Davos

«Fatevi la doccia, altrimenti...»: tutti i casi di antisemitismo nei Grigioni

L'avviso affisso alla stazione sciistica Pischa, che vieta agli ebrei ortodossi di noleggiare attrezzature sportive, è l'ultimo di una lunga serie – Le tensioni con gli albergatori vanno avanti da anni
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Red. Online
12.02.2024 19:30

Quanto accaduto a Davos, leggiamo, non è una novità assoluta. Le tensioni con gli ebrei ortodossi, nel Canton Grigioni, durerebbero infatti da anni. Lo scorso autunno, all'interno di un'intervista alla Davoser Zeitung, l'amministratore delegato del consorzio turistico Davos Klosters, Reto Branschi, aveva parlato di situazione «in ebollizione». In queste ore, e a giusta ragione, proprio Davos sta facendo parlare di sé. Ancora. E il motivo è presto detto. Un esercizio della stazione sciistica Pischa ha affisso un foglio A4, scritto in ebraico, con il seguente messaggio: «A causa di vari incidenti molto fastidiosi, tra cui il furto di uno slittino, non noleggiamo più l'attrezzatura sportiva ai nostri fratelli ebrei. Questo vale per tutte le attrezzature sportive come slittini, airboard, sci e racchette da neve. Grazie per la vostra comprensione». Alla base della decisione, pare, comportamenti scorretti e irrispettosi delle regole da parte degli stessi ebrei ortodossi. Con tutte le conseguenze del caso in termini di sicurezza. Il foglio, nel frattempo, è stato rimosso. Ma la frittata è bella che fatta, tant'è che la Polizia cantonale ha avviato un'indagine. 

L'incidente di comunicazione, se così vogliamo definirlo, ha scatenato le ire della Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI). «È spaventoso che un simile manifesto venga esposto pubblicamente su una montagna svizzera» ha dichiarato a 20 Minuten il segretario generale Jonathan Kreutner, spiegando che la FSCI starebbe valutando di adire le vie legali. E rigettando, di fatto, la versione fornita da chi quel foglio lo aveva appeso. E cioè, che la decisione di non voler più noleggiare attrezzature sportive agli ebrei non fosse minimamente legata a questioni religiose e, di per sé, non poteva rientrare nella discriminazione. 

«Fatevi la doccia, altrimenti...»

Il Canton Grigioni, dicevamo, ha una lunga storia di tensioni e incomprensioni con gli ebrei ortodossi. Nel 2017, un avviso affisso nel condominio Paradies di Arosa suscitò non poca indignazione. Il testo: «Ai nostri ospiti ebrei, per favore fate la doccia prima e dopo aver nuotato nella nostra piscina, altrimenti saremo costretti a bloccare il vostro accesso alla stessa». I media israeliani, all'epoca, ripresero la storia. E paragonarono quelle parole ai terribili ricordi della Seconda guerra mondiale, quando sei milioni di ebrei furono uccisi. 

Nell'agosto del 2019, invece, 2 mila ebrei parteciparono alla festività della Torah a Davos. Durante la cerimonia, una delle strade principali della cittadina di montagna venne bloccata. Provocando, di riflesso, parecchio malcontento fra i residenti. Un deputato dell'UDC, Conrad Stiffler, postò le immagini della processione su Facebook e scrisse: «Questo è quanto. Incredibile». Sotto il post, presto si moltiplicarono commenti carichi d'odio e antisemitismo: «Non siamo in Israele. Siamo in Svizzera». O ancora: «La nostra patria è perduta». La Federazione svizzera delle comunità israelite definì «di basso profilo, offensivi e di cattivo gusto» quei commenti. 

«Non possiamo affittarle casa»

Altro giro, altro episodio. La scorsa estate, una turista ebrea – Channah Feldinger – voleva organizzare una riunione di famiglia nei Grigioni, precisamente a Parpan. Questa, però, la risposta ricevuta via e-mail alla richiesta di un alloggio per gruppi: «Purtroppo le nostre case non soddisfano i requisiti necessari per i gruppi ebraici ortodossi. A causa di esperienze passate, danni e reclami, non possiamo farle un'offerta di affitto». La famiglia Feldinger rimase scioccata da quelle parole, ritenendole ingiuste e cariche di razzismo. Questa, invece, la giustificazione fornita dall'azienda: «Spesso, i danni (causati da ebrei ortodossi, ndr) sono così estesi che non possiamo ripararli per il gruppo successivo. Quindi, non possiamo garantire la qualità promessa a chi arriva dopo».

Quale soluzione?

Nel 2019, la FCSI avviò un progetto denominato Likrat Public nella speranza di porre fine alle tensioni fra albergatori e vacanzieri ebrei ortodossi. Ma il rapporto, a oggi, non è mai stato ricucito. Anzi, l'estate scorsa Davos Tourism ha posto fine a questa collaborazione.