La fiammata del carburante
Il prezzo del carburante corre e chiaramente, a farne le spese, oltre agli automobilisti, è tutta l’economia. Fra martedì e mercoledì è salito di circa il 10% e nella zona fra Agno e Magliaso nelle stazioni di servizio un litro di benzina costava fra i 2,09 e i 2,16 franchi per la verde 95, fra 2,16 e 2,23 franchi per la verde 98, e fra i 2,25 e i 2,37 franchi per il diesel. In una stazione di servizio di Bironico il diesel costava ieri addirittura 2,58 franchi. Intanto il prezzo del Brent (la qualità di petrolio usata in Svizzera) resta ancora elevato. In mattinata quotava 130 dollari il barile, per scendere a 120 dollari circa in serata. Siamo vicini al record raggiunto nel 2008. «Chiaramente - spiega infatti Martin Stucky, responsabile della comunicazione di Avenergy, l’associazione degli importatori di petrolio in Svizzera - con il rialzo del prezzo della benzina ci sono ripercussioni per i consumatori e tutta l’economia. Ci sono milioni di svizzeri che devono spostarsi in auto per motivi di lavoro e io per esempio faccio 250 chilometri al giorno».
Sale il prezzo, ma la benzina c’è
«Dobbiamo subito sottolineare - nota - che quella che viviamo è una crisi di prezzo, non di approvvigionamento, perché nel Paese abbiamo abbastanza prodotti petroliferi ed è possibile fare benzina senza problemi. L’unico problema è che costa di più. E anche nel caso in cui ci fossero problemi di forniture, la Svizzera dispone di riserve di carburante per più di 4 mesi e per più di un anno di combustibile (per i riscaldamenti, ndr)».
«Anche in passato - ricorda - abbiamo avuto fiammate dei prezzi della benzina. Per esempio nel 2008 i prezzi sono stati vicini ai 2 franchi al litro e se guardiamo a come è salito il costo della vita in 12 anni, allora eravamo allo stesso livello di oggi. Nella storia abbiamo avuto oscillazioni importanti a causa di varie tensioni nel mondo e quando la situazione si è calmata si è tornati alla normalità. Ricordo che due anni fa la benzina costava 1,45 franchi al litro. Tutto dipende dal meccanismo dell’offerta e della domanda, che fa variare i prezzi in modo immediato».
Ben 90 centesimi di tasse
«Comunque - spiega - non è immaginabile un intervento della Confederazione per calmierare i prezzi. Non vedo come potrebbe. Ora fra tasse e sovrattasse (IVA del 7,7%) la Confederazione preleva oltre 90 centesimi al litro di imposte. E questo non può essere modificato. Inoltre, ora non ci sono altri fattori a spingere il prezzo, visto che neanche il dollaro è molto forte rispetto al franco».
«Tuttavia - sottolinea - non tutti i prodotti sono aumentati di prezzo. Per esempio l’olio da riscaldamento non ha seguito lo stesso trend. Ogni prodotto raffinato ha una propria domanda e quindi anche i prezzi hanno evoluzioni diverse».
«Noi non vediamo il rischio di penuria - conclude - visto che nel mondo ci sono 70 Paesi produttori di greggio e se un Paese si ferma gli altri aumentano automaticamente le estrazioni. Così abbiamo tante possibilità diverse per rifornirci. Inoltre, in Svizzera non utilizziamo neanche un litro di greggio proveniente dalla Russia o dall’Ucraina. La raffineria di Cressier si rifornisce da altri Paesi, come Stati Uniti e Libia, e il 98% dei prodotti raffinati arrivano dall’UE. E quindi non siamo preoccupati per gli approvvigionamenti».
Ad essere colpito è soprattutto chi si occupa di trasporti, visto che il costo della benzina rappresenta una quota importante del totale. «Gli autotrasportatori - afferma Adriano Sala, presidente della sezione Ticino dell’ASTAG, l’associazione dei trasportatori stradali - sono molto preoccupati per questa situazione, in particolare le piccole e medie imprese. I problemi maggiori si riscontrano, a corto termine, nel fare fronte agli impegni già presi senza poter aumentare le proprie tariffe. L’associazione sta raccogliendo consensi in modo da favorire la creazione di un clima politico favorevole al sostegno del settore. Il rischio è che siano i consumatori finali a doverne pagare le conseguenze, con un sensibile aumento del prezzo dei prodotti».
Trasporti più costosi
«La recentissima notizia del blocco delle importazioni di gas e petrolio provenienti dalla Russia da parte degli Stati Uniti e Gran Bretagna - afferma - non fa che accrescere sensibilmente le preoccupazioni legate alle conseguenze dell’aumento dei prezzi del carburante. Gli aumenti di circa 12 centesimi registrati nel mese di febbraio avevano portato ad un aumento medio di oltre l’1% del costo del trasporto». ASTAG non dispone dei dati attuali, ma il prezzo della benzina nel frattempo è ulteriormente aumentato.
«La nostra associazione - conclude Adriano Sala - è seriamente preoccupata per le conseguenze di questo aumento, sia visto il già difficile periodo vissuto da molte aziende del settore a causa della pandemia, sia in previsione della probabile crisi economica in cui ci si verrà a trovare».
Chiesto l’intervento di Berna
La questione è approdata anche al Consiglio nazionale: Lorenzo Quadri, consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi, ha inoltrato una interpellanza al Consiglio federale chiedendo che la Confederazione rinunci ad entrate derivanti dall’imposta sugli oli minerali per mitigare il rincaro del carburante generato dalla guerra in Ucraina.
Anche Piero Marchesi, consigliere nazionale e presidente UDC Ticino, ha sottoposto una domanda al Consiglio federale, chiedendo quali misure intende adottare per tutelare i cittadini di fronte all’aumento del prezzo della benzina.
«Nessuno è contento di questa situazione»
La situazione non è facile per i proprietari di stazioni di servizio e anche questa categoria è preoccupata. Ce lo spiega Paolo Righetti, direttore della Righetti Combustibili e presidente di Swissoil Ticino, l’associazione che raccoglie i commercianti di olio combustibile. «Noi abbiamo - nota - cinque stazioni di servizio, dove il prezzo per litro è di 2,21 franchi per la benzina 95 e 2,33 franchi per il diesel. Ogni distributore è autonomo nello stabilire i propri prezzi, ma siamo confrontati con una concorrenza fortissima, quindi i prezzi sono sempre allineati a quanto di meglio offre il mercato».
«L’attuale situazione dovuta alla crisi ucraina - sottolinea - non piace a nessuno, nemmeno a noi distributori, in quanto non traiamo alcun guadagno ulteriore e inoltre le vendite sono più difficoltose. Molte famiglie devono rinunciare a qualcosa per far fronte a prezzi simili. Comunque non ci sono problemi di approvvigionamento e quindi non ha senso fare scorte di benzina».
«Ci saranno effetti negativi - rileva - su tutta l’economia, perché aumenta il costo di tutta la filiera del trasporto e in Svizzera moltissimo viene trasportato su gomma a causa della conformazione del nostro territorio, dove il treno non arriva dappertutto». «Certo - afferma - siamo preoccupati, ma tutti devono esserlo, perché il caropetrolio colpisce tutti. La benzina in Ticino arriva da sud e non da Rotterdam e i prezzi vengono aggiornati immediatamente, dato che non abbiamo scorte e compriamo giornalmente la benzina. Non è vero che acquistiamo la merce prima, addirittura con un anticipo di 3 mesi, come ha detto un professore di economia alla televisione. Non siamo speculatori e non possiamo prevedere l’evoluzione futura dei prezzi. Non siamo certamente noi rivenditori locali a fare queste operazioni».

