Gli autovelox nascosti per fare cassetta? Ora in Italia saranno segnalati, come i radar in Ticino

L'Italia come il Ticino? Sì, quantomeno a livello di controlli della velocità. Giovedì, infatti, la Camera ha approvato tramite un voto di fiducia il cosiddetto decreto Infrastrutture. Decreto che, spiegano i media della Penisola, comprende un emendamento presentato dalla Lega che censisce gli autovelox. O i radar, volendo ricorrere a un ticinesismo. Detto in altri termini, i Comuni e la Polizia stradale trasmetteranno i dati dei dispositivi installati al Ministero dei Trasporti. Ministero che, poi, pubblicherà l'elenco degli autovelox sul suo sito.
L'obiettivo, leggiamo, è garantire maggiore trasparenza: molti Comuni, per intenderci, negli scorsi anni sono stati accusati di nascondere appositamente gli autovelox per fare cassetta, sempre volendo ricorrere a un ticinesismo. Al momento, scrive fra gli altri il Post, non si sa quanti autovelox siano stati installati sulle strade o vengano usati dalla Polizia. Le stime, relative al 2021, parlano di 14.297 sistemi di rilevamento della velocità – fissi, mobili, tutor, telecamere – attivi. Il 76% di questi sistemi era posizionato al nord, prevalentemente in Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna.
Sin qui, Comuni e Province in Italia hanno gestito gli autovelox in autonomia. O quasi. Chiedendo, certo, l'autorizzazione al Ministero ma, di fatto, senza grandi limitazioni. Gli autovelox, complici i progressi tecnologici, sono diventati sempre più presenti nelle strade italiane. I più noti sono quelli fissi, ma esistono – e i ticinesi lo sanno bene – anche quelli mobili. Usati dalla Polizia per controlli limitati nel tempo in una determinata zona. L'accusa, dicevamo, è quella di utilizzare questi strumenti non a fini preventivi ma per incassare soldi. Il Governo, ora, intende rendere più trasparente la gestione degli autovelox. Per ogni dispositivo, scrive sempre il Post, dovranno essere indicati tipo, marca, modello e la conferma dell’approvazione o dell’omologazione alla legge. Solo gli strumenti censiti in maniera corretta dal Ministero potranno essere usati. La questione, come aveva riportato il Corriere del Ticino, è centrale: la Cassazione, con alcune sentenze, ha stabilito che le multe fatte tramite autovelox sono valide se e soltanto se gli impianti sono omologati, oltreché autorizzati dal Ministero.
Domanda: ma a chi spetta l'omologazione? In teoria, al Ministero per lo Sviluppo economico. L'approvazione, invece, è di competenza del Ministero dei Trasporti. Di fatto, non esiste una legge che indichi, con chiarezza, a chi spetti la procedura di omologazione. Nell'ultimo anno e mezzo, i funzionari del Ministero dei Trasporti hanno provato a fare di necessità virtù, ma non è stato mai approvato né discusso alcun provvedimento in questo senso. Alla base, secondo i deputati leghisti che hanno proposto l'emendamento, il problema è che mancava sin qui un censimento dei dispositivi. «Il Ministero in assenza di numeri ufficiali ha dovuto ritirare e rimandare il famoso decreto sull’omologazione degli autovelox, col risultato che le multe stradali elevate dagli apparecchi approvati ma non omologati vengono sistematicamente annullate da prefetti e giudici di pace» si legge in una nota.
L'Associazione nazionale dei Comuni italiani, l'ANCI, stima che il 59,4% dei dispositivi fissi sia stato approvato prima del 2017: sentenze alla mano, sarebbe irregolare. I dispositivi mobili non a norma sarebbero invece il 67,2% del totale. Il decreto Infrastrutture, nei prossimi giorni, passerà dal senato: non dovrebbero esserci sorprese. La pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale è prevista entro il 20 luglio.