Obbligazionisti olandesi risarciti dopo dieci anni

Nella vicenda delle obbligazioni AT1 di Credit Suisse (CS) annullate per decisione della Finma lo scorso 19 marzo, c’è un nuovo elemento che potrebbe fungere da «assist» alle diverse cause legali intentate contro l’Autorità di vigilanza sui mercati finanziari.
È di questi giorni la notizia - riportata dal portale olandese NL Times e da Bloomberg - secondo cui il Governo olandese, per ordine della Corte suprema del Paese, dovrà pagare oltre 800 milioni di euro ai detentori di obbligazioni subordinate «tipo AT1» («junior bonds») emesse da SNS Reaal, il gruppo finanziario-bancario olandese che era stato nazionalizzato nel 2013 per evitare il fallimento (dovuto a difficoltà nel segmento immobiliare).
A suo tempo, la decisione consisteva nella svalutazione quasi totale del valore di queste obbligazioni e coloro che le detenevano non hanno ricevuto alcun indennizzo, poiché - come si era argomentato all’epoca - i titoli sarebbero diventati comunque privi di valore se il fallimento si fosse realizzato.
Vi sono delle analogie fra questo caso e quello di CS, benché «rovesciato»: mentre i creditori di SNS Reaal hanno ora vinto la lunga causa legale, i detentori delle obbligazioni AT1 emesse da CS si ritrovano tuttora con un pugno di mosche.
Per entrambi però si tratta di casi di «espropriazione» materiale da parte dello Stato: in Olanda si è proceduto con una nazionalizzazione, in Svizzera con una decisione del Governo federale, di concerto con Finma e Banca nazionale. La decisione è tutt’altro che digerita e le denuncie si stanno accumulando.
«La prima ipotesi per molte delle domande ricorsuali finora presentate è l’annullamento della decisione della Finma riguardo alle sue istruzioni date a CS di annullare tutte le obbligazioni AT1, con la motivazione secondo cui vi sarebbe stata una violazione della garanzia costituzionale (art. 26, ndr) della proprietà e del divieto di espropriazione materiale e formale», spiega l’avvocato Paolo Bernasconi
Per CS le analogie con il caso in Olanda si fermano qui. «Nelle cause intentate finora alla Finma si è anche avanzata l’ipotesi di una violazione del principio costituzionale di buona fede (art. 5, cpv 3) e del principio costituzionale della parità di trattamento (art. 29)», continua l’esperto.
«Una terza linea argomentativa riguarderebbe invece il pieno risarcimento del danno dovuto all’annullamento dei bond AT1, un’ipotesi motivata dalla carenza di base legale ipotizzando che sia inammissibile l’applicazione del diritto di emergenza».
Possibile ondata di ricorsi
Come riferito negli scorsi giorni, al Tribunale amministrativo federale (TAF) a San Gallo è stata depositata una maxi-denuncia contro la Finma da 4,5 miliardi di dollari, «ma non è una causa collettiva - precisa l’avvocato Bernasconi - perché in Svizzera si può procedere solo individualmente, si tratta quindi di uno studio legale che ha presentato più cause individuali assieme». Il termine per ricorrere contro la decisione della Finma scade il prossimo 3 maggio, il che spiegherebbe il moltiplicarsi delle notizie relative alle denunce contro Finma (e, come riferito la settimana scorsa, contro il Dipartimento federale delle finanze).
«Stimo che ci possano essere centinaia di ricorsi, se consideriamo tutti gli studi legali tra Ginevra e Zurigo - aggiunge Bernasconi - e anche a Lugano, dove ci sono numerosi clienti danneggiati dall’azione del Governo federale».