Credit Suisse

AT1, quel «privilegio» della Finma che ostacola i procedimenti legali

La causa collettiva negli USA si scontra con la «censura» delle controparti svizzere
© CdT/Gabriele Putzu
Dimitri Loringett
11.09.2025 13:54

Si sarebbe già arenata la fase istruttoria della class action depositata al tribunale distrettuale di Manhattan, New York, contro Credit Suisse (e i suoi ex vertici e anche la società di revisione PwC) nella ormai stranota vicenda dell’azzeramento delle obbligazioni AT1. Stando a una lettera inviata lo scorso 2 settembre dallo studio legale statunitense KSF LLC, che rappresenta una delle parti coinvolte nella causa collettiva, alla giudice distrettuale Colleen McMahon: «Il convenuto Credit Suisse sta oscurando e trattenendo documenti disponibili sia negli Stati Uniti, sia in Svizzera sulla base di un'ampia invocazione del segreto da parte dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) e sulla base di varie leggi restrittive svizzere, anche se il contenuto generale di molte delle comunicazioni della Finma è già stato reso pubblico dalla Commissione parlamentare d’inchiesta svizzera». In altre parole, il tribunale newyorchese ha stabilito che gli investitori della class action possono acquisire le prove nel loro caso, ma sia CS, sia la Finma sembrano ostinarsi a fornirle solo in forma parziale o incompleta.

Lo stallo nel procedimento a New York rispecchia quello noto da tempo in Svizzera. Nell'aprile 2024, ricordiamo brevemente, la Finma aveva, tra le altre cose, esortato il Tribunale amministrativo federale (TAF) a non mostrare agli obbligazionisti i fascicoli del caso, sostenendo che la divulgazione rischiava una diffusione «incontrollata» ai media e poteva alimentare cause legali in Paesi in cui il rispetto dello Stato di diritto è «discutibile». «Nell’insieme – commenta l’avvocato luganese esperto di diritto finanziario Dario Item – le mosse compiute su entrambe le sponde dell'Atlantico equivalgono a una discutibile strategia di segretezza. In Svizzera, la Finma sostiene incredibilmente che la trasparenza minerebbe la fiducia dei soggetti sottoposti a vigilanza (ad esempio le banche, ndr) e darebbe adito a contenziosi all'estero, un linguaggio che, intenzionalmente oppure no, mette in dubbio le giurisdizioni di altri Paesi, lasciando inoltre gli investitori all'oscuro su come e perché si sia verificata la cancellazione dei bond AT1. Negli Stati Uniti, Credit Suisse tenta di aggrapparsi ai medesimi cavilli per limitare la “discovery”. Per gli investitori, la posta in gioco è chiara: trasparenza contro processo al buio. Il caso depositato al tribunale distrettuale di New York esiste proprio perché l’azzeramento degli AT1 richiede chiarezza sul fatto che le garanzie fornite dagli ex dirigenti di CS corrispondessero alla realtà dei numeri interni del Gruppo».

Nella sua lettera, lo studio legale americano sostiene infine che qualsiasi interesse che la Finma possa avere nell'invocare le leggi svizzere sulla privacy o i privilegi di vigilanza svizzeri in questa questione non può prevalere sugli interessi nazionali degli Stati Uniti nell'applicare le proprie leggi e nel giudicare in modo completo ed equo le questioni dinanzi ai propri tribunali con la piena divulgazione delle prove. «La mia posizione è molto chiara. Se volete raccogliere fondi negli Stati Uniti d'America, le uniche leggi che mi interessano sono quelle degli Stati Uniti d'America». Secondo l’avvocato Item, la dichiarazione della giudice McMahon, benché relativa a un’altra azione collettiva per frode finanziaria, «suggerisce che cosa accadrà alle obiezioni sollevate da Credit Suisse (e dalla Finma), obiezioni che abbiamo già criticato in precedenza come sostanzialmente pretestuose».