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Operazione delicata, ma Sergio Ermotti è l'uomo giusto per integrare Credit Suisse

Barone Adesi: «La fusione si completerà, ma c'è la sfida dell'organizzazione della futura banca» – Fulvio Pelli: «È una nomina intelligente che rassicura la clientela svizzera e internazionale»
© KEYSTONE / MICHAEL BUHOLZER
Dimitri Loringett
29.03.2023 19:15

«Sergio Ermotti è certamente una persona che dà una certa fiducia al mercato, soprattutto agli investitori svizzeri. La fusione tra UBS e Credits Suisse si completerà, il problema semmai è quale sarà il nuovo assetto della “nuova” UBS», afferma Giovanni Barone Adesi, professore emerito di teoria finanziaria all’USI, a cui chiediamo se non vi siano dei rischi in questa operazione. «Penso che, più che all’interno della Svizzera, è possibile che emergano delle questioni da parte di autorità straniere. D’altronde, stiamo parlando di banche, UBS e Credit Suisse (CS), che operano a livello globale. Mi sembra però che questo rischio sia limitato».

I termini essenziali della fusione tra UBS e CS, ricordiamo, prevedono che gli azionisti del CS ricevano un’azione UBS per 22,48 azioni CS. Al termine dell’operazione, UBS sarà l’entità giuridica superstite. «Sfide organizzative a parte – continua Barone Adesi – si dovrà affrontare il problema principale di CS, ovvero la sua divisione di investment banking e, in qualche misura, anche l’asset management. Questo potrebbe spiegare perché si è deciso di lavorare con Sergio Ermotti. Infatti, la ristrutturazione di UBS avvenuta dopo la crisi finanziaria del 2008 ha comportato un importante ridimensionamento dell’investment banking di UBS, un settore che Ermotti conosce benissimo».

Fra le priorità sul tavolo del nuovo CEO di UBS c’è sicuramente la questione del deal siglato nell’ottobre scorso con il banchiere americano Michael Klein per lo scorporo di parte della banca d’affari del CS. «Con Klein si era proposta una transazione molto dubbia, i cui dettagli non conosciamo perché non sono stati resi pubblici, ma è certamente una situazione delicata».

Guardando invece al mercato domestico, da più parti arrivano appelli per «salvare» Swiss Bank, l’unità elvetica di CS. «Sarebbe auspicabile che fra qualche anno il CS venisse reso nuovamente indipendente con uno spin-off da UBS», continua il professore. «È anche possibile che ci siano altri riassetti, non solo una separazione dell’attività bancarie in Svizzera ma anche che alcuni settori vengano resi indipendenti. Ad esempio, nel segmento della gestione patrimoniale, si potrebbe ipotizzare una soluzione “esternalizzata” come quella di Amundi, la maggiore società di asset management in Europa controllata in maggioranza dalla francese Crédit Agricole, con cui le banche francesi operano senza farsi concorrenza», conclude.

Questa nomina un po’ mi sorprende. L’esperienza c’è ed è preziosa, ma non immaginavo che lo richiamassero nello stesso ruolo che ha lasciato nel 2020
Fulvio Pelli, già politico nazionale di lungo corso ed ex presidente del PLR svizzero

Fulvio Pelli: «Ci inorgoglisce»

«Questa nomina un po’ mi sorprende. L’esperienza c’è ed è preziosa, ma non immaginavo che lo richiamassero nello stesso ruolo che ha lasciato nel 2020. Chi l’ha nominato è stato molto intelligente». A parlare è Fulvio Pelli, già politico nazionale di lungo corso ed ex presidente del PLR svizzero. «Sergio Ermotti - continua Pelli - è un manager che ha dimostrato con in fatti di saper gestire una banca di grandi dimensioni e per di più in un periodo molto difficile per UBS». Ricordiamo che nel 2011 la banca dopo aver risolto la vicenda dei subprime tossici grazie anche all’intervento finanziario della Confederazione, aveva dovuto assorbire una perdita di oltre due miliardi di franchi (il caso del trader londinese Adoboli, ndr).

«L’esperienza ce l’ha», aggiunge Fulvio Pelli. Ma il secondo aspetto da non sottovalutare «è che per tutta la clientela svizzera rappresenta un elemento di tranquillità. Un nome svizzero, ma allo stesso tempo internazionalmente noto nell’ambiente finanziario globale». Inoltre, «non è il classico “gnomo” di Zurigo». E questo - continua ancora Pelli - «è un segnale estremamente positivo sulle strategie della futura banca che non devono essere dettate dalla politica, ma da banchieri d’esperienza e soprattutto che si tengono lontani da sogni americani, diciamo così».

Sogni che sono costati caro sia per UBS del pre-2008, sia per Credit Suisse ora. L’investment banking, infatti, è un settore di attività dove si possono guadagnare o perdere in fretta molti soldi.

Ermotti sarà chiamato a gestire la fusione di Credit Suisse in UBS che allo stato attuale si presenta complicata e con in gioco «tanti soldi dei contribuenti», come ha avuto di affermare il futuro CEO di UBS. Teoricamente le garanzie della Confederazione ammontano a più di 109 miliardi a cui si aggiungono altri 150 miliardi della BNS. «Secondo me la nomina di Ermotti permetterà anche di gestire meglio e con più calma e accortezza questa fase di integrazione. C’è la garanzia, ma è difficile dire prima cosa accadrà con precisione. UBS ha il teorico vantaggio di dover integrare avendo acquisito a un prezzo basso Credit Suisse che è la conseguenza del fallimento di chi l’ha guidata prima. Ma una buona strategia richiede del tempo come è stato il caso della crisi dei titoli subprime che investì UBS nell’autunno del 2008. In quel caso la Confederazione aveva un investimento diretto che recuperò con gli interessi. Anche oggi ci vorrà del tempo, ma siamo in buone mani», commenta Fulvio Pelli.

Anche la classe dirigente zurighese ha fallito. Ha creato un problema che tocca a un ticinese risolverlo. È una rivincita per il Ticino? «Indubbiamente c’è un orgoglio ticinese. Ermotti è un ticinese che la piazza finanziaria svizzera ha accettato integralmente con una nomina a sorpresa nel 2011. Ma non è solo il successo di un ticinese, ma anche di una persona che è dove è ora per meriti propri dimostrati sul campo e non per questioni familiari. È salito fino al vertice partendo dal primo scalino. L’esperienza dal basso gli ha dato molti consigli e una grande dose di saggezza», conclude.

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