Valcambi lascia l’associazione SBGA: «Non abbiamo più identità di vedute»

Valcambi SA lascia la Swiss Better Gold Association (SBGA), l’organizzazione no-profit svizzera con sede a Tannay nel Canton Vaud fondata nel 2013 da attori chiave del settore - tra cui le raffinerie di metalli preziosi Argor-Heraeus, Metalor e MKS Pamp e gli orologiai-gioiellieri A. Favre & Fils e Cartier - allo scopo di creare catene del valore dell’oro responsabili, dalla miniera al mercato, sostenendo inoltre il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita nelle miniere d’oro artigianali e su piccola scala. L’uscita dall’associazione, di cui è membro dal 2015, ha effetto immediato, comunica l’azienda di raffinazione di metalli preziosi con sede a Balerna.
«Le nostre dimissioni dalla SBGA non sono polemiche», puntualizza al CdT il COO di Valcambi Simone Knobloch. «Abbiamo avuto notifica di una nostra sospensione nella seconda metà di gennaio di quest’anno e francamente i motivi ci sembravano poco chiari. In questi mesi abbiamo dialogato con l’associazione offrendo diverse modalità di partecipazione alla vita associativa, ma sono state tutte respinte. A questo punto ci è parsa evidente la divergenza di visione e non sentendoci più rappresentati abbiamo deciso per le dimissioni».
Secondo Valcambi le ragioni delle dimissioni vanno contestualizzate, facendo un breve storico delle sue attività in seno all’associazione. Ancora Knobloch: «Nel 2019 Valcambi ha creato con successo la prima catena del valore dai “barequeros”, i minatori artigianali colombiani, con l’aggregatore ed esportatore colombiano Anexpo e Chopard, l’acquirente finale dell’oro. Valcambi e Chopard sono entrambi membri della SBGA, secondo le cui regole è stata creata la catena del valore che garantisce un “premio” ai circa 1.300 minatori. Da aprile 2023, Chopard ha annunciato che non avrebbe più acquistato oro dalla “catena del valore dei barequeros” di Valcambi, ma quanto avviato da Valcambi non è chiuso. L’oro proviene ancora dagli stessi minatori, viene esportato dalla stessa entità, ma raffinato da altra raffineria e poi venduto a Chopard».
«Valcambi - prosegue Knobloch - ha lavorato 12 tonnellate di oro grezzo provenienti da miniere artigianali negli ultimi dieci anni. Una parte di questo oro proveniva da miniere certificate Fairtrade e Fairmined, ma la maggior parte proveniva da miniere non certificate, che rappresentavano anche un enorme potenziale per la SBGA. Purtroppo, gli acquisti effettuati dai membri dell’associazione presso di noi nello stesso periodo sono stati inferiori a 600 chilogrammi. La nostra ultima proposta al Cda della SBGA di aumentare il numero di fonti di approvvigionamento dell’oro e di introdurre contemporaneamente nuovi prodotti è stata respinta per motivi che non riusciamo a comprendere. Secondo i propri dati, la SBGA ha esportato 16,8 tonnellate di oro in dieci anni. In base al numero di membri, si tratta di una quantità solo leggermente superiore a quella esportata dalla sola Valcambi. Il rifiuto del Cda di aumentare il volume non sembra avere alcun senso ragionevole. Dunque, ci pare evidente che non abbiamo più identità di vedute e non viaggiamo più sugli stessi binari valori
ali. Inoltre, vorrei sottolineare che Valcambi non è la prima grande azienda ad aver lasciato l’associazione».
Infine, chiediamo al direttore operativo di Valcambi se la decisione di lasciare l’associazione possa avere un impatto, in termini d’immagine, oppure anche finanziario. «L’impatto finanziario è pari allo zero. I valori sono irrilevanti rispetto a quanto gestito da Valcambi. Per quanto riguarda l’immagine vorrei sottolineare che Valcambi non entra in un’associazione per l’immagine che ne deriva. L’adesione di Valcambi all’associazione è stata per dare concretezza a una visione e a un valore che da sempre è quello aziendale. Con dispiacere prendiamo atto di una divergenza valoriale con l’associazione. Ci dispiace perché siamo una grande azienda svizzera e l’associazione è svizzera. Dunque, questa separazione non è piacevole, ma come detto se non ci si sente più rappresentati non ha senso partecipare», conclude Simone Knobloch.