L'analisi

Riflettori sul libero accesso nel Forum Svizzera-Italia

Le nuove tecnologie applicate alla finanza contribuiscono a rafforzare la necessità di una maggiore apertura dei mercati - Nel quadro attuale pesa ancora di più l’assenza di un accordo tra Roma e Berna sulle attività delle banche elvetiche nella Penisola
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
24.10.2022 06:00

Nella sesta edizione del Forum per il dialogo tra Svizzera e Italia, svoltasi a Zurigo venerdì e sabato scorsi, è stato dato spazio anche al tema del libero accesso al mercato italiano dei servizi finanziari da parte delle banche svizzere. Il tema è stato affrontato all’interno di uno dei quattro gruppi di lavoro, quello dedicato a Fintech e finanza sostenibile. Il percorso seguito per l’approccio al tema è stato questo: le nuove tecnologie applicate alla finanza stanno favorendo cambiamenti lungo tutto l’arco delle attività presenti nel settore – comprese appunto quelle ora legate alla sostenibilità e alla finanza verde – ma stanno anche riproponendo con forza, più in generale, la necessità di una maggiore apertura dei mercati dei capitali transfrontalieri.

Roadmap e vigilanza

Da questa seconda angolazione, ecco il caso molto concreto della perdurante assenza del libero accesso, in Italia e in altri Paesi, per le banche elvetiche. La Svizzera fa parte dei Paesi che più hanno cercato di garantire l’apertura del suo mercato finanziario ad operatori stranieri, ma non è ancora riuscita ad assicurarsi il pieno accesso ad alcuni importanti mercati esteri, a cominciare a da alcuni vicini mercati europei. Il caso dell’Italia è di particolare rilievo, sia perché si tratta di un mercato di taglia e confinante – con rapporti che hanno molte implicazioni per la piazza ticinese – sia perché nella Roadmap firmata nel febbraio 2015 da Italia e Svizzera i due Paesi si erano impegnati a cercare soluzioni su questo terreno.

Da quel momento, la Svizzera su certi capitoli è andata avanti, non solo applicando ampiamente lo scambio di informazioni ma anche superando i problemi posti dalla vittoria dell’iniziativa «Contro l’immigrazione di massa», in tema di libera circolazione delle persone tra la Svizzera stessa e l’Unione europea. L’Italia non è invece andata avanti sul libero accesso, complice anche l’avvicendarsi dei vari Governi negli anni. La situazione è rimasta quindi praticamente quella di sette anni fa, a parte il confronto tra le autorità di vigilanza dei due Paesi – Finma sul versante svizzero, Consob e Banca d’Italia su quello italiano – che era stato indicato come necessario in sede di Roadmap e che, come è emerso anche nel gruppo di lavoro del Forum, in effetti sta proseguendo.

Concorrenza ed efficienza

In sostanza, per le banche elvetiche non è possibile operare sul mercato italiano direttamente dalla Svizzera, devono operare attraverso strutture in Italia. Per le grandi banche svizzere il problema pure esiste ma è per alcuni aspetti minore, considerando che la loro taglia consente di avere meno difficoltà nella creazione e nel rafforzamento di strutture all’estero. Per un gran numero di piccole e medie banche elvetiche, molte delle quali guardano all’Italia attraverso il Ticino, costi e difficoltà hanno un impatto in proporzione ben maggiore. Per queste banche poter operare direttamente dalla Svizzera è decisamente importante.

C’è poi un discorso più generale, che è quello di una sana concorrenza e quindi di una maggiore efficienza, anche nell’interesse della clientela, attraverso la piena apertura di tutti i mercati. Argomento questo che suscita però nel caso specifico pareri contrastanti in Italia, dove una parte della politica e del settore bancario è per lo sviluppo dell’apertura e un’altra parte è invece chiaramente meno convinta e chiede maggiori garanzie, anche sul piano della citata vigilanza finanziaria, prima di procedere con la Svizzera.

È possibile comunque cercare di andare avanti? Molto dipenderà da ciò che farà o non farà il nuovo Governo italiano, varato in questi giorni, questo è ovvio. In attesa di vedere ciò che accadrà a Roma, bisognerebbe concedere spazio anche a una riflessione più complessiva, che pure è emersa nel dibattito del gruppo di lavoro. Se non fosse possibile anche questa volta per la Svizzera procedere nel bilaterale con l’Italia, occorrerebbe forse interrogarsi pragmaticamente sullo spostamento delle trattative a livello di Unione europea.

Stallo da contrastare

Questo considerando sia che la stessa Italia sul tema ha fatto riferimento al ruolo dell’UE, sia che l’assenza di libero accesso c’è con altri Paesi dell’area, Francia e Spagna comprese. Con la Germania c’è dal 2013 un accordo su una procedura semplificata per l’accesso al mercato tedesco da parte delle banche svizzere; si tratta di un’eccezione positiva e consistente, è chiaro però che occorre avere libero accesso su tutti i maggiori mercati europei. Se le cose non si muovessero con i singoli Paesi, l’altra strada potrebbe/dovrebbe essere quella di un’intesa tra Berna e Bruxelles. Un percorso a sua volta non semplice, ma a quel punto forse necessario per contrastare un altro stallo senza scadenza.