Radio e tv regionali rischiano l’interruzione definitiva dei programmi

La situazione per i media è critica. Alle radio locali e alle tv regionali l’emergenza sanitaria ha portato un crollo degli introiti pubblicitari. Dopo la scelta del Consiglio federale, a inizio aprile, di non prevedere nessun aiuto economico ai media privati e dopo la decisione del Governo del 16 aprile di aumentare dal 2021 la quota dei proventi del canone destinata alla SSR di 50 milioni di franchi, le emittenti private non ci stanno, e chiedono manforte al Parlamento, che si occuperà presto del tema.
Qualche settimana fa era emerso che la consigliera federale Simonetta Sommaruga avrebbe voluto sostenere con 78 milioni di franchi il settore dei media. La proposta era però stata respinta dalla maggioranza dell’Esecutivo, che non voleva privilegiare determinati settori. A metà aprile il Governo ha poi annunciato l’aumento della quota di partecipazione al canone della SSR. Questo per permetterle di compensare in parte le perdite strutturali causate dal calo degli introiti pubblicitari degli ultimi anni e di continuare a garantire il suo mandato di servizio pubblico. Il Governo, va ricordato, ha previsto anche un contributo finanziario maggiore alle 34 radio e tv private concessionarie: l’importo massimo avrà un aumento che andrà dai 0,6 milioni (per le radio) a 1 milione di franchi (per le televisioni) tra il 2021 e il 2022. Ma questo non aiuterà a far fronte all’emergenza attuale, che - è la richiesta delle aziende private - va risolta subito.
Più pubblico
«Dall’inizio della crisi le entrate per la pubblicità sono calate del 60-90%», spiegano in un comunicato congiunto Telesuisse, l’Associazione delle radio private svizzere e le Radio regionali romande. Al contempo, gli ascolti sono aumentati parecchio. A titolo esemplificativo: le tv regionali hanno registrato un incremento del 40%. «Per fare un confronto: le emittenti SSR hanno registrato un aumento del 22%», scrivono le tre associazioni. A metà marzo i media privati avevano chiesto al Consiglio federale di mettere a disposizione le riserve del canone radiotelevisivo per dare la possibilità alle stazioni radio e tv di continuare a garantire il loro servizio. Riserve che, ci spiega Filippo Lombardi, presidente di KS/CS Comunicazione Svizzera e vicepresidente del Gruppo Corriere del Ticino (che include TeleTicino e Radio3i), «sarebbero di 34 milioni per il 2019 e altri 34 milioni per quest’anno, secondo quanto finora segnalato dall’Ufficio federale delle comunicazioni».
Decine di milioni di franchi di perdite
Al «no» dell’Esecutivo alla richiesta di aiuto è seguito un secondo tentativo. Fino ad oggi non è giunta risposta, si legge nel comunicato delle tre associazioni. Le emittenti private chiedono quindi al Parlamento manforte. «Poiché, se non dovessero giungere in fretta aiuti, presto le radio locali e le tv regionali saranno obbligate a bloccare le loro trasmissioni o a ridurle parecchio. Alcune emittenti rischiano addirittura di dover chiudere».
«In questa crisi i media privati, che hanno il compito di garantire un servizio d’informazione complementare alla SSR, non hanno potuto fare grande ricorso al lavoro ridotto. Anzi, in alcuni casi hanno lavorato più del solito», afferma ancora il presidente di KS/CS Comunicazione Svizzera. Anche la SSR sta affrontando tempi duri. In un comunicato di metà mese ha scritto che per l’azienda le «ripercussioni finanziarie dell'attuale emergenza di COVID-19 non sono ancora quantificabili, ma saranno probabilmente dell'ordine di decine di milioni di franchi». E per i privati? «Siamo sicuramente in un ordine di grandezza simile, se sommiamo tutte le emittenti», conclude Lombardi.
La palla passa alle Camere
La Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni degli Stati dovrebbe discutere del tema oggi. Il presidente Stefan Engler (PPD/GR) ricorda: «A breve è atteso il pacchetto di misure a sostegno dei media (comunicato l’estate scorsa, ndr) che Berna dovrebbe presentare entro metà anno. Ma – afferma – c’è consapevolezza dell’importanza dei privati nel panorama mediatico; più parlamentari chiedono che si agisca prima che delle emittenti spariscano». Il 27 aprile toccherà poi alla Commissione del Nazionale affrontare la problematica.