioni del piano regolatore, così da evitare ritardi. Ora aspettiamo la fine della pubblicazione per compiere i prossimi passi». La giornata uggiosa, la prima a segnare in maniera decisa l’ingresso nella stagione autunnale con un importante calo delle temperature, non frena la ventata di positività sull’avvenire di una regione che, nel campo delle cure, sembrava essere rimasta man mano sempre più indietro.
Difficoltà alle spalle
«Sì, è proprio una bella novità. Quando avevamo rilevato questa struttura, tra il 2022 e il 2023, le difficoltà erano davvero importanti. Allora si trattava di far quadrare i conti. Oggi, invece, ci troviamo di fronte a una crescita che ci spinge a guardare avanti con fiducia, tanto da sentire la necessità di crescere», prosegue il 54.enne con tono entusiasta. I futuri locali rappresentano la chiave per avviare la ristrutturazione del «corpo principale», il «palazzo arancione appunto». Un intervento già in programma che, per evidenti ragioni è stato deciso di rinviare, vista l’impossibilità di fare posto in maniera progressiva tra le varie aree in oggetto. «Per farlo, dobbiamo prima liberare alcuni ambienti, perché con l’attuale tasso di occupazione è complicato», racconta l’intervistato.
La soluzione del prefabbricato
«Appena riusciremo a concludere il trasloco, potremo avviare i lavori». Una soluzione prefabbricata permetterà di ridurre i tempi e i disagi per il quartiere. «Abbiamo scelto tecnologie innovative e una ditta immobiliare interessata a sperimentare questo approccio, seguendo i più moderni criteri di sostenibilità, come la certificazione Minergie-P, con l’idea è di garantire il massimo agio a chi la impiegherà». Il nostro interlocutore evidenzia poi come l’attenzione all’impatto sulla natura sia centrale, in particolare minimizzando gli effetti indesiderati nel corso dell’edificazione e riducendo al minimo i consumi energetici nella gestione quotidiana una volta conclusa l’opera.
Tornando alla decisione strategica di puntare sul Locarnese per sviluppare competenze, il direttore del gruppo dichiara quanto sia importante rispondere alle esigenze della comunità locale: «Abbiamo sempre ribadito la nostra intenzione di investire qui. Siamo convinti che la medicina di prossimità passi anche dalla presenza dei nostri medici sul territorio».
Ampliare l’offerta
La crescita della richiesta rilevata nell’arco di un paio d’anni ha portato a un utilizzo intensivo dell’architettura esistente, tanto da rendere necessario l’affitto di luoghi esterni nelle vicinanze. Come detto, le possibilità di ulteriori sviluppi sono limitate dalla mancanza di spazi adeguati e da qui la necessità di un piano d’azione a tappe.
«All’orizzonte, grazie a questo nostro impegno, avremo la possibilità di integrare ulteriori servizi, ampliando l’offerta nel distretto, ma anche accogliendo medici interessati a intensificare la collaborazione con noi», conclude Camponovo.