L'inchiesta

Gli USA pronti ad attaccare il Venezuela: e riaprono la base di Puerto Rico

Dopo due mesi di lavoro investigativo, l’agenzia britannica Reuters ha pubblicato un lunghissimo reportage documentando il massiccio dispiegamento di forze navali e aeree di fronte a Caracas – Dopo 20 anni la Marina è di nuovo sulle piste di «Roosevelt Roads»
La portaerei «Gerald Ford», la nave da guerra più grande della Marina americana, si sta dirigendo verso le coste del Venezuela. ©Reuters
Dario Campione
02.11.2025 18:03

Gli Stati Uniti hanno riaperto, dopo oltre venti anni, la base navale «Roosevelt Roads» di Puerto Rico. E stanno ammassando nell’arcipelago caraibico mezzi e uomini in vista di un probabile attacco al Venezuela di Nicolás Maduro.

Immagini inequivocabili di quanto accade nel Mar delle Antille sono state pubblicate oggi dalla Reuters in un reportage firmato da un’intera squadra di giornalisti investigativi. Ben 10 cronisti, i quali hanno documentato, a partire da metà settembre, i lavori di ristrutturazione e di riattivazione della base della U.S. Navy utilizzando immagini satellitari e dati di tracciamento delle navi e dei voli e monitorando i movimenti delle navi militari statunitensi sul campo, con foto e video open-source.

«Fino a quando la Marina non si è ritirata dalla struttura nel 2004, «Roosevelt Roads» era una delle più grandi stazioni navali statunitensi nel mondo - scrivono i cronisti della Reuters - La base occupa una posizione strategica e offre una grande quantità di spazio per la raccolta di attrezzature. Oltre all’aggiornamento delle capacità di atterraggio e decollo a «Roosevelt Roads», gli Stati Uniti stanno costruendo anche strutture negli aeroporti civili di Puerto Rico e St Croix, nelle Isole Vergini americane» (giova ricordare, forse, che Puerto Rico e Isole Vergini sono due «territori organizzati e non incorporati» degli Stati Uniti, ovvero regioni autonome sul piano amministrativo ma sottoposte alla sovranità federale del Governo di Washington sulla base del cosiddetto «Organic Act»).

Funzionari militari statunitensi ed esperti marittimi hanno rivelato all’agenzia britannica che «la nuova costruzione a Puerto Rico e nelle Isole Vergini indica preparativi che potrebbero dare la possibilità all’esercito USA di svolgere operazioni all’interno del Venezuela». Secondo Christopher Hernandez-Roy, senior fellow del Center for Strategic and International Studies (CSIS) di Washington DC, si tratta di iniziative «progettate per spaventare Maduro e i generali che lo circondano, con la speranza che creino crepe» all’interno del regime di Caracas.

Le immagini satellitari

Nell’ex base «Roosevelt Roads», gli americani stanno rifacendo le piste di rullaggio con miglioramenti che, secondo gli analisti, consentirebbero il decollo e l’atterraggio di aerei da combattimento e di aerei cargo. Oltre ai lavori di ristrutturazione delle piste di rullaggio, la Reuters ha documentato, con immagini satellitari scattate soltanto 5 giorni fa, il 29 ottobre, l’installazione di dispositivi di supporto al traffico aereo portatili e di altre apparecchiature di sicurezza mobili vicino a un hangar abbandonato. In particolare, una torre mobile di controllo del traffico aereo, tipicamente utilizzata per coordinare un numero maggiore di aerei che si muovono dentro e fuori da una regione.

Altre immagini satellitari testimoniano lavori significativi all’aeroporto Rafael Hernandez, il secondo scalo civile più trafficato di Puerto Rico: nello specifico, la costruzione di un deposito di munizioni, anche se gli esperti sentiti dalla Reuters hanno detto che non è stato immediatamente chiaro quali armi potrebbero essere immagazzinate in quel sito.

«Questo è molto importante - ha detto all’agenzia britannica Mark Cancian, colonnello in pensione dei Marines e consulente senior del CSISC - Potrebbero essere sfruttati a breve termine per un’operazione contro il Venezuela, ma essere anche una struttura da utilizzare nell’àmbito di una pianificazione a lungo termine delle operazioni contro i cartelli della droga».

Anche a St. Croix le immagini satellitari scattate nei mesi di settembre e ottobre mostrano lavori in corso vicino al piazzale dell’aeroporto «Henry E. Rohlsen», dove gli aerei sono parcheggiati e sottoposti a manutenzione. Il miglioramento dei piazzali potrebbe consentire a più aerei militari statunitensi di parcheggiare e fare rifornimento, hanno spiegato fonti del Pentagono alla Reuters.

«Tutti i pezzi sono a posto»

Che gli Stati Uniti facciano sul serio è chiaro da tempo. Oltre alla riapertura della base di Puerto Rico e all’ampliamento degli aeroporti nei territori antillani, Washington ha dispiegato nei Caraibi, sin dal mese di agosto, almeno 13 navi da guerra, cinque navi di supporto e un sottomarino nucleare, e ha deciso di inviare di fronte alle coste del Venezuela anche la portaerei «Gerald Ford», la più grande della Marina americana.

Un’ex nave commerciale, la «MV Ocean Trader», è stata osservata attraccare a Puerto Rico e St. Croix e al largo delle coste del Venezuela. Sebbene siano disponibili poche informazioni, scrive la Reuters, «gli esperti ritengono che la «MV Ocean Trader» sia associata alle forze speciali statunitensi».

Brent Sadler, esperto di sicurezza marittima della Heritage Foundation (un centro studi di ispirazione conservatrice fondato a Washington nel 1973), ha detto all’agenzia britannica che la nave è in grado di schierare elicotteri di cui si servono le forze speciali, e potrebbe anche essere utilizzata per le truppe da sbarco. La «MV Ocean Trader» era stata ripresa dal satellite, alla fine di settembre, a 53 miglia da Saint Kitts, nelle Piccole Antille. L’inchiesta della Reuters non è stata in grado di determinare con precisione quando la nave sia stata schierata nella regione; sicuramente, alla fine di ottobre ha attraccato a Ponce, la terza città più grande di Porto Rico situata sulla costa meridionale dell’isola.

Altre foto pubblicate dalla Reuters mostrano l’arrivo nei Caraibi di tre cacciatorpediniere lanciamissili - la U.S.S. Jason Dunham, la U.S.S. Gravely e la U.S.S. Stockdale. Tra le navi di supporto sono state individuate due petroliere per il rifornimento di carburante - la U.S.N.S. Kanawha e la U.S.N.S. Joshua Humphreys - una nave ospedale - la U.S.N.S. Comfort - e una nave per il collaudo del sistema di navigazione sottomarina - la U.S.N.S. Waters.

«Mentre la fine del massiccio accumulo di forze non è ancora chiara, i pezzi sono a posto per le operazioni all’interno del Venezuela, qualcosa che Trump ha suggerito giovedì scorso», concludono i cronisti della Reuters ricordando proprio le parole del presidente: «La terra sarà la prossima».