«Fermati miliardi di litri d'acqua»

Le conseguenze dell’alluvione che lo scorso fine settimana ha flagellato la Vallemaggia, la Lavizzara e la Valle Bavona sarebbero potute essere ancor più gravi, se a contenere gran parte della massa d’acqua caduta dal cielo non avessero contribuito i bacini idroelettrici. Ossia quelli del Sambuco e del Naret in Val Lavizzara e quelli di Robiei e Cavagnoli nella parte alta della Bavona, tutti appartenenti alla rete di OFIMA, le Officine idroelettriche della Maggia. A sottolinearlo è l’ingegnere Andrea Baumer, responsabile della Sezione sbarramenti di OFIMA e OFIBLE, le Officine idroelettriche di Blenio.

«In casi come questi, difficilmente chi non è addetto ai lavori pensa, anche a bocce ferme, a quanto possano essere importanti i bacini in cui viene accumulata l’acqua per la produzione di elettricità. E il passato weekend quelli di Sambuco, Naret, Robiei e Cavagnoli sono stati provvidenziali, perché di acqua ne hanno trattenuta moltissima. Il bacino del Sambuco dalla serata di sabato alla mattina di domenica ha potuto accumulare e quindi trattenere tre milioni di metri cubi d’acqua, ossia tre miliardi di litri. A causa dell’intensità dell’evento meteorologico, in entrata nel bacino è stato registrato un picco di 200 metri cubi al secondo, come può capitare, stando agli studi idrologici, ogni 300 anni», spiega innanzitutto Baumer.


Dopo di che aggiunge: «È quindi facile immaginarsi che il disastro, se non ci fosse stata la diga del Sambuco, sarebbe stato immane, se la massa d’acqua trattenuta dal bacino avesse raggiunto Fusio, Mogno, Peccia e tutte le altre località situate a valle. La loro parte l’hanno fatta anche i bacini di Cavagnoli e Robiei, dove sono stati registrati picchi di 50-100 metri cubi al secondo, per quel che riguarda l’acqua in entrata. Ma anche qui si è potuto accumularla tutta senza andare in sfioro, sfruttando in particolare la possibilità di pompaggio da Robiei verso il Cavagnoli. Bacini grandi e piccoli, in generale, contribuiscono dunque a trattenere importanti masse d’acqua e di detriti, quando accadono eventi meteorologici violenti come quelli che hanno colpito ora il Ticino e una settimana prima la Mesolcina. Come era già stato, per esempio, con il bacino idroelettrico di Malvaglia nel 2006, anno in cui a essere investita da un nubifragio era stata la Valle di Blenio».
Tutta l’acqua che si è riversata nei bacini di Sambuco, Robiei e Cavagnoli è stata trattenuta. Se avesse però piovuto in misura ancora maggiore, cosa sarebbe accaduto? «L’acqua in eccesso avrebbe proseguito il suo cammino attraverso gli sfioratori, ma si cerca sempre di anticipare l’arrivo di una piena lasciando un volume libero sufficiente ad assorbire un grande afflusso. Restando al Sambuco, per esempio, gli sfioratori sono stati progettati e costruiti per evacuare in sicurezza anche le piene estreme con periodi di ritorno, stando alle statistiche, di oltre mille anni . Di conseguenza, c’è un buon margine di sicurezza, anche perché durante l’estate, quando il consumo di elettricità è meno elevato, i bacini di accumulo di norma non vengono riempiti al massimo della loro capacità, un massimo che è preferibile raggiungere in autunno, così da poter garantire un’adeguata produzione di energia elettrica durante i mesi invernali, quando il fabbisogno è maggiore. Quindi, ecco spiegato perché al Sambuco e nei bacini di Robiei e Cavagnoli è stato possibile trattenere tutta l’acqua che vi è arrivata a causa del nubifragio del passato fine settimana».

Ma se un giorno dovesse accadere che un bacino di accumulo, in occasione di un evento meteorologico violento, raggiunga la sua capacità massima e l’acqua defluisse dagli sfioratori, «una parte fondamentale dell’opera di contenimento sarebbe già stata fatta dal bacino stesso, poiché in uscita la massa d’acqua in eccesso non avrebbe lo stesso, elevato picco fatto registrare da quella in entrata, come se ci fosse una sorta di cuscinetto ammortizzante», sottolinea ancora Andrea Baumer..
MeteoSvizzera, per lo scorso fine settimana, aveva lanciato un’allerta di grado 4 con largo anticipo sullo scatenarsi degli eventi... «E difatti – prosegue Baumer – abbiamo alzato il livello di attenzione. Anche se poi, come sempre accade quando si scatena un nubifragio, non è che possiamo fare molto, oltre a monitorare ancor più attentamente la situazione degli impianti e della rete idroelettrica interessata dall’evento meteorologico, così da poter intervenire il più presto possibile nel caso in cui si manifestassero danni importanti. Infatti, è anche fondamentale ripristinare al più presto le captazioni, togliendo acqua dai fiumi e aiutando così a gestire situazioni critiche a valle, dove le squadre di pronto intervento devono garantire la sicurezza di persone e infrastrutture o altri beni materiali».
E a proposito dei danni subìti in seguito all’ultimo nubifragio dagli impianti di OFIMA, l’ingegner Baumer annota che «tutto sommato – e fortunatamente per noi – si è trattato di normale amministrazione, di danni che sono stati o saranno in gran parte riparati in relativamente breve tempo, pur se è vero che l’area coinvolta da questo evento meteorologico è più estesa rispetto alla norma, quando i temporali sono più localizzati e le aree interessate sono piccole. Ciò che richiederà più tempo sarà il ripristino delle infrastrutture viarie, necessarie anche per raggiungere gli impianti. Ma in questo caso ci coordiniamo con le autorità comunali e gli uffici cantonali».