Società

Neanche il coronavirus ha dato il colpo di grazia ai contanti

Nonostante il lockdown e la crescita dei pagamenti contactless per evitare la diffusione di microbi la domanda di banconote è fortemente aumentata
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Erica Lanzi
14.08.2020 06:00

Sono ancora fresche nella memoria le campagne d’informazione in primavera guidate dalle autorità politiche e sanitarie per dissuadere i cittadini dall’utilizzo del denaro contante. Una questione seria durante una crisi sanitaria, in quanto le banconote sono notoriamente veicolo di microbi e batteri di ogni tipo e quindi possibili complici della diffusione del virus. Tanto che, nel timore che il coronavirus potesse essere trasmesso su delle superfici solide, con la riapertura nei negozi sono apparsi vari cartelli per invitare (o obbligare) i clienti a pagare «senza contatto», cioè con la carta o con il telefonino. Ancora prima, la banca centrale cinese aveva ordinato alle banche commerciali di disinfettare tutte le banconote prima di rimetterle in circolazione, mentre la sua omologa americana (la Fed) aveva annunciato la quarantena per tutto il denaro circolante proveniente dall’Asia.

Ci si aspetterebbe quasi che la pandemia abbia finalmente dato il colpo di grazia ai contanti, già messi a dura prova dalla finanza tecnologica. Ebbene no, è successo esattamente il contrario. Infatti nonostante gli inviti congiunti delle autorità politiche e sanitarie, durante i mesi più critici della pandemia la domanda di denaro contante è aumentata più del solito.

Il fenomeno si è verificato un po’ ovunque nel mondo, come riporta uno studio degli economisti Jonathan Ashworth e Charles Goodhart. Secondo i due esperti, l’aumento del contante in circolazione è stato particolarmente notevole negli Stati Uniti, in Canada, Italia, Spagna, Germania, Francia, Australia, Brasile, Messico, India e Russia. Anche la Svizzera ha registrato la stessa tendenza, come ci conferma una portavoce della BNS.

Solo per citare alcuni numeri, negli USA la domanda di contante ha visto picchi di crescita fino al 12% su base annua tra marzo e giugno, superiori ai livelli record di inizio 2000 o di quelli della crisi finanziaria del 2008-09. Simile il Canada, mentre in Messico la crescita è passata dal 6% di gennaio al 18% di luglio, in India è arrivata al 21%, in Brasile al 35%. Nell’Eurozona è passata dal 4% a quasi il 10%, in Svizzera dal 3,5% di gennaio al 6% di maggio.

Per gli esperti tuttavia il fenomeno non è così sorprendente: infatti le banconote che sono state più richieste sono quelle di taglio grosso, cioè i 200 euro (+94% in maggio) e i 200 franchi svizzeri (+15%). Quindi probabilmente, come spesso accade durante le crisi, c’è stata una corsa al contante in qualità di riserva di valore contro ogni fatalità, e questa funzione è diventata preponderante rispetto a quella di mezzo di pagamento. Tuttavia stupisce il fatto che di solito dopo l’iniziale corsa agli sportelli dettata dal panico la domanda di contante si stabilizza; mentre con la pandemia finora ha continuato a crescere a ritmi sostenuti.

Biglietti «evergreen»

È fuori di dubbio che il coronavirus abbia avuto in impatto sul cash come mezzo di pagamento (qui i risultati di un sondaggio di Comparis sulle preferenze degli svizzeri per quanto riguarda i metodi di pagamento). Stando a un sondaggio della società di consulenza BCG, nel primo mese dopo il semiconfinamento il 41% della popolazione ha usato meno il contante e il 16% è ricorso maggiormente a una carta di debito/credito. Durante la fase più delicata della crisi circa l’8% ha usato per la prima volta l’e-banking. Peraltro, nonostante la maggior affinità con la tecnologia, il 55% degli interpellati ritiene che il proprio denaro sia più sicuro con una banca tradizionale e solo il 18% si fiderebbe di una realtà digitale.

Dunque la maggiore domanda di biglietti di carta si spiega con il fatto che questi anziché sparire sotto i colpi della tecnologia, seguono flussi diversi. Anche perché continuano ad offrire vari vantaggi rispetto alla moneta elettronica. Il cash ad esempio permette a chi non ha uno smartphone o un conto in banca (quasi due miliardi di persone nel mondo) un accesso alla vita economica. Almeno per le piccole transazioni garantisce l’anonimato, un atout nell’era dei big data. La Bundesbank tedesca poi lo scorso anno aveva pubblicato un articolo secondo cui le piccole transazioni, se effettuate per contanti sono più vantaggiose sia in termini di commissioni sia di tempo.

E soprattutto, in un’era di politiche monetarie espansive il contante nella cassetta di sicurezza protegge la ricchezza dai tassi bassi o addirittura negativi. Non a caso, sottolinea la BNS in uno studio, la domanda di contante in Svizzera cresce costantemente dal 2011, cioè praticamente da quando il costo del denaro ha cominciato ad avvicinarsi allo zero.

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