Politica monetaria

BCE: il taglio dei tassi è di un quarto di punto, ma le stime di crescita si abbassano

L’istituto di emissione europeo ha ridotto il costo del denaro nella zona euro al 2,50% – Il consiglio direttivo della banca centrale ritiene che l’andamento dell’inflazione è in calo e vicino all’obiettivo – Riviste le previsioni del PIL per il 2025 allo 0,9%
La presidente della BCE Christine Lagarde ha lasciato intendere che la fase di allentamento si avvicina alla conclusione. © EPA/Ronald Wittek
Red. Economia
06.03.2025 21:11

La Banca centrale europea (BCE) ha tagliato i tassi di 25 punti base per la sesta volta da giugno scorso e porta il tasso sui depositi da 2,75% a 2,50%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali da 2,90% a 2,65% e quello sui prestiti marginali da 3,15% a 2,90%. «L’andamento dell’inflazione ha continuato a rispecchiare pressoché le attese dei nostri esperti e le ultime proiezioni sono strettamente in linea con le prospettive di inflazione precedenti», afferma ancora la BCE in una nota diffusa al termine del consiglio direttivo.

Al contempo la BCE ha ridotto le stime di crescita dell’Eurozona: «L’economia fronteggia perduranti difficoltà e i nostri esperti hanno nuovamente corretto al ribasso le proiezioni di crescita» allo 0,9% per il 2025 (era 1,1% nelle previsioni di dicembre scorso) e all’1,2% per il 2026 (dall’1,4%), scrive la BCE .«Le revisioni al ribasso per il 2025 e il 2026 - viene spiegato - riflettono la diminuzione delle esportazioni e la continua debolezza degli investimenti, in parte a seguito dell’elevata incertezza sulle politiche commerciali e su quelle economiche più in generale».

Commenti e analisi

«L’inflazione si sta raffreddando ma non è ancora sconfitta», afferma Stefan Gerlach, capo economista di EFG Bank. «I dati di febbraio - prosegue - hanno mostrato un’inflazione complessiva (headline) del 2,4%, un’inflazione di fondo (core) del 2,6% e un’inflazione dei servizi del 3,7%, tutte ancora al di sopra dell’obiettivo del 2% della BCE, ma che indicano che l’aumento dell’inflazione alla fine del 2024 è finito».

La riunione della BCE - scrive l’analista di Swissquote Carlo Alberto De Casa - arriva all’indomani del maxi piano di riarmo dell’Europa. «Un piano da 800 miliardi di euro - spiega - che potrebbe sostenere la crescita economica, ma che alimenta anche i rischi di inflazione e che ha determinato un vero rally al rialzo dei rendimenti obbligazionari. Ecco quindi il riferimento di Christine Lagarde (in conferenza stampa, ndr) al fatto che la fase di allentamento si avvicina alla conclusione».

Secondo Felipe Villarroel, portfolio manager di TwentyFour Asset Management (Vontobel): «Per gli investitori, lo sviluppo chiave da tenere d’occhio da qui in avanti sarà se l’orientamento della politica monetaria della BCE cambierà» a seguito delle misure di rilancio economico proposte in Germania dal futuro cancelliere Friedrich Merz, che implicheranno una maggiore spese fiscale e offerta aggiuntiva di Bund sul mercato. «I dettagli sono ancora scarsi - aggiunge - e dubitiamo quindi che la BCE si adeguerà immediatamente, ma c’è la possibilità che alla fine lo faccia». 

Il bazooka tedesco colpisce i Bund

Il «sell-off» dei titoli di Stato a livello globale di questi giorni prosegue, trascinato da quello dei Bund tedeschi, il cui rendimento medio sulla scadenza decennale è salito di altri 0,10 punti percentuali al 2,89%. Anche i rendimenti dei BTP italiani e OAT francesi sono saliti, al 3,95% e al 3,60% rispettivamente. Riguardo agli altri principali mercati extra-Eurozona, i Treasury americani a dieci anni rendono ora il 4,30%, i JGB giapponesi l’1,51% - ai massimi dal 2009 - e i Gilt britannici il 4,78%.

Le dimensioni della potenziale espansione fiscale in Germania - che finanzierebbe il maxi fondo infrastrutturale da 500 miliardi di euro - hanno sorpreso i mercati del debito sovrano globale, abituati al contenimento della spesa pubblica nella prima economia della zona euro. Secondo gli operatori di mercato, il continuo aumento dei rendimenti tedeschi riflette le migliori prospettive di crescita dell’economia della Germania e non le preoccupazioni sulla sostenibilità del debito di Berlino, che con circa il 63% del PIL è di gran lunga inferiore al livello di altre grandi economie occidentali come Francia, Regno Unito e Stati Uniti.

Il piano di rilancio economico-militare tedesco (ed europeo) ha spinto al rialzo la Borsa tedesca (l’indice DAX ha chiuso a +1,59%) e soprattutto i titoli di società legate alle infrastrutture, come ad esempio la tedesca Siemens Energy, salita del 5,83%. Ma anche la svizzera Geberit, il gruppo sangallese di impianti sanitari, che a Zurigo a guadagnato il 6,82% e il cui CEO ha dichiarato - in occasione della presentazione dei risultati annuali - che il piano tedesco stimolerà la fiducia nel settore delle costruzioni del Paese e beneficerebbe direttamente dell’aumento del lavoro negli edifici pubblici.

Sulle attese di rilancio degli investimenti infrastrutturali in Europa, l’euro si è ulteriormente apprezzato contro il dollaro, a 1,0830.

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