L'editoriale

Gaza, tutto intorno solo morte e distruzione

L'impressione è che nella Striscia di Gaza sopravviva solo l'orrore
Paolo Galli
18.07.2025 06:00

Appena pochi giorni prima di essere ferito dai colpi dell’esercito israeliano, padre Gabriel Romanelli, intervistato da Vatican News, raccontava la realtà della sua Gaza. «Tutto intorno a noi ci sono solo morte e distruzione. Giorno e notte siamo accompagnati dal rumore delle bombe che cadono anche a poche centinaia di metri dalla parrocchia». E aggiungeva: «È assurdo, ma ormai dopo tanti mesi questi orrendi rumori delle esplosioni sono entrati nell’ordinarietà della vita quotidiana».

La vita quotidiana, a Gaza, sono le bombe, è l’orrore. L’orrore ha inghiottito la Striscia, la sta stritolando, in una spirale che ci sembra ormai ineluttabile. Solo la compassione, a questo punto, potrebbe fare la differenza e rendere possibile la distinzione tra un Paese e un popolo che inseguono la loro sacrosanta salvezza - dopo il trauma del 7 ottobre 2023, ma non solo - e la distruzione inasprita di vendetta. Ieri lo hanno ricordato in molti: padre Romanelli era il parroco chiamato ad aggiornare, ogni giorno, papa Francesco sullo stato delle cose a Gaza. Lo ha fatto fino all’ultimo, fino alla fine. Ancora oggi, non intende lasciare la Striscia e le persone che ha protetto in questi mesi e che tuttora protegge. «Qui siamo rimasti soli, con la preghiera», ha ricordato. Un’arma davanti alla quale - incidenti o meno - l’esercito israeliano non si ferma più.

UNICEF ieri ha denunciato la morte di oltre 17.000 bambini negli ultimi 21 mesi di guerra a Gaza. E le condizioni di vita di chi rimane, di chi sopravvive, sono tragiche, segnate dalla fame e dall’abbandono. E in prospettiva dalla rabbia. Chi sopravvivrà a questa guerra, crescerà verosimilmente schierato dalla parte dell’orrore. Perché una guerra come questa non può produrre altro. Tutti noi speriamo in una soluzione pacifica. Ma oggi la speranza sembra quasi una giustificazione, di fronte alla drammatica decadenza delle istituzioni internazionali, per dare voce a una diplomazia afona. Neppure il più ingenuo degli ottimisti oggi può vedere un futuro di pace dopo un passato simile, in una quotidianità di orrore. Solo quello, è rimasto.