«L’armistizio» tra USA e Cina allontana, per ora, la guerra commerciale

Il finesettimana di intensi colloqui a Ginevra tra le due principali economie mondiali sembra aver portato risultati concreti, superando - secondo molti osservatori politici ed economici - le aspettative. Stati Uniti e Cina hanno infatti concordato una riduzione temporanea dei dazi reciproci, con l’obiettivo di allentare le tensioni e scongiurare una guerra commerciale, che nelle ultime settimane aveva alimentato i timori di recessione globale e agitato i mercati finanziari.
In sintesi, gli Stati Uniti ridurranno i dazi aggiuntivi imposti sulle importazioni cinesi nell’aprile di quest’anno dal 145% al 30%, mentre i dazi cinesi sulle importazioni statunitensi scenderanno dal 125% al 10%, hanno dichiarato ieri le due parti. Le nuove misure sono valide per 90 giorni ed enteranno in vigore «entro il 14 maggio».
Il segretario del Tesoro statunitense Scott Bessent ha suggerito che i dazi statunitensi sulle merci cinesi non saranno ulteriormente ridotti in seguito all’intesa provvisoria di Washington con Pechino, lasciando intendere che i dazi potrebbero stabilizzarsi vicino ai loro livelli attuali. In un’intervista con Bloomberg, Bessent ha descritto l’accordo di 90 giorni come una «pausa». «Non sto dicendo che (i dazi) aumenteranno, ma sarebbe improbabile che scendano sotto il 10%», ha affermato, sostenendo che tale livello significherebbe «pochissimi disagi». Bessent ha detto che né Washington né Pechino vogliono un «disaccoppiamento generalizzato», sebbene l’amministrazione Trump cercasse un «disaccoppiamento strategico» per industrie come semiconduttori, medicinali e acciaio».
Borse e dollaro sorridono
La reazione dei mercati finanziari è stata generalmente positiva. Le pesanti perdite subite dai listini a inizio aprile sono state in buona parte riassorbite e la notizia dell’accordo ha rafforzato il cosiddetto «risk appetite» degli investitori, soprattutto a Hong Kong e a Wall Street. Gli indici Hang Seng e S&P 500 hanno registrato rispettivamente un rialzo del 2,98% e del 3,26%. In Europa, invece, i guadagni sono stati più contenuti: lo Stoxx 600 ha chiuso con un incremento dell’1,21%.
Più marcata la reazione del dollaro, con il Dollar Index tornato ai livelli di un mese fa, attorno a 101,78 punti (+1,45%). Il rafforzamento del greenback si è notato in particolare contro il franco svizzero, sul quale ha guadagnato quasi due centesimi, toccando un massimo giornaliero di 0,8475 franchi.
Un ulteriore segnale della de-escalation sul fronte commerciale è arrivato dai mercati dell’oro, dove il prezzo spot è sceso ulteriormente fino a circa 3.210 dollari l’oncia.
«Sorprende la rapidità con cui si è arrivati a questo primo passo concreto», commenta al CdT Sascha Kever, CIO di PKB Private Bank a Lugano. «È plausibile - continua - attendersi qualche fase di volatilità nei prossimi giorni, soprattutto a seguito di nuove uscite di Trump, ma appare ormai evidente che una guerra commerciale prolungata sia stata scongiurata. Raggiungere un accordo definitivo non sarà semplice e richiederà tempo, ma riteniamo che entro il quarto trimestre la questione potrebbe essere sostanzialmente superata, con dazi medi inferiori al 20%: un livello ancora penalizzante, ma gestibile per l’economia globale».
Jean-Louis Nakamura di Vontobel osserva invece che «i dazi applicati sono ancora significativamente più elevati rispetto a prima e non abbiamo ancora un quadro chiaro dell’entità dei danni causati nel frattempo all'economia globale (in particolare negli Stati Uniti e in Cina). Entro i prossimi due mesi, una serie di dati sull’economia reale confermerà se il crollo di alcuni indicatori riportato di recente sia stato eccessivo».