Il commento

Giù gli smartphone dai vostri figli!

Una foto che pensiamo divertente e soprattutto innocente, una volta consegnata al web può trasformarsi in qualcosa di orribile
Prisca Dindo
12.11.2023 08:00

«Alza il telefonino… più su ancora su su. Ferma! Hai scattato? Fammi vedere la foto…. Ma no Federica, hai sbagliato! Non si vede l’arcobaleno alle mie spalle e la gonna sventola troppo! Muoviti, fammene un’altra prima che sparisca tutto! E tu Enrico apri di più le braccia, preparati meglio per il prossimo scatto, dài». Protagonista della scenetta apparsa davanti ai miei occhi nel bel mezzo del deserto giordano non era la troupe fotografica di un giornale di moda, ma una normale famigliola italiana: madre padre e figlia. Sotto l’imponente arco roccioso del Wadi Rum - uno dei luoghi più iconici del deserto – si stagliava la figura di colei che scandiva le parole che attirarono la mia attenzione. La mamma. Una donna elegante la quale, nel suo doppio ruolo di regista e modella, coordinava il set fotografico improvvisato con serietà professionale, mitragliando con ordini precisi il resto della famigliola. Lo scatto doveva essere a due: perciò, mentre la donna scuoteva la gonna rossa fissando con aria ispirata un punto immaginario del deserto, il marito si metteva in posa sopra l’arco della roccia. Sul suo volto un sorriso beota e le braccia allargate sul Wadi Rum come il Cristo Redentore su Rio De Janeiro. Davanti ai due adulti spianata nella sabbia con il telefonino in mano, la figlia. Una bambina forse di dieci anni il cui sguardo concentrato denunciava la serietà del compito affibbiatole dai genitori. Chissà, se avesse azzeccato la messa a fuoco sull’arcobaleno che coronava la roccia, magari avrebbe trasformato mamma e papà in novelli Ferragnez, la coppia formata dal cantante Fedez e dalla imprenditrice digitale più famosa del mondo Chiara Ferragni. Il tono minaccioso di mamma non le lasciava comunque margine di errore.

Quella incrociata in Giordania, non è l’unica bambina destinata a realizzare i sogni di gloria social dei genitori. Molti colleghi mi raccontano di mamme al mare che strappano paletta e secchiello dalle mani dei loro figli per farsi immortalare in bikini, dopo le ore invernali sudate in palestra per preparare la «prova costume» dell’estate a divenire. Un «mi piace» è sempre un «mi piace», poco importa se i fotografi-bambini metterebbero volentieri la testa sotto la sabbia dalla vergogna.Ma i veri danni i genitori rischiano di farli quando mettono la prole davanti ai loro  smartphone. Si calcola che ogni tredicenne abbia una media di milletrecento foto e video di se stesso in circolazione sui social media. Immagini non condivise da lui, bensì dai genitori, che postano foto dei loro pargoli in buona fede, per divertimento. Del resto, come mostrato in un documentario realizzato in questi mesi da FranceTv in Europa Stati Uniti Canada e Dubai, i video che mostrano bambini ricevono tre volte più visualizzazioni rispetto agli altri. La certezza quasi matematica di ricevere più like e commenti è spesso la spinta per continuare a puntare su selfie e ritratti che coinvolgono i nostri figli. Tuttavia, una foto che pensiamo divertente e soprattutto innocente, una volta consegnata al web può trasformarsi in qualcosa di orribile. Le immagini a noi tanto care del nostro bebè che mangia la banana oppure della nostra figlia che fa il bagnetto sorridente potrebbero essere mescolate in una sequenza pedopornografica da dare in pasto agli orchi grazie a photoshop e all’intelligenza artificiale. «Se pensate che condividere la vita di vostro figlio sui social sia un atto innocente, vi sbagliate» ha spiegato la giornalista francese che ha firmato il documentario. Forse, invece di lanciare continui moniti ai nostri figli sulla pericolosità di Internet, dovremmo cominciare noi  adulti a seguire i consigli che prodighiamo, facendoci un bell’esame di coscienza.

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