I giocattoli non devono morire

In Ticino due programmi occupazionali li «resuscitano» e ridistribuiscono
Red. Online
15.11.2013 05:01

«Un giocattolo non muore mai». Storie. Diciamo, piuttosto, che non dovrebbe. Se vostro figlio non ci gioca più – magari perché ha già adocchiato qualche gingillo all?ultimo grido in vista del Natale – si può sempre passarlo a qualcuno che l?apprezza. E, se ha smesso di funzionare, non è un?eresia cercare di aggiustarlo. Come fanno, da noi, l?Ospedale del giocattolo o GiocaSolida. Ma di cosa stiamo parlando? Potremmo chiamarla una «Toy Story» in salsa ticinese. «Toy Story», per i pochi che non lo sapessero, è la saga di film d?animazione della Disney che racconta le avventure di un?allegra brigata di giocattoli che rischiano di finire per sempre in soffitta perché il loro proprietario, Andy, cresce e non ha più bisogno di loro. I vecchi giocattoli, però, dopo svariate peripezie, non solo non muoiono, ma continuano a vivere fra le mani di Bonnie, una bimba più piccola (finale di «Toy Story 3»). Ebbene, in Ticino esiste chi è in grado di dare una seconda vita ai giocattoli. Persino a quelli rotti. E di ridistribuirli a chi li richiede, gratuitamente. Una piccola rivincita morale di fronte all?oceanico spreco di oggetti da intrattenimento per bambini che avviene nelle nostre case. Perché i numeri sono imbarazzanti. «Noi raccogliamo tra i 40 e i 45 mila chilogrammi di giocattoli e vestiti destinati principalmente ai bambini, ma anche abiti per adulti», osservano i responsabili dell?Ospedale del giocattolo, un programma occupazionale che fa capo all?OCST all?insegna dello slogan: «Un vecchio giocattolo per un nuovo sorriso». I donatori, si spiega nel loro sito Internet www.ospedaledelgiocattolo.ch, sono per il 65% privati cittadini, per il 14% ecocentri che hanno creato appositi contenitori di giocattoli, per il 7% scuole e per il 6% associazioni. L?Ospedale del giocattolo, che si trova fisicamente in via Vignola 5 a Lugano, pesca nella montagna di peluche, bambole, giochini elettronici e affini e li affida all?ingegno di una quarantina di persone temporaneamente disoccupate, che – a seconda delle esigenze degli oggetti – li puliscono, esaminano, risistemano, limano, piallano, verniciano, riavvitano, ecc. Insomma, li aggiustano e tirano a lucido fino a renderli come nuovi. Pronti per gli occhi, i desideri e le mani di altri bambini. A beneficiarne, ci spiegano, sono «sia persone in difficoltà, come i rifugiati, i disoccupati, persone in invalidità o quelle con un basso reddito, sia scuole, asili, doposcuola organizzati da genitori che non hanno grandi mezzi a disposizione. Vengono qui e prendono gratuitamente quello che serve». Ma il materiale riciclato è talmente abbondante che in buona parte viene esportato all?estero. «Abbiamo appena inviato in Togo un container di 76 metri cubi pieno di prodotti», esemplificano i responsabili dell?iniziativa. «Di spedizioni di questa consistenza ne facciamo un paio all?anno». Nel 2012, leggiamo nel sito, in Ticino ne sono stati redistribuiti 9.484 chili. Poco meno della metà della quota destinata all?Europa dell?Est (20.980 kg) e un terzo di più rispetto a ciò che è stato inviato in Africa (6.802 kg).

Nelle pagine di approfondimento di oggi anche l'intervista a Federico Parli – 31.enne di Morbio Inferiore, di formazione architetto – che insieme a Flavio Faustini – 30 anni, bresciano DOC, ingegnere civile e inventore – ha creato un?applicazione per smartphone e tablet che si chiama «GiftMeApp», attraverso la quale fare e ricevere regali. L?idea è semplice: apri l?app, scatti una foto all?oggetto che non ti serve o non desideri più infine la posti, rendendola visibile agli altri utenti che – se interessati – ti contattano per venire a ritirare il regalo. «Gli scopi dell?applicazione – ci spiega Federico – sono di ridurre la montagna di rifiuti che produciamo, donando una seconda vita agli oggetti che non vogliamo più, e di rendere felici gli altri. Inoltre – ed è questa la sua grande forza – ?GiftMeApp? favorisce il passaggio tra mondo virtuale e mondo reale, creando occasioni di incontro: gli utenti si trovano, si parlano e poi, perché no, iniziano a frequentarsi... La vita è sempre piena di sorprese»...

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