Atterraggio morbido

Soft Landing è l’espressione in inglese che indica un atterraggio morbido, cioè in economia un passaggio dalla crescita alla crescita lenta, mentre si evita la recessione. È una definizione che ha ripreso quota al World Economic Forum di quest’anno, dopo esser stata seriamente messa in discussione negli ultimi due anni da quanti sostenevano che una recessione internazionale, cioè il segno negativo annuo per la crescita globale, sarebbe stata inevitabile. Non che i sostenitori della inevitabilità di una recessione siano spariti a Davos, ma certamente il loro numero e l’intensità delle loro affermazioni sono diminuiti.La situazione a fine 2023, con una crescita mondiale in rallentamento ma non in territorio negativo, e con un’inflazione non ancora domata ma al di sotto di quella dell’anno precedente, ha tolto peso alle argomentazioni sull’approdo certo alla recessione. Sono pochi i Paesi che al termine dell’anno passato erano in recessione annua, mentre la gran parte delle economie, compresa quella svizzera, ha dato prova di resilienza. È quanto i sostenitori dell’atterraggio morbido avevano indicato. Ora naturalmente la diversità delle valutazioni si ripropone per il 2024, seppure con i «recessivi» meno sicuri e con i «morbidisti» più decisi nel prevedere un altro anno di rallentamento economico, senza recessione. Non che la crescita lenta sia un paradiso, questo nessuno lo sostiene, ma c’è una netta differenza tra il Soft Landing e la recessione.
Era di questo tipo l’aria che si respirava anche ieri al WEF, durante il Global Economic Outlook, il dibattito che ogni anno segna il termine dei lavori del Forum. Emblematici in questo senso sono stati in particolare gli interventi di Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea (BCE), e di Christian Lindner, ministro tedesco delle Finanze. Lagarde ha affermato che è in corso una normalizzazione, in altre parole che la normalità non è stata ancora ritrovata ma che ci sono stati miglioramenti nonostante le incertezze, economiche e geopolitiche.
A fine 2023 – ha detto la presidente della BCE – abbiamo visto una qualche ripresa dei consumi, mercati del lavoro meno stretti e una riduzione dell’inflazione. Quindi questo è quanto possiamo attenderci per il 2024, una prosecuzione di questi trend”. La BCE, come le altre principali banche centrali, è attesa al varco nei prossimi mesi sul tema dei tassi di interesse. Dopo i forti rialzi dei tassi attuati per contrastare l’inflazione, gli istituti centrali negli ultimi mesi non hanno deciso altri aumenti, visti i cali del rincaro. La grande domanda ora è se nel corso del 2024 le banche centrali cominceranno a ridurli, i tassi. Su questo né la Lagarde né altri banchieri centrali si sono sbilanciati, hanno ripetuto la formula classica, cioè che dipenderà dalle evoluzioni del contesto.
Quanto a Christian Lindner, ha affermato che «dopo gli shock di importanza storica degli ultimi anni l’economia globale ha dimostrato notevole resilienza». Lindner ha risposto anche sul fatto che la Germania sia tra i pochi Paesi in recessione annua nel 2023. «La Germania non è il grande malato d’Europa. È semplicemente stanca dopo la lunga fase di successo dal 2012. Con un buon caffè, riprenderemo la strada della crescita», ha detto. In effetti all’inizio degli anni Duemila la locomotiva tedesca ebbe difficoltà, ma si riprese in tempi non lunghi. Se sarà così anche questa volta oppure no lo vedremo in questo 2024 appena iniziato. Riflettori accesi sul capitolo Germania, maggior economia europea e partner principale per la Svizzera, dunque. Ma anche e soprattutto sulla crescita globale.