HC Lugano, tra ferite e un'alba di promesse

È l’alba di un nuovo giorno. Deve essere l’alba di un nuovo giorno, per il Lugano, foriera di nuovi impulsi e soddisfazioni. Solitamente non serve a nulla riaprire ferite appena rimarginate, ma a pochi giorni dall’inizio ufficiale della nuova stagione il club bianconero ha il dovere di rammentarsi - e dovrà farlo per tutta la durata del campionato - di essere reduce dalla peggior annata agonistica della sua gloriosa storia. Certo, con un pizzico di sana ironia vien da dire che sarà praticamente impossibile fare peggio. Ma il riscatto che il Lugano va cercando passa obbligatoriamente dall’eliminazione degli errori e degli orrori commessi nella scorsa stagione. E non ci riferiamo solo ai risultati, figli di decisioni - e di non decisioni... - prese con sufficienza, leggerezza e senza una visione a medio-lungo termine. Naturalmente nello sport i risultati sono lo spartiacque tra successo e fallimento, ma da oggi in poi il Lugano deve guardare oltre. Deve imparare a costruire qualcosa che possa durare nel tempo. Nonostante un campagna abbonamenti più soddisfacente rispetto alle aspettative, il club bianconero dovrà innanzitutto riguadagnarsi la fiducia del proprio pubblico. Una tifoseria che - il tempo guarisce tutti i mali - appare in buona parte propensa a lasciarsi alle spalle le delusioni ingoiate in una stagione da galleria degli orrori. Si volta pagina, ed è giusto così. Ma difficilmente il pubblico bianconero potrà di nuovo tollerare gli scempi ai quali è stato costretto ad assistere.
Il general manager Janick Steinmann ha individuato nella qualificazione ai playoff l’obiettivo stagionale, da raggiungere con umiltà e con il sudore della fronte. Ma il primo traguardo sarà soprattutto quello di riconquistare una certa credibilità. Verso l’esterno, ma soprattutto all’interno della propria organizzazione. Con ruoli e mansioni chiari e ben definiti. Una credibilità che dovrà permettere la costruzione di una nuova identità, che rompa finalmente con i fasti del passato e che regali al Lugano un ruolo chiaro nel panorama hockeistico nazionale. Lo si lasci ad altri, l’obiettivo di rivincere a breve il titolo nazionale.
Il club bianconero intende insomma creare una nuova cultura – termine usato e abusato – come ha più volte ripetuto il general manager Janick Steinmann. Che piaccia o meno è lui il nuovo uomo forte della Cornèr Arena. A lui la dirigenza - che ha forse finalmente capito di dover compiere un passo indietro negli aspetti puramente sportivi dell’azienda bianconera – ha consegnato le chiavi dell’auspicato rilancio. Solo il ghiaccio dirà se la strada intrapresa è quella giusta, ma Steinmann ha fin qui avuto il merito di portare avanti le sue idee. Idee sulla carta molto chiare.
In pochi mesi ha radicalmente modificato il volto del Lugano ed è in fondo quello che gli si chiedeva dopo lo scorso anno. L’impressione è che non abbia costruito una squadra di super stelle, ma un gruppo che dovrà fare della compattezza e della resilienza i suoi punti di forza. Una formazione che potrà inoltre contare su un nuovo staff tecnico, di comprovata esperienza. Le incognite non mancano – la tenuta dei portieri, la conferma di Calle Dahlström – ma questo sembra un Lugano più profondo e più solido rispetto al recente passato. Un Lugano che, curate le ferite, dovrà essere pronto a sfruttare le opportunità che sempre regala l’alba di un nuovo giorno.