Aviazione e giustizia

Nessuna smentita, nessuna ammissione, ma Boeing pagherà 200 milioni

L'azienda aerospaziale statunitense ha patteggiato una penale per archiviare le accuse di aver fornito «dichiarazioni fuorvianti» agli investitori in merito agli incidenti mortali avvenuti tra il 2018 e il 2019 in Indonesia ed Etiopia
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Giacomo Butti
23.09.2022 18:30

Boeing pagherà. L'azienda aerospaziale statunitense ha patteggiato una penale di 200 milioni di dollari per mettere la parola fine all'indagine della Securities and Exchange Commission statunitense (SEC), e lo ha fatto senza ammettere né smentire le accuse di aver fornito «dichiarazioni fuorvianti» agli investitori in merito agli incidenti avvenuti fra il 2018 e il 2019 in Indonesia e in Etiopia. Anche l'allora amministratore delegato, Dennis Muilenburg, dovrà sborsare un milione per il proprio ruolo nella vicenda.

Il caso

Era il 29 ottobre 2018, quando il Boeing 737 MAX 8 operato dalla compagnia aerea indonesiana Lion Air si schiantò nel Mar di Giava 13 minuti dopo il decollo. Tutti gli occupanti, 181 passeggeri e 8 membri dell'equipaggio, morirono nell'incidente. Meno di cinque mesi dopo, un disastro simile si registrò in Etiopia. Il velivolo utilizzato? Sempre un Boeing 737 MAX 8. Stavolta la tragedia avvenne a 6 minuti dalla partenza e le vittime furono 157. Anche qui, nessun sopravvissuto. Se dopo l'impatto avvenuto in Indonesia si pensò inizialmente all'errore umano, il ritrovamento delle scatole nere di Lion Air e il disastro in Etiopia spinsero rapidamente a rivalutare la questione. E il vero problema era venuto a galla: un sistema di controllo automatico installato da Boeing con un nuovo software spingeva erroneamente il muso dell'aereo verso il basso, giù fino all'impatto. Un problema di cui i piloti non erano a conoscenza e per il quale non erano stati addestrati. In seguito si scoprì che Boeing aveva ingannato le autorità di regolamentazione e i piloti sul nuovo sistema, nel tentativo di ottenere rapidamente l'approvazione della Federal Aviation Administration (FAA) senza dover adottare nuove e costose misure di formazione. Per questo il gigante dell'aeronautica aveva accettato l'anno scorso di pagare una penale di 2,5 miliardi di dollari ammettendo inoltre la propria colpevolezza, così da archiviare l'accusa di frode presentata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.

Una scena dal luogo dell'impatto del Boeing 737 MAX 8 di Ethiopian Airlines. © AP Photo/Mulugeta Ayene
Una scena dal luogo dell'impatto del Boeing 737 MAX 8 di Ethiopian Airlines. © AP Photo/Mulugeta Ayene

L'accordo dopo le dichiarazioni

La penale di cui parliamo ora, però, riguarda un'altra accusa. A Wall Street, Boeing aveva fornito dichiarazioni fuorvianti sugli incidenti. Secondo quanto comunicato oggi dalla SEC, che si è occupata dell'indagine, «in tempi di crisi e tragedie, è particolarmente importante che le società pubbliche e i dirigenti forniscano ai mercati informazioni complete, corrette e veritiere. Boeing e il suo ex amministratore delegato, Dennis Muilenburg, sono venuti meno a questo obbligo fondamentale». L'azienda, riporta il Financial Times, aveva infatti rilasciato un comunicato stampa un mese dopo la caduta del volo Lion Air nel Mar di Giava. Un comunicato modificato su ordine di Muilenburg, ha accusato la SEC, che avrebbe suggerito di tagliare un riferimento all'aggiornamento del software responsabile del disastro. Chiedendo inoltre di aggiungere parti di un rapporto del governo indonesiano che evidenziassero l'ipotesi di un errore umano e la scarsa manutenzione come fattori dell'incidente.

L'amministratore delegato era anche a conoscenza di informazioni che «mettevano in discussione» il processo di certificazione del 737 MAX da parte della FAA dopo l'incidente del volo di Ethiopian Airlines nel marzo 2019. Un comitato interno a Boeing aveva infatti sollevato dubbi sul fatto che l'azienda avesse spiegato correttamente le caratteristiche del nuovo sistema di controllo di volo alle autorità di regolamentazione della FAA.

Ma tutte queste preoccupazioni non erano venute a galla nell'aprile del 2019, anzi. L'allora CEO aveva detto a giornalisti e analisti che Boeing era tornata sulla questione, «confermando nuovamente di aver seguito in modo esatto gli step nei processi di progettazione e certificazione che garantiscono la produzione di aerei sicuri». Insomma, una storia ben diversa rispetto ai «dubbi» sollevati in seno all'azienda.

Per queste dichiarazioni volte a rassicurare gli investitori, dicevamo, l'azienda è ora arrivata al patteggiamento. Licenziato Muilenburg nel 2019, Boeing ha accettato di pagare duecento milioni di dollari in cambio della caduta delle accuse. Ma nessuna ammissione di colpa né alcuna smentita. Una promessa, però: «Boeing non dimenticherà mai le vittime. Abbiamo apportato ampi e profondi cambiamenti in tutta la nostra azienda: cambiamenti fondamentali che hanno rafforzato le nostre procedure di sicurezza».

© Netflix
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La tragedia su Netflix

Alla questione, Netflix ha dedicato un documentario. Da febbraio di quest'anno, Downfall: il caso Boeing è disponibile sulla piattaforma streaming. La doppia tragedia, che ha collettivamente causato la morte di 346 persone, è spiegata nei minimi dettagli in un'ora e mezza. Un'accurata narrazione che, dopo un notevole lavoro investigativo, va a schierarsi con gli intervistati nel criticare l'atteggiamento di Boeing, capace di trascurare le problematiche riscontrate nel software del modello 737 MAX pur di battere la concorrenza di Airbus. Tra i partecipanti anche Chesley Sullenberger, il celebre "Sully" che nel 2009 completò con successo l'ammaraggio del volo 1549 sul fiume Hudson, a New York, dopo che l'impatto con un volo di uccelli aveva danneggiato entrambi i motori dell'aereo. Un'operazione che aveva permesso di salvare le vite di tutte le 155 persone a bordo.

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