Pensioni, il tasso conta

Una delle questioni che più appassionano i lavoratori assicurati alla previdenza professionale è il tasso di remunerazione degli averi di vecchiaia. Tale valore è deciso dal consiglio di fondazione del loro istituto di previdenza, di norma all’inizio di ogni anno, sulla base dei risultati finanziari conseguiti dallo stesso istituto durante l’anno precedente. Il motivo di tale importanza è che la remunerazione degli averi di vecchiaia - il cosiddetto terzo pagatore, che si aggiunge ai contributi pagati dall’assicurato e dal datore di lavoro - è una componente fondamentale dell’accumulo previdenziale.
Inoltre, la remunerazione è spesso oggetto di comparazione tra gli istituti di previdenza, il che può portare, in maniera semplicistica, alla conclusione che un istituto di previdenza sia migliore di un altro. Tuttavia, come spesso accade, i fattori e le dinamiche che determinano il tasso di remunerazione degli averi di vecchiaia sono molteplici e complessi, così come più strutturati sono gli elementi per valutare la «bontà» di un istituto di previdenza. Il rendimento finanziario conseguito dall’istituto è infatti solo uno dei fattori. Le altre variabili che influenzano la decisione sul livello di remunerazione sono: la legge sulla previdenza professionale e le sue disposizioni in merito; la struttura demografica degli istituti, ossia il rapporto tra pensionati e assicurati attivi; il livello di solidità della cassa - misurato anch’esso come rapporto tra il patrimonio dell’istituto e gli impegni pensionistici assunti - e, infine, la discrezionalità dei membri dei consigli di fondazione, che in ultima istanza sono chiamati a decidere.
Ma andiamo con ordine. Il Consiglio federale stabilisce di anno in anno la remunerazione minima della parte obbligatoria degli averi previdenziali, utilizzando le raccomandazioni di una commissione dedicata: la Commissione federale della previdenza professionale. Per formulare la raccomandazione, la Commissione LPP considera l’andamento dei rendimenti realizzati da obbligazioni della Confederazione, azioni, obbligazioni e immobili. Dal 1. gennaio 2024 il tasso minimo LPP è pari all’1,25%.
Fissato il minimo, i ragionamenti si spostano sulla struttura demografica delle fondazioni di previdenza. Casse più «anziane», ossia con una quota maggiore di pensionati rispetto agli assicurati attivi, avranno meno margine per remunerare gli averi di vecchiaia degli assicurati, perché la precedenza va data alla remunerazione delle rendite. Anche la solidità finanziaria delle casse gioca un ruolo determinante nella fissazione del tasso: le casse meno «solide», cioè quelle in cui il rapporto tra attivi finanziari e valore degli impegni pensionistici è più vicino alla parità, saranno molto più inclini a incrementare le riserve, destinando parte - o buona parte - del rendimento finanziario a esse.
Per pervenire alla decisione, il consiglio di fondazione ascolta il parere del perito in materia di previdenza professionale, che valuta in maniera approfondita tutti gli elementi analizzati succintamente qui sopra, e poi stabilisce il tasso di remunerazione da applicare agli averi di vecchiaia per l’anno trascorso. Per quanto riguarda il 2024, le stime parlano di un valore medio di remunerazione per le casse pensioni svizzere compreso tra il 3% e il 4%, a fronte di valori medi dei rendimenti finanziari realizzati dal patrimonio degli istituti di previdenza tra il 7% e l’8%. Un ottimo compromesso tra distribuzione degli utili agli assicurati - che si vedono accreditare un buon rendimento sui propri averi di vecchiaia - e accumulo di riserve nel bilancio degli istituti, per affrontare meglio il futuro, per definizione incerto e ricco di sorprese, non sempre positive.