Auto europea, crollano gli utili di alcuni grandi marchi

Primo semestre nero per le grandi case automobilistiche europee. Stellantis, Porsche, Mercedes-Benz hanno fatto registrare conti da brivido. Numeri attesi, forse, ma non in queste dimensioni. Tra gennaio e giugno 2025, infatti, la riduzione dei volumi aveva fatto sì segnare nel Vecchio Continente il segno meno, ma soltanto dello 0,9%, con 6.815.320 vetture vendute contro le 6.879.158 del primo semestre 2024.
I ricavi delle aziende, invece, sono crollati. E, così come sottolineato da alcuni esperti, «hanno confermato un contesto sfidante». Stellantis, ad esempio, ha chiuso il bilancio di metà anno con una perdita netta di 2,3 miliardi, su ricavi in calo del 13% a 74,3 miliardi.
Il gruppo, che ha sede legale nei Paesi Bassi, ad Amsterdam, e controlla tra gli altri i marchi FIAT, Alfa Romeo, Chrysler, Citroën, Dodge, DS Automobiles, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, ha subìto il tracollo del mercato nordamericano, in passato la principale fonte di utili e oggi causa della perdita operativa: -951 milioni, rispetto ai +4,3 miliardi del 2024. Anche il flusso di cassa industriale netto è stato negativo per 3 miliardi, in netto miglioramento, però, rispetto al secondo semestre 2024, mentre la liquidità industriale rimane solida, a 47,2 miliardi.
Crollo verticale degli utili pure per il gruppo Mercedes-Benz, utili che nel primo semestre 2025 si sono fermati a 2,68 miliardi di euro contro i 6,08 miliardi dello stesso periodo del 2024 (-55,8%).
Nel comunicato diffuso per presentare i dati di metà anno, l’azienda di Stoccarda ha annunciato di voler rivedere le stime per quest’anno e di prevedere un fatturato complessivo certamente inferiore a quello del 2024.
Malissimo anche i profitti del primo semestre dell’anno per un altro marchio tedesco, Porsche, dal 2012 di proprietà del gruppo Volkswagen. Dai 3,06 miliardi di euro del primo semestre 2024, Porsche è passata a 1,01 miliardi, con una flessione del 67% che obbliga l’azienda a rivedere le stime per il 2025 per la terza volta in un anno. Nella semestrale, il produttore tedesco ha spiegato di aver subìto una riduzione delle vendite del 6,1%, passando da 155.945 a 146.391. «Continuiamo ad affrontare sfide significative in tutto il mondo - ha dichiarato l’amministratore delegato Oliver Blume - E questa non è una tempesta destinata a passare».
Il mercato europeo frena
La frenata di metà anno del mercato dell’auto nell’area dell’Europa Occidentale (UE + Svizzera, Islanda, Norvegia e Regno Unito) è stata complessivamente, come detto, dello 0,9%, ma nel solo mese di giugno il calo delle immatricolazioni ha raggiunto il 5,1%, con 1.243.732 di nuove auto vendute rispetto alle 1.311.043 dello stesso mese del 2024. Se si considera la sola area UE, il calo è ancora più significativo: -1,9%.
In generale, ha spiegato al Sole 24 Ore Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor - istituzione indipendente di ricerca sul settore automotive - «resta preoccupante la situazione che emerge dal confronto tra la situazione ante-pandemia Covid (2019) e l’attuale, con un gap del 19,1%. Una crisi che mette a rischio il futuro dell’auto europea rispetto, ad esempio, alla concorrenza delle case produttrici cinesi».
Calo netto in Svizzera
Secondo quanto rilevato lo scorso 25 luglio da auto-suisse, l’associazione degli importatori di automobili nella Confederazione, a metà del 2025 il mercato svizzero dei veicoli commerciali nuovi è rimasto «sotto pressione. Nei primi sei mesi sono stati messi su strada, complessivamente, 18.589 nuovi veicoli, con un netto calo del 17,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (22.440)». Un calo dovuto principalmente «alle prospettive economiche e al quadro normativo. Le incertezze legate all’inasprimento dei valori limite di CO₂ per i nuovi veicoli, la prevista modifica della tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni (TTPCP) per la disattivazione delle varianti di propulsione o la politica doganale degli Stati Uniti non incoraggiano gli investimenti».
Il calo, spiega ancora auto-suisse, «riguarda tutti i segmenti di veicoli, compresi i camper, il cui loro numero è diminuito di oltre un quarto rispetto all’anno precedente, segno evidente che il boom dei campeggi innescato dalla pandemia di Covid è definitivamente giunto al termine».
A detta di Thomas Rücker, direttore generale di auto-suisse, «È positivo che la quota di mercato delle auto e degli autocarri completamente elettrici sia in aumento. Ma è estremamente preoccupante che, allo stesso tempo, il mercato generale si stia restringendo. Siamo molto preoccupati per il contesto politico. A partire dal 2025, i valori obiettivo in termini di CO₂ sono stati inaspriti, ma mancano condizioni quadro affidabili e misure di sostegno, ad esempio per quanto riguarda la rete di ricarica rapida per autocarri. È quindi imperativo che vi siano incentivi completi per il passaggio a veicoli a basse emissioni».