Estero

I 10 mila figli ucraini della guerra strappati per sempre dalla loro storia

Adesso anche le Nazioni Unite, grazie alle conclusioni di una commissione indipendente, hanno certificato le deportazioni di massa compiute dall’invasore russo - Dal 24 febbraio i minori morti a causa delle ostilità sono stati 480, i feriti invece 826
Dario Campione
04.11.2022 09:30

L’espressione che li identifica ha il sapore freddo della burocrazia: sono «Figli dello Stato». Bambini soli, che hanno perso i genitori o sono stati abbandonati. Orfani. Diventati, in poche settimane, l’anello più debole di quella catena dell’orrore che è la guerra d’occupazione russa.

La loro storia riempie da mesi le pagine più nere della folle avventura di Vladimir Putin. E una limpida eco della tragedia che li ha travolti (e continua a travolgerli) è giunta anche in Ticino. Mercoledì sera, ad Astano, si è parlato infatti di come accogliere nel nostro Cantone una trentina di loro in fuga dai territori tuttora nelle mani delle armate moscovite. Inevitabilmente, la storia di questi piccoli profughi commuove. Ma quanti, davvero, sanno che cosa è successo o sta succedendo a Mariupol, nel Donbass, a Luhansk? Quanti hanno consapevolezza della realtà tragica in cui sono d’improvviso precipitati decine di migliaia di bambini?

La commissione ONU

Ancora la settimana scorsa, nel rapporto di una commissione d’inchiesta internazionale indipendente sull’Ucraina istituita dall’ONU, sono state descritte in dettaglio le violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale in quattro regioni occupate dalle forze armate del Cremlino, e in particolare nelle zone di Kiev, Chernihiv, Kharkiv e Sumy. La commissione ha ribadito quanto emerso già da tempo da inchieste giornalistiche e da altri rapporti e analisi di ONG operanti sul campo: nei giorni successivi all’invasione, le forze russe hanno messo in atto una gigantesca «politica di filtraggio» finalizzata alla deportazione di massa. Hanno cioè confinato illegalmente migliaia di civili ucraini in strutture «sovraffollate e di fortuna», svolto «sessioni di interrogatorio che implicavano metodi di tortura» e trasferito in seguito «molte di queste persone con la forza» in Bielorussia o in Russia.

«Riteniamo che il Cremlino abbia utilizzato le operazioni di filtraggio come cruciali per i suoi sforzi di annessione delle aree dell’Ucraina sotto il suo controllo», ha detto alla CNBC il viceportavoce del Dipartimento di Stato americano Vedant Patel commentando il rapporto della commissione ONU. Aggiungendo subito dopo: «L’ufficio del presidente Vladimir Putin sta gestendo direttamente il programma di filtraggio e il trasferimento forzato di migliaia di ucraini in Russia».

È stata Ilze Brands Kehris, assistente segretaria generale delle Nazioni Unite per i diritti umani, a sottolineare la credibilità delle «accuse secondo cui le forze russe hanno inviato bambini ucraini in Russia per l’adozione come parte di un programma di trasferimento forzato e deportazione su larga scala».

Affermazione subito ripresa dall’ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU, Linda Thomas-Greenfield, secondo la quale «le stime indicano che migliaia di bambini ucraini sono stati sottoposti a filtraggio, alcuni separati dalle loro famiglie e portati via dagli orfanotrofi prima di essere dati in adozione in Russia. Stando alle nostre informazioni - ha spiegato Thomas-Greenfield - soltanto nel mese di luglio oltre 1.800 bambini sono stati trasferiti in Russia dalle aree ucraine controllate dall’esercito di Mosca».

Dati spaventosi

Le dimensioni di questa tragedia sono enormi. Anche se sui numeri la politica ha combattuto - come spesso accade - una guerra di secondo livello, dal sapore fortemente propagandistico. Il 20 giugno scorso Iryna Vereshchuk, vice prima ministra ucraina, aveva affermato che 1,2 milioni di ucraini erano stati portati con la forza in Russia, «inclusi 240 mila bambini». Poche settimane dopo, alla fine di luglio, un lancio della TASS, l’agenzia di stampa russa, riferiva che «oltre 2,8 milioni di ucraini erano entrati volontariamente nella Federazione Russa dall’Ucraina, inclusi 448 mila bambini». Almeno metà di questi profughi, spiegavano i giornalisti della TASS, «possedeva passaporti della Repubblica popolare di Donetsk o della Repubblica popolare di Luhansk», regioni allora controllate dai gruppi armati affiliati al Cremlino e successivamente annessi alla Russia dopo il referendum farsa celebrato alla fine di settembre.

In realtà, da qualche settimana il Governo ucraino documenta tutti i dati disponibili sui bambini scomparsi o rifugiati attraverso un sito web, Children of War, figli della guerra (childrenofwar.org.ua). Stando alle informazioni ufficiali, sarebbero quindi 10.570 i bambini trasferiti o deportati illegalmente dai russi, 7.222 i piccoli che hanno invece trovato rifugio all’estero. Dal 24 febbraio, inoltre, secondo le autorità di Kiev, i bimbi uccisi a causa della guerra sono stati 480. Quasi il doppio i feriti, 826, mentre 249 sono gli scomparsi, molti dei quali segnalati con nome e foto in un apposito motore di ricerca.

Si poteva fare di più

Un rapporto pubblicato il 15 ottobre scorso dall’Institute for War & Peace Reporting (IWPR), rete internazionale di organizzazioni senza scopo di lucro attiva nella difesa dei diritti umani, spiega come al momento dell’invasione russa «oltre 100 mila bambini» vivessero, «in Ucraina, nel sistema di assistenza: il numero più alto in Europa, secondo l’UNICEF». Bambini resi «particolarmente vulnerabili» dalla guerra.

Intervistata dagli analisti dell’IWPR, la commissaria presidenziale per i diritti dei bambini ucraini Daria Herasymchuk ha spiegato come «piani di emergenza fossero stati preparati per prendersi cura dei bambini in caso di invasione. Raccomandazioni erano state date anche alle case dei bambini di tipo familiare e alle famiglie affidatarie. Tuttavia, la Russia occupò parte del nostro territorio in poche ore senza darci la possibilità di iniziare l’evacuazione degli orfanotrofi in alcune regioni a causa dei continui bombardamenti». Così, tra la fine di febbraio e la fine di luglio «è stato possibile ricollocare soltanto 6.582 su 105.459 bambini provenienti da istituzioni statali».

Qualcosa, purtroppo, non ha funzionato come avrebbe dovuto (e, forse, potuto). Sempre stando al rapporto di ottobre dell’IWPR, il direttore nazionale dell’organizzazione non governativa SOS Children’s Villages Ukraine, Serhii Lukashov, aveva fatto pressioni per mesi sull’Esecutivo affinché fosse predisposto un piano per il trasferimento su larga scala dei bambini. «A partire dal novembre 2021 abbiamo più volte chiesto informazioni sui preparativi per l’evacuazione - ha detto Lukashov - Abbiamo insistito affinché i bambini dell’Est dell’Ucraina fossero trasferiti subito, ma non è successo».

Una volta scoppiata la guerra, tutto è diventato più difficile. Anche perché, concludono i ricercatori dell’IWPR, «Quasi tutti gli accordi sui corridoi umanitari per gli orfanotrofi proposti da Kiev sono stati respinti dai russi o semplicemente ignorati».

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