L'intervista

«Mercati selezionati con attenzione e ruolo rilevante alla sostenibilità»

Il presidente di LGT Max von und zu Liechtenstein fra strategie del gruppo, piazza svizzera e ticinese, tematiche ambientali, nuove tecnologie e sanzioni economiche contro la Russia
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
27.03.2022 21:46

Focus Economia di questa settimana è dedicato all’intervista al principe Max von und zu Liechtenstein, presidente di LGT, gruppo internazionale di private banking e asset management. Al numero uno del gruppo abbiamo posto alcune domande sulle strategie di LGT, sulla piazza svizzera e su quella ticinese, sulle tematiche ambientali, sulle nuove tecnologie, sulle sanzioni economiche occidentali contro la Russia.

Quali sono i punti principali della strategia che è alla base delle attività del Gruppo LGT?
«Guardiamo sempre al lungo termine. Privilegiamo sempre lo sviluppo di iniziative selezionate nell’ambito dei nostri core business di private banking e asset management. Lo sviluppo e l’aggiornamento delle competenze nel campo degli investimenti resta un elemento centrale. Inoltre, studiamo e selezioniamo sempre con attenzione i mercati su cui vogliamo essere presenti. A tutto ciò bisogna aggiungere il ruolo sempre più importante che abbiamo dato ai temi legati alla sostenibilità. È una strategia che nel suo insieme ci pone in una posizione privilegiata rispetto alla gran parte dei nostri concorrenti. Una strategia che ha avuto ed ha successo che ci ha garantito e che ci può continuare a garantire la crescita delle nostre attività e al tempo stesso un elevato livello di redditività».

Guardando sia al quadro attuale sia al futuro, quali sono i mercati che considerate più rilevanti per le vostre attività?
«Nel complesso siamo presenti in Europa, in Medio Oriente, in Asia, in America. Siamo dunque tra le poche private banks in grado di offrire ai clienti una piattaforma globale. Per quel che riguarda l’Europa, oltre al Liechtenstein, naturalmente, per noi rimane molto importante la Svizzera. Nel Vecchio continente guardiamo anche con particolare attenzione all’Austria e al Regno Unito; stiamo peraltro ora valutando diverse opzioni per riaprire una sede in Germania, dedicata al private banking. Sul versante Asia-Pacifico, due recenti novità sono da un lato l’apertura nel novembre scorso di una sede per l’attività di wealth management a Tokyo e dall’altro l’acquisizione, annunciata in dicembre, della Crestone, la prima società australiana di wealth management per clienti abbienti».

La piazza ticinese è importante sia per la clientela residente sia per quella non residente, con particolare riferimento a quella italiana

In questo contesto, qual è in particolare il ruolo che per il Gruppo LGT gioca la piazza svizzera e quale posto ha per voi la piazza ticinese, dove pure avete una vostra presenza diretta?
«La piazza elvetica mantiene una posizione di primo piano nella gestione di patrimoni, ha una leadership internazionale su questo terreno, dunque è naturale che anche per noi sia importante avere una forte e articolata presenza in Svizzera, dove abbiamo sedi a Basilea, Berna, Ginevra, Lugano e Zurigo. La Svizzera rimane rilevante sia per quel che concerne il mercato onshore, cioè della clientela residente, sia per quel che concerne il mercato offshore, cioè della clientela non residente. Anche per il Ticino vale un discorso simile: la piazza ticinese è importante sia per la clientela residente sia per quella non residente, con particolare riferimento a quella italiana. Nonostante l’assenza del libero accesso al mercato italiano per i servizi di investimento, intendiamo continuare ad essere presenti anche in Ticino e quindi proseguire nello sviluppo del business onshore e offshore tramite la nostra filiale di Lugano».

Sin qui avete puntato sia sulla crescita organica, cioè per linee interne, sia sulle acquisizioni. Per lo sviluppo delle vostre attività Intendete mantenere anche in futuro questo doppio binario?
«Penso che continueremo ad essere molto attenti alla crescita organica e al tempo stesso a cogliere le opportunità di acquisto, quando queste si presentano. Le acquisizioni devono essere naturalmente coerenti con la nostra strategia, devono contribuire alla creazione di valore, devono in sostanza essere in armonia con le nostre attività e dare un contributo positivo all’insieme del Gruppo. Abbiamo maturato negli anni un’ampia esperienza anche per quel che riguarda le acquisizioni, dunque siamo fiduciosi sul fatto che, quando nuove opportunità si presentassero, saremmo nuovamente in grado di coglierle, in coerenza con la nostra strategia».

Il Gruppo LGT è totalmente controllato dalla Casa regnante del Liechtenstein. Avete mai pensato a una quotazione in Borsa, anche solo di una parte minoritaria del capitale del Gruppo, mantenendone il controllo?
«Crediamo che per il nostro Gruppo non sia necessaria una quotazione in Borsa. Abbiamo una forte generazione interna di risorse finanziarie che sostiene bene il nostro business. Se si guarda agli ultimi dieci anni, in particolare, si può vedere come tutti i nostri obiettivi siano stati raggiunti. Pensiamo quindi che in realtà non vi sia necessità di quotarsi in Borsa e che il Gruppo possa continuare a svilupparsi bene con le proprie forze, proseguendo lungo la sua strada e attuando la sua strategia».

Sui temi ambientali ci sono stati progressi nel mondo, ma c’è ancora molto da fare. Noi come Gruppo LGT siamo appunto da tempo fortemente impegnati e continueremo ad esserlo

Lei ha ricordato che il Gruppo LGT già da tempo punta ampiamente sull’ESG (Environmental, Social, Governance) e dunque sulla sostenibilità. Nel mondo c’è certamente un grande consenso su questo tema, ma c’è anche chi dice che per alcuni esiste pure un rischio di Greenwashing , cioè in sostanza di un esser verdi solo di facciata. Qual è la sua opinione su questo?
«Sui temi ambientali ci sono stati progressi nel mondo, ma c’è ancora molto da fare. Noi come Gruppo LGT siamo appunto da tempo fortemente impegnati e continueremo ad esserlo. Il quadro è complesso e naturalmente nel procedere lungo la giusta via della tutela dell’ambiente e degli investimenti sostenibili ci possono essere nel mondo anche rischi di ambientalismo di facciata. Bisogna anche considerare che oggi i meccanismi di controllo dell’autenticità degli approcci a favore della sostenibilità sono più efficaci, la comunicazione su questi temi è più sviluppata e l’opinione pubblica è più attenta. Dunque, pur essendoci dei rischi, nel complesso sono fiducioso nel pensare che nel mondo si progredisca nei valori autentici dell’ESG e della sostenibilità».

Le nuove tecnologie sono ora molto presenti anche nel comparto bancario e finanziario, tanto che si parla ormai normalmente di Fintech. Con la pandemia, poi, c’è stato come abbiamo visto un ulteriore sviluppo. Quali sono a questo punto le prospettive su questo versante?
«Le nuove tecnologie sono ormai ampiamente presenti nelle attività bancarie e finanziarie e credo che questo sia un aspetto destinato a svilupparsi ulteriormente. Anche il nostro Gruppo è andato avanti nello sviluppo dell’applicazione delle tecnologie, sia per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro nei nostri uffici, sia per quanto riguarda i servizi per la clientela. Nelle nostre attività i rapporti tenuti di persona con i clienti rimangono ovviamente molto importanti; ma al tempo stesso le nuove tecnologie sono molto diffuse sia sul lavoro sia nella vita quotidiana, l’offerta digitale deve dunque essere adeguata, occorre e occorrerà essere sempre aggiornati e competitivi anche su questo versante».

Ora c’è purtroppo la guerra in Ucraina, con il suo carico di perdite umane anzitutto e poi anche con i suoi danni economici. Sul peso effettivo delle sanzioni economiche occidentali contro la Russia ci sono pareri diversi. Qual è la sua valutazione?
«Sono d’accordo con quanti sostengono che le sanzioni economiche avranno un effetto pesante sulla Russia. Peraltro, ci potranno essere effetti non positivi anche per chi attua le sanzioni, seppure non altrettanto pesanti. A tutto ciò bisogna poi aggiungere i danni che la guerra di per sé provoca, anzitutto alle parti in causa e poi, indirettamente, sul piano economico internazionale. Bisogna comunque domandarsi se le sanzioni avranno l’effetto desiderato e se contribuiranno in modo efficace a porre fine a questa grave guerra nell’Europa dell’Est. Purtroppo, non c’è per ora una risposta a questa domanda, non lo sappiamo ancora. Resta però sempre la speranza che sia così, che le sanzioni possano contribuire per la loro parte a far cessare il conflitto bellico». 

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