Confine

Frontalieri, «la tassa sulla salute è ancora in alto mare»

Il secondo incontro tra la Regione Lombardia e i sindacati italiani si è concluso con un nulla di fatto: il decreto attuativo per chiamare alla cassa i vecchi frontalieri non è ancora stato definito - Il provvedimento fa discutere anche in Svizzera, dove parte della politica lo considera una violazione degli accordi fiscali
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Ticino&Svizzera
13.10.2025 18:32

Ancora una fumata nera per l’applicazione della cosiddetta tassa sulla salute, voluta dal Parlamento italiano per chiamare alla cassa i vecchi frontalieri. Questa mattina, infatti, si è concluso con un nulla di fatto il secondo incontro tra Massimo Sertori, assessore agli Enti locali, Montagna e Rapporti con la Confederazione, e i sindacati italiani di CGIL, CISL e UIL. «La vertenza sulla tassa sulla salute resta infatti in un vicolo cieco, senza passi avanti concreti verso una soluzione condivisa», hanno commentato i sindacati al termine del vertice.

Durante il confronto, Regione Lombardia ha confermato l’intenzione di procedere con l’applicazione della tassa non appena sarà approvato il decreto attuativo, che sarebbe «in fase di definizione da parte del Ministero della Salute e di quello dell’Economia». Il punto fermo rimane l’importo del prelievo sui redditi dei frontalieri, fissato al 3%. Il gettito che ne dovrebbe derivare sarà destinato per il 70% ai lavoratori delle professioni sanitarie e per il restante 30% al territorio, «in particolare per interventi di welfare e politiche legate al lavoro frontaliero, in modalità ancora da definire».

Dal canto loro, i sindacati hanno nuovamente espresso insoddisfazione «per i contenuti e l’impostazione della comunicazione regionale», sottolineando la necessità di un approfondimento giuridico per verificarne la legittimità e ribadendo la contrarietà all’applicazione della tassa, ritenuta in contrasto con diversi principi costituzionali. A questo punto, visto che il con la Regione «non risolve i nodi principali della vertenza», le organizzazioni sindacali torneranno a discutere del tema nelle varie assemblee dei frontalieri convocate sul territorio a partire dal 3 novembre.

Le discussioni a Berna

L’applicazione della tassa sulla salute sta però facendo discutere parecchio anche al di qua del confine. Il consigliere agli Stati Fabio Regazzi (Centro), lo scorso dicembre, avevo chiesto spiegazioni al Consiglio federale sulla legittimità del provvedimento italiano. Per Regazzi, infatti, «la tassa sanitaria, non essendo causale, è assimilabile a un’imposta, risultando quindi in contrasto con l’articolo 9 dell’accordo fiscale sui frontalieri».

A tornare alla carica, qualche settimana fa, anche il consigliere nazionale Giorgio Fonio (Centro) che chiedeva a Berna se intendesse «intervenire subito presso le autorità italiane, così da evitare l’adozione della misura». Da parte sua, però, il Consiglio federale ha fatto sapere che «a tutt’oggi mancano ancora numerosi dettagli in merito alla sua applicazione» e che il provvedimento potrebbe essere legale, a patto di essere impostato come «tassa causale».