Trump: «Non ci saranno dazi sull'oro», ottime notizie per il Ticino

«Non ci saranno dazi sull'oro». Lo ha detto Donald Trump sul suo social Truth dopo la confusione della scorsa settimana sull'imposizione di tariffe sui lingotti dalla Svizzera.
Si tratta di un'ottima notizia per la Svizzera, e in particolare per il Ticino, centro nevralgico della raffinazione dell'oro. Infatti una tassazione su questo metallo avrebbe rappresentato un nuovo duro colpo, proprio nel momento in la Confederazione si è vista infliggere una - pesantissima - sovrattassa del 39% sui suoi prodotti in entrata negli Stati Uniti.
Dopo il chiarimento del tycoon, la reazione sui mercati è stata immediata: i contratti future sull'oro quotati al Comex con consegna a dicembre hanno chiuso in ribasso del 2,5% a 3.404,70 dollari l'oncia. Venerdì i prezzi hanno toccato un massimo storico a 3.534.10 dollari per oncia dopo le notizie secondo cui Washington avrebbe potuto applicare dazi doganali specifici per Paese anche sui lingotti. Sullo spot invece, il calo è stato dell'1,2% circa attorno a quota 3.358 dollari l'oncia. Gli operatori finanziari, oltre a essere soddisfatti per l'annuncio chiarificatore di Trump, stanno verosimilmente facendo un po' di profit taking in vista di eventi che potrebbero favorire ulteriormente le quotazioni (a rialzo) dell'oro, come il sempre più atteso taglio dei tassi d'interesse da parte della Federal Reserve, già in settembre, che farebbe seguito ai dati sull'inflazione - domani sono attesi infatti quelli sull'inflazione (Consumer Price Index).
Negli scorsi giorni l’Associazione Svizzera dei Fabbricanti e Commercianti di Metalli Preziosi (ASFCMP) aveva espresso forti preoccupazioni sulle tariffe fissate dagli Stati Uniti, prendendo atto del chiarimento emesso dall’U.S. Customs and Border Protection (CBP) riguardo alla classificazione del codice HS per i lingotti fusi d’oro da 1 kg e 100 oz (conformi al Comex, la borsa dei metalli preziosi di New York) sotto il codice 7108.13.5500, un codice che non è incluso nella lista delle esclusioni tariffarie reciproche (Allegato II dell’Ordine Esecutivo). Di fatto, l'annuncio dell'Ufficio doganale e di protezione delle frontiere degli Stati Uniti aveva provocato un'immediata rivoluzione nei flussi di metalli preziosi, spingendo diverse centrali svizzere a sospendere le spedizioni verso gli USA.
«In quanto sostenitrice di lunga data dell’approvvigionamento responsabile, della trasparenza nella catena di approvvigionamento e della conformità al commercio internazionale, l’ASFCMP sostiene gli sforzi volti a migliorare la chiarezza normativa. Tuttavia, l’Associazione esprime preoccupazione per il fatto che questo specifico chiarimento possa avere un impatto negativo sul flusso internazionale di oro fisico», aveva scritto in una nota l'associazione di categoria.
«Siamo particolarmente preoccupati per le implicazioni che queste tariffe avranno sull’industria aurifera e sullo scambio fisico di oro con gli Stati Uniti, un partner storico e di lunga data per la Svizzera», aveva inoltre dichiarato Christoph Wild, presidente dell’ASFCMP.
L’imposizione di tariffe sui prodotti in oro fuso avrebbe reso economicamente non sostenibile esportarli negli Stati Uniti, eliminando così qualsiasi futuro disavanzo commerciale derivante dalle esportazioni di oro.
La Casa Bianca venerdì scorso aveva annunciato che avrebbe pubblicato un ordine esecutivo per chiarire la «disinformazione» sui dazi sull'oro e altri prodotti speciali. La confusione era stata generata su un mercato che pensava di essere stato esentato dalla stretta dei dazi voluti da Trump, con l'oro che solitamente non viene sottoposto alle tariffe di importazione, visto l'importante ruolo che occupa nel sistema finanziario globale.