Benzina, tagliati i prezzi in Italia: grande concorrenza per il Ticino
La benzina si infiamma e Roma corre ai ripari, decidendo un taglio delle accise pari a 25 centesimi per benzina e diesel, a cui si aggiunge l’IVA al 22%, portando il calo a 30 centesimi di euro al litro. Lo sconto è previsto per un periodo di 30 giorni, ossia fino al 21 aprile. Così, il prezzo medio scende a 1,78 euro al litro. Nell’ultima settimana era a 2,137 euro al litro, e a 2,124 euro il diesel. Questa decisione preoccupa gli operatori del ramo in Ticino, che si vedono confrontati con la concorrenza italiana. Ricordiamo che la Confederazione applica una tassa di 76,82 centesimi al litro di benzina e di 79,57 centesimi per il diesel. In entrambi i casi si aggiunge il 7,7% di IVA. Quindi in totale si arriva a circa 90 centesimi al litro. Qual è l’aria che si respira fra i benzinai ticinesi? «Siamo molto preoccupati da questa evoluzione - spiega Matteo Centonze, presidente ATSS (Associazione Ticinese Stazioni di Servizio) - anche perché il Ticino nel 2021 non ha ancora recuperato i volumi che si facevano nel 2019: lo scostamento è ancora del 32%».
Sistema politico lento
«Purtroppo - continua - il nostro sistema politico non ci permette di reagire con la stessa celerità per l’introduzione di uno sconto, visto che ci vorrebbe un cambiamento della legge, con tutto l’iter politico della nostra democrazia diretta. Anche l’introduzione di buoni per carburanti cantonali per la popolazione andrebbe a finire nel niente, dato che le competenze del Consiglio di Stato sono limitate a degli importi soglia, che ovviamente in questo caso, viste le somme in gioco, richiederebbero l’avallo del Parlamento cantonale, con tutto il correlato iter politico. De facto, però, ci aspettiamo una forte correzione dei volumi». «Il differenziale di prezzo tra Italia e Svizzera - rileva - prima dell’entrata in vigore del provvedimento italiano era pressoché nullo. Possiamo pertanto sostenere che l’attuale differenza di prezzi riflette il taglio delle accise deciso dal Governo italiano e in vigore fino al 30 aprile. Siamo molto preoccupati, perché si tratta di una concorrenza sleale, sia verso i distributori Svizzeri ma anche tra gli Stati membri europei e la base legale europea non è stata rispettata. Ma Bruxelles è molto lenta e lontana».
Problema d'immagine
«D’altra parte la benzina è aumentata molto di prezzo - nota - e noi non ne siamo sicuramente felici, visto che a livello di immagine siamo messi subito all’angolo quando ci sono degli aumenti così forti. Noi sosteniamo delle misure simili da parte della Confederazione, anche se perderà una quota parte di gettito fiscale. Ma come detto, il nostro Paese ha delle dinamiche che gli impediscono di reagire con celerità. L’UDC ha lanciato una mozione per una riduzione temporanea della tassa sugli oli minerali nell’ultima sessione. Tuttavia la questione non sarà trattata fino alla sessione estiva e poi votata nella sessione autunnale (settembre). La riduzione della tassa sugli oli minerali può essere ottenuta solo attraverso una cambiamento della legislazione. Fino a quel momento il mondo avrà un aspetto diverso, così come i prezzi del petrolio». «Allo stesso tempo - precisa - l’iniziativa parlamentare che mira ad abolire la riscossione dell’IVA sull’imposta sugli oli minerali (tassa sulla tassa) è ancora in corso. Ma parliamo di un effetto di circa 7 centesimi al litro, che non sono niente se confrontati con la riduzione in Italia». Ma è davvero così conveniente andare in Italia a fare il pieno? La risposta è: non sempre. «Molti consumatori che vivono in Ticino, a Ginevra e a Basilea, ossia nelle regioni vicine al confine - afferma Martin Stucky, responsabile della comunicazione di Avenergy, l’associazione degli importatori di petrolio in Svizzera - fanno il turismo degli acquisti, o anche, come diciamo noi di Avenergy, il turismo del carburante. Comunque, questo non sempre è conveniente. Infatti l’Ufficio federale delle strade e il TCS hanno calcolato che il costo medio per km dello svizzero medio, tutto incluso (anche l’ammortamento) ammonta a 80 centesimi. Se si fa un pieno di 50 litri spendendo 20 centesimi al litro in meno, che è già moltissimo, il risparmio totale sarà di soli 10 franchi. Tuttavia, se bisogna fare 15 km per andare e 15 per tornare, il totale sarà di 30 km, che costa in tutto 24 franchi. Il calcolo è presto fatto: a fare il turismo del carburante c’è una spesa maggiore di 14 franchi e non un risparmio». «Insomma - conclude - ognuno deve sapere cosa vuole fare con i suoi soldi. Chiaramente, molti si muoveranno lo stesso perché vanno già all’estero a fare acquisti. Ma secondo me vale la pena di fare la spesa nel Paese dove si abita, anche per sostenere l’economia locale».
Traffico transfrontaliero
Per capire cosa succede in concreto abbiamo interpellato il rappresentante di una piccola catena di stazioni di servizio. «Chiaramente - spiega Pietro Lurati, portavoce di Euro Service, una catena con distributori propri, il cui marchio viene usato anche da altre stazioni - la preoccupazione c’è ed è anche abbastanza grande. Per le nostre stazioni di Caslano e Giubiasco un po’ meno, perché c’è molto traffico locale e abbiamo anche i negozi e l’ufficio cambi. Quindi non viviamo esclusivamente del traffico transfrontaliero e dei pendolari del pieno. Chiaramente la situazione è più grave per chi è proprio sul confine». «Comunque l’aumento dei prezzi ci ha colpito e si vedono già i primi cali delle vendite, anche perché le persone hanno paura e cercano di ridurre le spese». Ieri i prezzi di Euro Service erano di 1,92 per la verde 95 e 2,08 per il diesel. E non c’è molto spazio di manovra. «Il prezzo della benzina - spiega - lo fissiamo in base al prezzo di acquisto e se sale di 3 centesimi saliamo alla colonna dello stesso importo. Sui prezzi non possiamo fare molto. Magari possiamo adattarli leggermente se abbiamo benzina acquistata a prezzi più bassi, perdendo un po’ di margine. Poi siamo comunque sottoposti a una forte concorrenza. La coperta è corta. Il nostro margine di utile è già basso, fra gli 8 e i 12 centesimi lordi al litro, cui bisogna togliere i costi di gestione, per il personale e via dicendo. Se alle tasse di circa 90 centesimi al litro aggiungiamo anche la tassa sul CO2, la pressione fiscale ogni litro di benzina arriva a circa 1,2 franchi. In questa situazione non possiamo fare molto».