Mondo cripto

Stablecoin, l’UE accelera e la Svizzera reagisce

Mentre Berna prepara nuove regole per la finanza digitale, la «criptobanca» di Zugo AMINA si porta avanti e ottiene una licenza europea
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Dimitri Loringett
03.11.2025 16:10

La Svizzera punta a diventare un centro internazionale per la finanza digitale e le valute digitali, in particolare quelle «stabili» ancorate a quelle fiat (le stablecoin, per capirci). Con una proposta legislativa presentata il mese scorso, il Consiglio federale ha avviato una consultazione per riformare la legge sugli istituti finanziari, introducendo due nuove categorie di licenza: una per gli «istituti per mezzi di pagamento» e una per gli «istituti di servizi per beni crittografici». L’obiettivo è duplice: da un lato, favorire l’innovazione e l’attrattività della piazza finanziaria svizzera; dall’altro, garantire stabilità, trasparenza e protezione degli investitori in un settore in rapida espansione.

La proposta mira a colmare un vuoto normativo: attualmente, l’emissione di stablecoin in Svizzera non è regolata da una legge specifica, ma valutata caso per caso dalla Finma. Il nuovo quadro normativo introdurrebbe una regolamentazione chiara per le cosiddette «criptovalute di valore stabile», con requisiti di rimborso, segregazione patrimoniale (riserve) e trasparenza, allineandosi agli standard internazionali del Financial Stability Board e al regolamento europeo MiCA.

«La Svizzera non può perdere il treno»

Franz Bergmüller, CEO di AMINA Bank, una delle due «criptobanche» svizzere che per prima hanno ottenuto, nel 2019, una licenza bancaria completa da parte della Finma, accoglie con favore la proposta legislativa: «Le stablecoin – spiega al CdT – rappresentano una “killer use case” della blockchain nel mondo cripto, con una domanda crescente sia nei mercati emergenti ad alta inflazione, sia tra le grandi aziende che cercano soluzioni per i pagamenti globali».

Bergmüller osserva come le persone ne comprendono l'utilità, non solo nel mondo delle criptovalute dove si fa più che altro del trading (speculativo, aggiungiamo noi): ora, infatti, si tende sempre più a rimanere sulla blockchain, cioè a tenere le stablecoin senza riconvertirle in valute fiat. Ma il 99% delle stablecoin in circolazione è denominato in dollari USA e, avverte Bergmüller, «ciò conferisce un forte dominio a emittenti come Tether e Circle. La Svizzera, che è stata pioniera nel settore cripto, rischia ora di perdere terreno rispetto a Stati Uniti, Asia e Medio Oriente. Serve una risposta decisa».

Il dirigente evidenzia anche il ruolo attivo della Swiss Blockchain Federation, di cui è membro del consiglio, nel sensibilizzare le autorità federali: «Abbiamo presentato la questione a Berna e sottolineato che la Svizzera deve agire. Ora qualcosa si sta muovendo».

Le banche europee si muovono

Nel frattempo, in Europa, il mercato delle stablecoin sta vivendo una fase di fermento. Diverse banche tradizionali stanno infatti sviluppando o già emettendo stablecoin denominate in euro: Société Générale-Forge ha lanciato la sua valuta digitale accessibile al pubblico, mentre Deutsche Bank, BBVA, Revolut e altri stanno lavorando a progetti simili. La decisione di Tether di ritirare la sua stablecoin in euro – la società ha deciso di non aderire alle regole MiCA perché, secondo Tether, il mercato USA è più interessante di quello europeo – ha aperto spazi per nuovi attori, soprattutto in seguito all’entrata in vigore del regolamento MiCA.

Sull’altra sponda dell’Atlantico, il gigante delle carte di credito Visa ha avviato una rete di tokenizzazione per facilitare l’emissione di stablecoin da parte delle banche, con progetti pilota in collaborazione con BBVA e altri istituti in Asia e America Latina. Anche JPMorgan, con il suo JPM Coin, sta esplorando soluzioni alternative come i deposit tokens, sebbene questi siano limitati all’interno dello stesso circuito bancario.

Tuttavia, non mancano le criticità. La Banca centrale europea ha avvertito che la conversione dei depositi retail in stablecoin può indebolire la liquidità delle banche. Inoltre, negli Stati Uniti, il GENIUS Act ha introdotto regole stringenti per gli emittenti, imponendo coperture 1:1 e vietando il pagamento di interessi, con l’obiettivo di evitare confusione tra stablecoin e depositi assicurati.

Prudenza elvetica

Tornando alla Svizzera, Franz Bergmüller è fiducioso per la direzione intrapresa dal Governo federale, ma ha anche sollevato alcune perplessità. «Come banca regolamentata al 100%, ci auguriamo che non ci venga richiesto di ottenere una nuova licenza per emettere stablecoin. Sarebbe un processo lungo e costoso. La nostra attuale licenza dovrebbe essere sufficiente».

AMINA Bank, che già collabora con Circle (il secondo più importante al mondo dopo Tether) e altri emittenti, non ha però piani immediati per emettere una stablecoin in franchi svizzeri. «Il mercato è dominato dal dollaro. Un stablecoin in franchi svizzeri avrebbe senso solo se ci fosse una domanda concreta e un ecosistema di utilizzo. Per il momento preferiamo essere partner bancario di potenziali emittenti svizzeri».

Il CEO dell'istituto fondato e insediato a Zugo nel 2018 ha anche sottolineato come la nuova legge potrebbe attrarre operatori internazionali, oggi scoraggiati dalla posizione restrittiva della Finma. «La Svizzera deve diventare di nuovo attrattiva. Al momento, le società fintech vanno altrove».

Licenza europea per una «criptobanca» svizzera

AMINA Bank ha annunciato oggi che la sua controllata di recente costituzione, AMINA (Austria) AG («AMINA EU»), ha ottenuto una licenza di fornitore di servizi di cripto-asset (Crypto-Asset Service Provider, CASP) dall'Autorità austriaca di vigilanza sui mercati finanziari (FMA) nell'ambito del quadro normativo europeo MiCAR. L'Austria, scrive l'istituto in una nota, è stata scelta come punto di ingresso europeo di AMINA EU per la sua eccellenza normativa e il forte impegno a favore della protezione degli investitori

L'approvazione della FMA apre la strada ai servizi regolamentati di trading, custodia e gestione di portafogli di criptovalute, nonché di crypto staking (depositi vincolati in criptoasset), disponibili per gli investitori professionali, inclusi family office, società, istituzioni finanziarie e altri.